lunedì 18 marzo 2013

15 Aprile - 7 maggio 2013 IV Corso di Speleologia di Primo Livello

L’Associazione Naturalistica Speleologica “Le Taddarite”, organizza il IV Corso di Speleologia di primo livello dal 15 aprile al 7 maggio 2013. Il corso sarà organizzato dalla Scuole di Speleologia di Palermo, sotto l’egida della Commissione Nazionale Scuole di Speleologia della Società Speleologica Italiana (CNSS-SSI) e si articolerà in una serie di lezioni teoriche tenute a livello universitario ed esercitazioni pratiche in palestra di roccia, in forra ed in grotta per fornire ai partecipanti approfondite nozioni tecniche e scientificoculturali per un corretto approccio all’attività speleologica e agli ambienti carsici nei loro differenti aspetti.

Per ulteriori informazioni:

http://taddarite.altervista.org/
http://letaddarite.blogspot.com/
letaddarite@gmail.com

lunedì 11 marzo 2013

10 Marzo 2013 - Un Cocktail esplosivo!!!



Non voglio scrivere la solita relazione che comincia più o meno sempre allo stesso modo e continua poi sulla stessa linea e non voglio farlo perché questa non è stata la solita uscita. Preparatevi quindi a leggere pensieri, sensazioni e emozioni che ho provato durante questa giornata. Siamo stati fuori da casa circa 12 ore eppure a me sembra siano passati almeno due giorni, a causa di tutto quello che ho provato. Per questo ho deciso di focalizzarmi sulle sensazioni piuttosto che le descrizioni.
Come in tutte le uscite con Mr.V. è impossibile sapere a cosa andiamo incontro, stavolta anzi siamo stati  fortunati, sappiamo dove si trovano le grotte e come si chiamano. Tutto il resto è ignoto. Eh si, perché una delle cose particolari della giornata è che visiteremo due grotte. Siamo nella zona di Belmonte e dopo una piuttosto breve camminata arriviamo in una delle due grotte, ma decidiamo di far visita prima a quella che si trova un po’ più a monte. Saliamo un altro po’. Voci di corridoio dicono che il pozzo di questa grotta dove stiamo andando (lo zubbio) è molto bello. Oggi c’è un’aria calda e piacevole con un cielo di un azzurro che riempie gli occhi. 
Tutti i mandorli sono in fiore e per terra cominciano a spuntare le prime piante verdi. Fortunatamente il pozzo è praticamente all’aperto perchè è una dolina di crollo e quindi durante l’armo di Antonio e la potatura necessaria della roverella che domina l’ingresso io e Nina riusciamo a goderci un po’ di quello splendido sole.
Una volta armato tutto si comincia a lavorare e via con le foto. Mettiti così, girati di li, guarda qua, guarda la, insomma si cercava di fare cose serie, ma con Antonio, Mr.V, Nina e me il cocktail diventa leggermente esplosivo e di serio non si riesce a far nulla. In qualsiasi momento della giornata poteva mancare il cibo, l’acqua, la pazienza, ma mai le risate. Penso che oggi ho riso come non facevo da tempo ed è impossibile renderlo su carta perché le improvvisazioni di Antonio sono irripetibili. Una volta dentro la grotta (che era piccolina, si estendeva per circa una trentina di metri) continuiamo a lavorare e, una volta finite le foto, si parte con il rilievo. 
Io non vedevo l’ora perché era da un po’ che sentivo parlare di questo nuovo aggeggio palmare ma non l’avevo mai visto e ancora non capivo bene come funzionasse. L’ultima volta che avevo fatto il rilievo io avevo rigorosamente usato carta e matita e scritto tutti i numerini che mi venivano dettati con diligenza. Mi sono quindi messa subito all’opera misurando distanza, clino e bussola con un solo “bip”. Sembra facile ma mi rendo subito conto che ci vuole un certo criterio (che io ancora non ho) e soprattutto una mano  ferma. Però nonostante il mio grande impaccio e la paura di sbagliare riesco a finire il mio lavoro di sparatrice. Durante la mia performance il mio “bip” era sempre accompagnato da un “pip”, era Nina stava giocando con la compattina di Mr. V e praticamente tra un “pip” e un altro l’ha quasi trasformata da macchina fotografica automatica a manuale. 
Senza accorgercene si sono fatte le tre. Siamo fuori dal pozzo, ma purtroppo ci siamo dimenticati il pranzo in macchina. Decidiamo comunque di fare un salto nell’altra grotta (lo zubietto) e di posticipare il pranzo ancora di qualche ora. Pensando che si trattasse di una grotticina come  l’altra ci avviamo e arriviamo subito. L’ingresso è piccolino e non si capisce bene come è fatta la grotta. Una volta dentro lasciamo le cose “in più” e cominciamo ad addentrarci. Pensavo sempre che da un momento all’altro la grotta dovesse chiudere e invece sotto a un masso crollato c’era sempre un piccolo passaggio che portava in un’altra stanza e poi un’altra ancora e poi ancora avanti, insomma associazione parola zubbietto e ampiezza della grotta non fu mai così sbagliata. La grotta si estendeva da tutti i lati, e in profondità, siamo scesi di parecchio ma non saprei dire quanto perché tutte le stanze erano piccole e crollate e quindi così a primo acchito non si riusciva a capire l’andazzo della grotta.
Fatto sta che proprio per questa sua prerogativa era molto affascinante: non facevamo altro che superare massi da sopra o da sotto e ritrovarci davanti delle splendide colonne bianche o delle eccentriche davvero eccentriche. Insomma dei veri tesori. L’unico aspetto negativo era che la grotta era bagnata, quindi scivolosa e piena di fango che legandosi alle nostre tute non faceva altro che appesantirle. Anche qui facciamo qualche foto e l’atmosfera è sempre la stessa una battuta qua una risposta la e la risata non tardava ad arrivare. L’atmosfera non si è interrotta mai un attimo. Ma è l’ora di tornare indietro e giusto per confonderci ancora un pò Mr. V, decide di prendere un’altra strada. Da questo lato incontriamo delle splendide cannule: bianche, perfette che sembravano rompersi solo a guardarle. Fortuna volle che il passaggio per l’uscita fosse accanto a quelle cannule. Passa Antonio, poi segue Nina, intanto Mr V prova un’altra strada. Io sono in mezzo che guardo Mr. V a sinistra salire magicamente su una parete a dir poco scivolosa e Nina a destra dover superare le fragili cannule e poi attraversare una frattura da dove ha difficoltà a passare. Io non vorrei prendere nessuna delle due strade da un lato “non ci passo” e dall’altro “è pericoloso”. Alla fine vado verso Nina. Superare quelle cannule è stata un’impressa più psicologica che fisica. L’ansia di poterle colpire e distruggerle in un sol colpo era continuamente presente, ma superate quelle mi rendo conto che la fessura è davvero piccola. Provo a passare lo stesso, non voglio arrendermi. Ma sembra impossibile è come se con grandi sforzi cercassi di far entrare un cubo in uno spazio triangolare. E quindi dopo grandi, ma tanto grandi, sforzi decido di tornare indietro e prendere la via dal quale eravamo scesi. Tutti sono in silenzio e io non vedo nessuno. Chi sa che stanno pensando. Io mi fermo cerco di riprendere fiato, ma sono presa da una fortissima voglia di arrendermi. Mi fermo qualche secondo faccio due grandi respiri e continuo ad andare avanti, se mi fermo non riparto più. C’è ancora silenzio e io continuo a salire, sono sempre più affaticata e nonostante tutto cerco di restare calma e superare i tratti più complessi cercando di sforzarmi il meno possibile industriandomi, sono senza forze. Continuo a fare profondi respiri e finalmente poco alla volta raggiungo gli altri e ancora in silenzio continuiamo a salire. Io non guardo altro che dove mettere mani e piedi sono veramente esausta. Le risate si sono affievolite, ma in questo momento neanche quelle mi avrebbero potuto aiutare, avevo bisogno solo di profondi respiri. Non riconoscevo più la grotta, salivo come se fossi un mulo. All’improvviso riconosco l’ultimo tratto, quello vicino l’uscita. Avevo respirato profondamente durante tutto il percorso, non dicendo neanche una parola o quasi. Ma quando sono uscita quasi mi ero calmata e durante la passeggiata verso la macchina mi scappa anche qualche risata. Ho lasciato la tristezza, la delusione e lo sconforto dentro quella intricata grotta e il pensiero che mi accompagna ora è il suono di quelle nostre grosse risate.

Notizia di Luisa.
Foto di Nina, Lombrellone e Marco
Partecipanti: Nina, Luisa, Lombrellone e Marco 

venerdì 8 marzo 2013

Un sogno sottoterra

Con i nostri più vivi complimenti a tutte le ragazze e ragazzi che hanno contribuito, segnaliamo questo meraviglioso filmato premiato con la Campana d'argento, al concorso Alpi Giulia Cinema 2013.




Complimenti ragazzi e grazie per averci fatto emozionare e sognare.
Video da (http://www.aspros.it/)

martedì 5 marzo 2013

03 Marzo 2013 - La pioggia ci da un po' di tregua...

Sono qui seduta sul mio letto, comodo e morbido, per descrivere la giornata appena trascorsa a Sferracavallo, dopo 4 mesi di stacco, all’insegna di una sana ma stancante palestra.
Mi scuso fin da subito, ma non sono ne brava ne “contenta” di doverla fare, ma ormai sono una Taddarita e tocca anche a me! Tagliamo la testa al toro!
Scendo da casa alle 7 e 45 per prendere Alice e Antonella. L’appuntamento era per le 8 e 30 a Sferracavallo e, con l’incredibile puntualità di cui noi 3 ragazze siamo dotate, arriviamo alle 8 e 29. Dopo qualche minuto (quasi dieci) arrivano i ragazzi, Antonio, Angelo e Riccardo, e cominciamo a salire. Nel frattempo arriva anche Francesca Chiara e dopo un po’ Francesca ( il soprannome è ancora in fase di lavorazione) e cominciamo a indossare l’imbrago; ma tra un stringi di qua e allarga di là, cominciano i primi “dubbi” di noi matricole… cosa si mette prima? E dopo? Croll o longe? Non ricordo più niente Mmm…. Chiediamo suggerimento ai ragazzi, i quali ci abbandonano ai nostri dilemmi esistenziali, e l’unica anima pia che si presta in nostro soccorso è Riccardo. Finita la vestizione degli eroi, saliamo per vedere come si arma una parete. Sono finiti i bei tempi del corso, ci tocca lavorare!
Dopo una breve lezione su nodi armi e attacchi di partenza, e discussioni su sangue, ferite, incidenti e femori rotti, pongo delle “infantili” domande  a Riccardo sulla capacità delle corde (.. tornano in mente tante inutili preoccupazioni del tipo: “mi reggeranno?”). Antonio ha quasi finito di armare il traverso cosi Angelo e Riccardo si prestano volontari ad armare la seconda e terza campata,nel frattempo si gioca a ripassare ( o meglio imparare)  qualche nodo, di cui in questo momento ricordo solo i nomi.  All’improvviso si avvicina Antonio con una proposta che all’inizio sembra allettante:  “giocate voi ragazze a pari e dispari vediamo chi vince!” . Al contrario di me, che sono entusiasta dell’idea, le altre ragazze sembrano avvertire qualcosa di marcio sotto. Giochiamo. Vinco 4 a 0. Esulto. Premio? Questa relazione.
Il resto della giornata mi passerà a dire: “non la voglio faree!” . Comincia la discesa. Va molto meglio del previsto. Questi mesi di pausa mi avevano creato un po’ di paure: ” ricorderò i passaggi ai frazionamenti?” “saprò fare il cambio attrezzi?”. Tutto è andato bene. Qualche problema con la salita e il croll, ma i ragazzi erano sempre pronti per aiutarci. ad un certo un punto dal basso si vedono salire due persone con un bimbo, chi saranno?
Erano Marco e Giuliana con il loro piccolo super uomo ALFREDO che approfittando della bella giornata di sole ci raggiungono per trascorrere qualche minuto con noi, una piacevole sorpresa...
Si fa ora di pranzo. Francesca e Antonella vanno via e arriva Natascia a fare un salutino, giusto il tempo di una salita e discesa, e poi via  anche lei. Dopo il pranzo arriva la digestione... Alice si arrende. Le sue mani chiedono pietà e lei le accontenta. Continuiamo a salire io e Angelo, e il povero Riccardo che, non so se per penitenza o per semplice pazzia, si trascina su e giù un sacco pesantissimo pieno di attrezzi.(sono sacrifici).Attorno alle 16 ci raggiunge Maddalonza con un vassoio pieno di cose buone! Pizzette, ciambelle, calzoni…ecc. ovviamente sono state divorate.  E a che c’è, sale anche lei! Si fanno le 5 ed è arrivato il momento di andare via. Antonio e angelo disarmano tutto e si scende. Abbiamo trascorso una bella giornata, rilassante e piacevole, un tocca sana per mente e corpo, con un caldo sole che comincia prepotentemente a farsi sentire sulla pelle.

Notizia di Gilda
Foto: Gilda e Lombrellone
Partecipanti : Lombrellone, Antonella R, Francesca t, Francesca chiara, Qualcos'Angelo, Riccardo, Na-tasha, Maddalonza, Alicechi?

Un invito che non si può rifiutare. Ancora Kronio a scaldare l’inverno. 22 febbraio 2013


Un invito che non si può rifiutare.
Il Badino nazionale, come parecchi lo chiamano, avvisa che deve andare a fare misure nel sistema di Monte Kronio... si può dir di no?
Il tutto rientra nel progetto Kronio, condotto dalla Commissione Grotte E. Boegan e da La Venta, che dal dicembre dell’anno scorso hanno coinvolto nelle attività altri soggetti come la soprintendenza di Agrigento, ricercatori e docenti universitari italiani e stranieri e anche alcuni speleo siciliani.

Raggiungo Giovanni e Ulyana in una piovosa e nebbiosa giornata di febbraio. Il programma della giornata è istallare due stazioni anemometriche all’interno dell’Antro di Dedalo e della grotta Cucchiara per lo studio delle correnti d’aria all’interno del sistema.
Trovando il cancello delle Terme chiuso, abbiamo tempo per fare una visita al sovrastante museo, alla chiesa e alla grotta del Santo, che furbamente ha scelto come sede del suo ritiro una grotta riscaldata da vapori caldi.
Finalmente si aprono le porte delle Terme e possiamo andare giù verso le famose gallerie delle Stufe di San Calogero.
Mi impressiona la differenza fra la mia visita del dicembre scorso e quella di ora.
Caos, tubi, compressori, medici e provette, tute speciali, panni a terra, tanta gente di tutta Italia e ognuna indaffarata a far funzionare una macchina complessa come il progetto Kronio, lascia spazio al silenzio, a corridoi e stanze vuote, dove Ulyana, Giovanni e io, veniamo a sapere dal custode che non c’è neanche la luce...

Ci prepariamo. Chi in scarponi e costume, chi il tutina leggera, chi in canottiera e fuseaux, e mentre Giovanni predispone l’attrezzatura, io faccio riscaldare la macchina foto. Con Ulyana diamo un’occhiata all’Antro degli animali e poi alla sala dei sedili.
Ulyana rimane incredula. Lei che proviene da Perm (Russia), che nelle grotte trova il ghiaccio... resta letteralmente senza fiato alla prima botta di vaporee di calore.
Rapida discesa verso la galleria Di Milia, dove Giovanni posiziona i suoi strumenti, e noi facciamo qualche foto alle cupole, e agli ambienti di questa incredibile grotta.


Diamo ancora uno sguardo in giro e la fatidica mezz’ora di soggiorno si avvicina. Prima di salire per la scalinata, ci fermiamo un pò per fare diminuire la frequenza cardiaca e poi su, per l’infinita scala e verso l’uscita.
Ci rifocilliamo, ovviamo a piccoli inconvenienti con il pc di Giovanni e poi vista l’ora, ci muoviamo verso Sciacca per pranzare.

Il pomeriggio è per la Cucchiara. Anche in questa grotta, restiamo stupefatti dal calore e dalle correnti... e visto che fuori fa anche brutto tempo, dalle nuvole in grotta che sono molto più visibili delle altre volte in cui sono stato in questa grotta.
Andiamo giù e montiamo l’anemometro, scattiamo un pò di foto e fermi alla sala delle croste riusciamo a misurare una differenza di temperatura di quasi 10°C in circa 1 m di dislivello, fra pavimento e tetto...

All’uscita della grotta una simpatica pioggerella ci allieta lungo il sentiero.
Un invito che non si poteva rifiutare, per passare una giornata in grotte incredibili con bella gente e per cercare di mettere un altro tassello nella conoscenza delle Stufe.

Notizia e video di Marco
Foto di Giovanni e Marco

mercoledì 27 febbraio 2013

17 febbraio 2013 – La cava dei cinesini…


E’ una mattina fresca e luminosa, una di quelle mattine di fine inverno che promettono grandi cose.
Cavalcando la mia fida Matiz passo a prendere Lombrellone e Riccardo davanti la sede.
Poco più in là ci aspetta Mr. V.
L’aria in macchina è rilassata, si parla ancora delle peripezie avvenute al Kronio, il giorno precedente. Sembra strano ma oggi la nostra meta è insolitamente vicina: una cava scavata in tempi storici nella zona della Palazzina Cinese, in piena Palermo.
Attraversiamo il Parco della Favorita e lasciamo la macchina a poche decine di metri dall’ingresso. Ad accoglierci, mentre ci cambiamo, c’è un’intera congregazione di “canuzzi arraggiati” che ci riceve con un coro di abbai tutt’altro che amichevoli.
Scegliamo l’ingresso da cui entrare e scopriamo quella che è una vera e propria cava sotterranea, scavata interamente a colpi di piccone. Dal suolo al soffitto le intere pareti sono costellate dai segni degli scavi, mentre negli spigoli si intravedono le macchie di combustione date dalle candele utilizzate per illuminare i vari corridoi.
Mr. V. comincia a spiegarci come fare il rilievo, armati di palmare. Quest’ultimo riceve tramite bluetooth tutti i dati di una curiosa macchinetta gialla che, dopo la calibratura, viene affidata a me. Scelto il punto da cui partire, comincio a puntare tutti gli spigoli e le pareti che abbiamo attorno. Poi si sceglie un altro punto dal quale continuare a rilevare e, dopo tre battute di laser, si riprende da la.
Ci vuole mano ferma e un pizzico di pazienza, ma è divertente vedere gli altri spostarsi precipitosamente quando si vedono puntato il laser addosso (manco fossi un cecchino!) mentre devo rilevare lo spigolo sul quale sono appoggiati. Negli istanti di tempo libero ci si può divertire a sparagli il laser dritto negli occhi...
La prima parte della cava è abbastanza piccola e non molto interessante. A stupirci è invece la seconda parte, davvero enorme. Il soffitto è altissimo. Non ci si rende conto della grandezza dell’androne dove ci troviamo, perché i numerosi pilastri formano corridoi bui dove è relativamente facile perdere l’orientamento.
Ma il disegno del rilievo magicamente prende forma sul pamare e ci da un’idea di quanto è grande la cava. In alcuni punti si notano delle botole inquietanti sul tetto, che qualcuno ha furbescamente usato per gettarvi cumuli di spazzatura. Se si rimane in silenzio si sentono provenire dall’alto i rumori ovattati della città: clacson, passi, voci.
Il tutto, unito alle numerosi radici che scendono come liane dal soffitto, rende il lavoro di rilievo abbastanza irreale. Andiamo avanti così per gran parte della giornata, salvo una (misera) pausa pranzo. L’ultima mezz’ora Riccardo prende il mio posto e io colgo l’occasione per vedere meglio la cava. Siamo nell’ultima parte, probabilmente quella più recente.
Il soffitto è alto poco meno di due metri e l’ambiente è più raccolto. Non riesco a togliermi dalla mente orde di cinesi minuscoli (perché proprio loro?) che scavano a picconate, digrignando i denti e imprecando in palermitano. Mah, sarà che l’ambiente è davvero notevole…
Usciamo che è ancora pieno pomeriggio. L’aria è ancora frizzante, ma a rovinare il ritorno al mondo di sopra c’è una selva di profilattici da schivare. Torniamo alla macchina e rimettiamo i nostri abiti borghesi, attorniati da allegre signorine di dubbio mestiere. Poi via verso casa…

Notizia di: Totò
Foto di: Lombrellone e Mr.V.
Partecipanti: Lombrellone, Riccardino, Totò, Mr.V.








mercoledì 20 febbraio 2013

16 Febbraio 2013 – Mission K. “Le Taddarite” a Monte Kronio



Dopo una settimana di raccomandazioni, avvertimenti e preparazione psicologica, siamo pronti. Delle grotte di Monte Kronio abbiamo visto foto, letto commenti, ascoltato l'esperienza di Mr. V...ma sono ben lontana dall'immaginare anche solo lontanamente cosa ci aspetta. E quindi non ci resta che andare e scoprire sulla nostra pelle come ci si sente mentre si è cotti al vapore.
Accompagnati dalla pioggia ci mettiamo in viaggio verso Sciacca, carichi di mandarini e acqua ghiacciata. Una volta arrivati ci cambiamo velocissimevolmente, con un freddo pungente che non ha pietà di noi neanche al sole. Preparati i sacchi con tutto il necessario per sopravvivere, ci avviamo verso la grotta; prima però facciamo una capatina in una cavità lì vicino, di facile accesso...giusto per assaporare le anticipazioni della giornata.
E Sausa e Ceres sembrano già godere per il tepore, che effettivamente qui sembra piacevole! Una breve camminata ed eccoci davanti l'ingresso. Aspettiamo ancora qualche minuto per riprendere fiato e raccogliere le forze e cominciamo ad addentrarci. Mr. V ci espone il rilievo e per un attimo sembra un assistente di volo: "le uscite di sicurezza sono qui, qui e qui!". Durante il primo tratto arrampichiamo, strisciamo e attraversiamo strettoie, chi con estrema naturalezza e chi con un tocco di eleganza bradipesca...tutto normale!
La corrente ci spinge verso dentro, quasi come se ci stesse invitando, quando finalmente arriviamo alla famosa sala "quattro stagioni". Ecco, ora l'aria comincia ad essere più calda ma tutto sommato ancora piacevole. Da qui possiamo raggiungere il Pozzo Trieste, un bestione alto 100 m, ma dobbiamo dividerci in due gruppi per evitare di accalcarci e sostarvi troppo a lungo perché è proprio lì che le condizioni diventano quasi proibitive.
Mentre percorro la galleria comincio ad avvertire il caldo e l'umidità crescenti, quasi soffocanti e, man mano che ci avviciniamo al pozzo, ogni passo diventa sempre più pesante, ogni respiro più profondo. Dobbiamo economizzare i movimenti, evitare di stancarci, non parlare se non strettamente necessario.
Giro l'angolo ed eccolo li...sembra che il Nulla abbia divorato una parte della grotta; è un buio talmente enorme che anche con i faretti non riesco a vedere la parete opposta e siamo così in alto che il fondo possiamo solo provare ad immaginarlo.
Però in quel buio succede qualcosa: si sente lo stillicidio, il rumore intenso delle gocce che cadono, sembra quasi pioggia. Mentre mi sforzo di dargli una forma tra le nuvole di vapore, Mr. V cerca di fare le foto, ma anche questa operazione diventa una vera e propria sfida, con l'obbiettivo che si appanna senza sosta per il continuo condensarsi dell'umidità.
E anche noi ci ritroviamo quasi immediatamente zuppi come se stessimo annegando nell'umidità.  Prima di poterci rimanere secchi, anzi lessati, torniamo alla sala dove ci attendono gli altri e dove possiamo trovare un pò di refrigerio.
Nonostante stia dettando le sue leggi severe, la grotta si mostra fragile, ricoperta di croste che si sbriciolano al solo tocco e dobbiamo essere delicati.
Adesso tocca al gruppo addetto alle riprese cimentarsi nell'impresa mentre noi ci riprendiamo e spilucchiamo mandarini. Tornati anche loro, provati e inzuppati, proseguiamo verso un'altra galleria che porta ad un livello inferiore e che si affaccia sul Pozzo. Ancora una volta avvicinarsi e raggiungerlo richiede impegno fisico, stavolta però riesco ad intravederne i contorni.
Ciò che mi fa più impressione, non so bene perché, è un palanchino arrugginito, fissato lì, sul bordo, che si butta nel buio e tanto mi intimorisce che mi ci avvicino con cautela. Anche stavolta, passata la mezz'ora di sicurezza, torniamo indietro, riposandoci e riacquistando una temperatura corporea ragionevole in una sala più fresca. Ma ancora non siamo sazi e proseguiamo verso l'ultima tappa che ci porterà ad affacciarci sul Pozzo ancora più in basso.
A separarci dalla "finestra" però c'è un piccolo pozzo, roba da poco a guardarlo. A guardarlo! Anche se qui le condizioni sono più sopportabili ci sono comunque temperature e umidità elevate e 10m per me diventano magicamente faticosi come se fossero stati 40m. Arriviamo giù e finalmente, sporgendomi leggermente e muovendo i faretti, riesco a vedere bene il fondo, cosa che mi dà una strana soddisfazione.
Adesso sono sazia, siamo sazi, e, dopo qualche altra foto, possiamo tornare indietro. Recuperata tutta la roba che avevamo lasciato al fresco, facciamo strada verso l'uscita e piano piano abbandoniamo il caldo e l'umidità soffocanti per buttarci nella frescanza della sera.
Tutti sopravvissuti all'impresa, torniamo alla jeep, ci cambiamo e facciamo strada per Palermo, non prima però di concederci una sosta al bar, giusto per ricaricare le energie quel tanto che basta per arrivare a casa su entrambe le gambe.

Notizia di: Nina
Foto di: Mr. V.
Video di: Ceres
Partecipanti: Mr. V., Sausa, Ceres, Nina, Maddalonza, Lombrellone









venerdì 15 febbraio 2013

Anche "Le Taddarite" festeggiano (a modo loro) S. Valentino

Oggi è giovedi, giorno di riunione in sede, ma anche S.Valentino; ecco allora che la nostra MasterChef di pasticceria Maddalonza ha portato una torta speciale per testimoniare il suo amore verso la nostra associazione...Cu ni iunciu male un fici!!!


domenica 10 febbraio 2013

9 Febbraio 2013 - Acqua Fitusa (ma più che altro puzzosa)


E' Sabato mattina, fuori c'è freddo e i nuvoloni neri non promettono nulla di buono. E con gli esami alle porte le brave ragazze stanno a casa a studiare...ma non è il nostro caso. Sausa ed io decidiamo invece che è la giornata perfetta per strisciare, infangarci, prenderci un pò di acqua e freddo e procurarci qualche trauma cardiovascolare...
Batterie cariche e zaini pronti, accompagniamo Mr. V, in qualità di assistenti improvvisate, per la missione del giorno: qualcosa di non ben specificato (come sempre...) all'Acqua Fitusa.  Ci mettiamo quindi in viaggio verso le 9, a bordo della superaccessoriata 500 e, visto che "chi va con la 500 va sano e va lontano", arriviamo in zona un paio d'ore più tardi. Almeno abbiamo avuto il tempo di abituarci gradualmente alle temperature poco amichevoli...o forse no!
Piccola sosta al bar e finalmente ci dirigiamo verso la prima tappa del tour, la sorgente d'acqua sulfurea poco lontana dall'ingresso della grotta. Dopo aver intrattenuto una conversazione dal sapore leggermente surreale con il primo indigeno della giornata, raggiungiamo la sorgente, accompagnati da qualche timido raggio di sole e immediatamente veniamo investiti dalla ben nota fragranza "eau de soufre".
Mentre Sausa si dedica alle foto litigando con le ombre ed il sole, Mr. V esce fuori provette, siringhe e pH-metro e iniziamo a campionare l'acqua, puzzolente ma meravigliosamente calda! E altro giro, altra corsa! Ovvero campioniamo acqua puzzosa, anche in un altro punto, dove sgorga direttamente dalla roccia e stavolta riusciamo anche a piegare al nostro volere il malefico pH-metro e la sonda ribelle.
Il secondo indigeno della giornata, poi, ci espone la sua accattivante teoria sulla relazione temperatura dell'acqua-temperatura esterna...mah si, fanbagno alle leggi della fisica!
Finito questo lavoro arriva il momento di entrare in grotta dove ci aspetta un secondo compito, armati di livella laser, distanziometro, coltellini e... teorema di Pitagora! L'obbiettivo del gioco è calcolare le pendenze delle gallerie principali.
La formazione rimane invariata, Sausa addetta alle foto mentre Mr. V ed io spariamo laser e numeri. Arrivati alla galleria col fratturone sul pavimento, Sausa comincia a mostrare qualche segno di cedimento...prima procede col suo ben noto passo della sogliola spiaggiata, brevettato qualche anno fa, ma poi ci delizia con un nuovo metodo avanzato di progressione: "Rotolino, rotolino, rotolino" praticamente era come osservare i rulli dell'autolavaggio a rallentatore! Qualche altra misura, piccola lezione di carsismo ipogeo e verso le 16 decidiamo di uscire e tornare alla macchina.
Dopo esserci cambiati al freddo e al gelo, restituiamo Mr. V alla famiglia mentre noi, giovani fanciulle "monelle", facciamo strada verso Termini. Affrontiamo il viaggio di ritorno tra una chiacchiera e l'altra, che però magicamente lasciamo cadere quando ci accorgiamo che le montagne, complici il tramonto e la neve, assumono un aspetto e dei colori del tutto insoliti  per noi...rimaniamo ancora un po in silenzio ad ammirare e...poi ricomincia lo sparrucìo, mentre nell'abitacolo avverto il meraviglioso  aroma di uova marce...sulu chista ci mancava!

Notizia di: Nina
Foto e Video di Mr.V.
Partecipanti: Nina, Sausa e Mr.V.






martedì 5 febbraio 2013

03 Febbraio 2013 – Pipistrelli rari e Taddarite comuni all’Acqua Fitusa


Dopo un sabato da speleo-turisti alla grotta dei Puntali e alla fangosissima e bellissima Molara di Cruillas, ci ritroviamo la domenica alle 9.30 al solito ingresso di viale delle Scienze, pronti a partire. Destinazione: Grotta dell’Acqua Fitusa a Cammarata. Come suggeriscono i vari post sull’argomento, questa grotta è stata a lungo studiata, esplorata, fotografata, ma per me, giovine novizia, è tutta da scoprire. Sono un misto tra emozione ed eccitazione anche perché, malgrado non ci sia bisogno di corde, discensori e maniglie, la grotta è famosa per essere molto stretta, oltre che covo per una bella colonia di pipistrelli. Proprio per questo motivo ad accompagnare il baldo gruppetto dell’Ans Taddarite ci sono tre ospiti di Catania, tra cui il “super” chirottologo Gaetano, ansioso di ottenere informazioni sui pippi in ibernazione.
Prima di arrivare, obbligatoria una tappa al bar, per il caffè di rito e per una bella colazione. Dalla rilassatezza con cui si sorseggia il caffè si pensa che sarà un’escursione all’insegna del relax!
Dopo qualche esortazione a smuoverci, ci rimettiamo in cammino e arriviamo a destinazione. Ci sgranchiamo le gambe in vista dell’impresa e cominciamo la vestizione. Tutti pronti, tranne Nicola che si fa attendere per dare una passata di scotch sulla tuta strappata il giorno prima! Eccoci qua quindi, tutti belli nelle tutine tecniche e noi, da tipici speleo-novellini in tuta blu, la mia pure completata  dalle magnifiche ginocchiere gentilmente prestate da Lombrellone. Evviva l’arte di arrangiarsi!
Scaliamo la collinetta e arriviamo all’ingresso della grotta. Già il primo salone, con le sue rocce annerite dal guano mi annuncia quello che mi aspetta nelle prossime ore…una bella passeggiata nella cacca! Da questo momento in poi, per evitare di sfracellarmi ad ogni passo cercando di non toccare le rocce con le mani, il mio mantra sarà “è fango, è solo fango”! Comincia l’esplorazione reale. Con Nina come capofila e Riccardo come vice cominciamo a scivolare, o per meglio dire strisciare, nel cuore della grotta. Eh si, le dicerie avevano ragione, l’Acqua fitusa è proprio un groviglio di cunicoli bassi e polverosi, dove ogni tanto si scopre qualche dentino non bene identificato che si lascia alla comprensione esperta del nostro Ceres. Buona parte del gruppo è intento ad addentrarsi nel modo meno scomodo e dannoso possibile, mentre Nicola e Gaetano si intrattengono in uno dei cunicoli che si diramano all’ingresso principale. Nel momento in cui si ricongiungono al gruppo la notizia bomba è che due esemplari di pipistrelli sono stati avvistati, un “ferro di cavallo” e un’altra specie più rara.
Il resto dell’esplorazione è tutto un “infilati qua, esci di la, ma passa aria?”. Le più indomite e adatte ad esplorare, Nina e Dalma da Catania, cercano in tutti modi di andare avanti; gli altri, si fermano ad aspettare nei rari punti in cui è possibile stare seduti, dove belli “freschi” si chiacchiera del più e del meno. Nina riesce dal cunicolo sudata e sconfitta: di li non si prosegue! Ok, altri 20 minuti a chiacchierare, il tempo di riprendere fiato, e si riscende richiamati dalle voci di Ceres e Lombrellone che propongono di uscire dalla grotta e di risalire la china della montagna per entrare dall’ingresso superiore. Detto fatto. Ci ritroviamo (non si sa come, vista la ripidezza del percorso) al secondo ingresso. Leitmotiv del giorno si riconferma uno: “procedere a stricasale”! Ed eccoci arrivati. Quello che si presenta è un ampio salone con un pozzo di notevole profondità. I nostri cominciano una bella dissertazione sui vari livelli della grotta, su come arrivare dall’altra parte per esplorare un bel cunicolo che si apre proprio di fronte a noi, arrivando quasi a progettare una teleferica per raggiungere lo scopo.
Decidiamo che è ora di uscire, intravediamo un altro piccolo ingresso e decidiamo di uscire da li, tutti tranne Nina che ci avvisa della presenza di rovi e che per questo preferisce farsi un’altra strisciata dal primo ingresso. Ritorniamo alle macchine, ci salutiamo e ognuno parte alla volta della propria città, soddisfatti e pronti a buttarsi nel morbido abbraccio dei propri letti!

Notizia di: Antonella
Partecipanti: Antonella, Nicola, Lombrellone, Riccardo, Ceres, Nina + Dalma, Gaetano, Laura

02 Febbraio 2013 – Speleotour of Palermitan’s Caves



Dopo una serie infinita di epistole scambiate tra me, Gaetano e Francesca finalmente riesco ad organizzare un tour in un paio di grotte del Palermitano, supportato in questo dallo “SCIAME” di taddarite scacazzanti e con 3 Special Guest  del C.S.E. ovvero: Dalma la Preistorica, Gaetano il Chirottologo e Laura la Geologa del Metamorfico.
L’appuntamento con tutti è all’entrata di Carini davanti al Bar di Giovanni il Camminatore, ma noi dobbiamo aspettare i nostri ospiti che vengano da Catania così dopo una strada sbagliata e una giusta ci ritroviamo con loro all’inizio di Viale delle Scienze.
Baci e abbracci con i ragazzi e poi via verso Carini per visitare la Grotta dei Puntali, famosa per la “COLONIA” di pipistrelli che vive al suo interno. Dopo esserci incontrati con il direttore e con gli operatori cominciamo a spargerci per l’enorme antro della grotta, cercando di infilarci in tutti i buchi possibili e immaginabili, ma siamo ospiti e dobbiamo fare i bravi.
Dopo aver visto alcuni graffiti, il deposito scavato il secolo scorso da Gemmellaro, le bellissime concrezioni bianco latte e una specie di scultura nella roccia, che a detta di Gaetano era un capezzolo gigante venerato dai paleolitici (e come non dargli ragione), si è già fatta ora di pranzo. Prendiamo qualcosa al volo e ci dirigiamo verso la Grotta Molara, zona Cruillas per chi non lo sapesse.
Francesca molto graziosamente fa gli onori di casa e come tanti bimbi pestiferi in grotta al suono di: Signorina Francesca posso andare di là e Signorina Francesca posso infilarmi di qua e Signorina Francesca a cosa serve questo e a cosa serve quest’altro; arriviamo al fondo della grotta, in cui troviamo alcuni pipistrelli in ibernamento e quindi decidiamo di tornare indietro per non disturbarli, tutto sotto l’attenta supervisione di Gaetano.
Sulla strada del ritorno Lombrellone tenta di esplorare un pertugio, ma le dimensioni si fanno sentire, compito che viene passato alle due punte della situazione Nina e Dalma, che pero gettano la spugna troppo presto (pollice verso per tutte e due!!!). All’uscita Francesca suggerisce di andare a vedere la Grotta Spiriti, nome dato alla grotta perché, racconta la leggenda, il marito scoperta la moglie adultera (ci faceva i cuoinna cu fruttivendolo) decise di punirla gettandola nel pozzo della grotta. Mah…leggende metropolitane.
Adesso la situazione è diversa, lo SCIAME di Taddarite scacazzanti si sparge in un attimo per tutta la grotta cercando prosecuzioni, ambienti particolari e concrezioni degne di nota. Io vedo un paio di punti graziosi che sembrano promettere bene, ma siamo in gita e poi la maestra si arrabbia se facciamo i monelli.
Usciti dalla grotta, ormai al buio, davanti a noi si apre il panorama della città illuminata davanti il quale i ragazzi di Catania restano incantati. Dopo un veloce cambio d’abito ognuno si avvia verso le proprie case, mentre io, Nina e i ragazzi approfittiamo della gentilezza di Maddalonza, della Signora Mamma di Maddalonza e del Signor Papà di Maddalonza, i quali ci invitano a servirci da soli. I ragazzi fanno prima i reticenti, ma poi si lasciano andare gustando le specialità della casa. Dopodichè finalmente partiamo alla volta della sede, in cui i nostri amici ritroveranno una seconda propaggine del loro gruppo, ospitati per una esercitazione di soccorso.
Dopo che tutti o meglio quasi tutti si sono “allicchittati” per l’occasione, ci dirigiamo verso il centro storico per gustare un Kebab in compagnia, scambiandoci opinioni in merito alla speleologia e forse facendoci schifiare come al solito, visto che dopo un po’ nel locale rimaniamo da soli a fare la solita caciara tipica della “COLONIA” di taddarite!!!

Notizia di: Ceres
Foto di: Nicola
Partecipanti: Ceres, Nina, Lombrellone, Maddalonza, Nicola, Antonella, Sausa, ProvenzAngelo, ZitAngelo, Riccardo, Francesca + Dalma, Gaetano e Laura