Cavalcando la mia fida Matiz
passo a prendere Lombrellone e Riccardo davanti la sede.
Poco più in là ci aspetta Mr. V.
L’aria in macchina è rilassata,
si parla ancora delle peripezie avvenute al Kronio, il giorno precedente. Sembra strano ma oggi la nostra meta è
insolitamente vicina: una cava scavata in tempi storici nella
zona della Palazzina Cinese, in piena Palermo.
Attraversiamo il Parco della
Favorita e lasciamo la macchina a poche decine di metri dall’ingresso. Ad
accoglierci, mentre ci cambiamo, c’è un’intera congregazione di “canuzzi
arraggiati” che ci riceve con un coro di abbai tutt’altro che amichevoli.
Scegliamo l’ingresso da cui
entrare e scopriamo quella che è una vera e propria cava sotterranea, scavata
interamente a colpi di piccone. Dal suolo al soffitto le intere pareti sono
costellate dai segni degli scavi, mentre negli spigoli si intravedono le macchie
di combustione date dalle candele utilizzate per illuminare i vari corridoi.
Mr. V. comincia a spiegarci
come fare il rilievo, armati di palmare. Quest’ultimo riceve tramite bluetooth
tutti i dati di una curiosa macchinetta gialla che, dopo la calibratura, viene
affidata a me. Scelto il punto da cui
partire, comincio a puntare tutti gli spigoli e le pareti che abbiamo attorno.
Poi si sceglie un altro punto dal quale continuare a rilevare e, dopo tre battute
di laser, si riprende da la.
Ci vuole mano ferma e un
pizzico di pazienza, ma è divertente vedere gli altri spostarsi
precipitosamente quando si vedono
puntato il laser addosso (manco fossi un cecchino!) mentre devo rilevare lo
spigolo sul quale sono appoggiati. Negli istanti di tempo libero ci si può
divertire a sparagli il laser dritto negli occhi...
La prima parte della cava è
abbastanza piccola e non molto interessante. A stupirci è invece la seconda
parte, davvero enorme. Il soffitto è altissimo. Non ci si rende conto della
grandezza dell’androne dove ci troviamo, perché i numerosi pilastri formano
corridoi bui dove è relativamente facile perdere l’orientamento.
Ma il disegno del rilievo
magicamente prende forma sul pamare e ci da un’idea di quanto è grande la cava.
In alcuni punti si notano delle botole inquietanti sul tetto, che qualcuno ha
furbescamente usato per gettarvi cumuli di spazzatura. Se si rimane in silenzio
si sentono provenire dall’alto i rumori ovattati della città: clacson, passi,
voci.
Il tutto, unito alle numerosi
radici che scendono come liane dal soffitto, rende il lavoro di rilievo
abbastanza irreale. Andiamo avanti così per gran parte della giornata, salvo
una (misera) pausa pranzo. L’ultima mezz’ora Riccardo prende il mio posto e io
colgo l’occasione per vedere meglio la cava. Siamo nell’ultima parte, probabilmente
quella più recente.
Il soffitto è alto poco meno di
due metri e l’ambiente è più raccolto. Non riesco a togliermi dalla mente orde
di cinesi minuscoli (perché proprio loro?) che scavano a picconate, digrignando
i denti e imprecando in palermitano. Mah, sarà che l’ambiente è davvero
notevole…
Usciamo che è ancora pieno
pomeriggio. L’aria è ancora frizzante, ma a rovinare il ritorno al mondo di
sopra c’è una selva di profilattici da schivare. Torniamo alla macchina e
rimettiamo i nostri abiti borghesi, attorniati da allegre signorine di dubbio
mestiere. Poi via verso casa…
Notizia di: Totò
Foto di: Lombrellone e Mr.V.
Partecipanti: Lombrellone, Riccardino, Totò, Mr.V.
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