Forti della collaborazione di un nutrito gruppo di volontari del posto, attivati ed attrezzati di tutto punto, abbiamo impiegato tutta la mattina per attrezzare i sistemi di sollevamente del materiale da uscire dalla cisterna e pulire a più non posso.
Facendo i conti, a fine giornata, ci siamo meravigliati noi stessi di quanto movimentato...
131kg di legname, 2kg di plastica, 5 di vetro, lattine e altri materiali vari, 844 di terra e 465 kg di pietrame...
Un totale di 1447 kg...
Ma non è finita qui!
Nel pulire e svuotare, gli occhi ci sono caduti su un masso abbastanza particolare.
Un blocca di calcare levigato e inciso, che è stato messo da parte e consegnato al nostro amico, ex assessore del Comune di Sutera. Lui si è subito prodigato per mostrare il blocco alla Soprintendenza ai BB.CC.AA. di Caltanissetta, che nell'autorizzare la manifestazione, ha anche espresso lodi ai nostri intenti.
Vi riportiamo le dichiarazioni dei vari responsabili!
“Come speleologi sentiamo il dovere di effettuare questi interventi di pulizia di ipogei, sia naturali che artificiali; se da un lato siamo tra i pochi in grado di frequentare il sottosuolo in sicurezza, dall’altro è per noi importante, che questi ambienti non vengano degradati.” - spiega il Antonio Domante, Presidente de “Le Taddarite” - “Quest’anno, forti di un protocollo di intesa per lo studio del sottosuolo con il Comune di Sutera, abbiamo scelto di operare in questa cisterna sotterranea, ubicata in cima al Monte San Paolino, un posto decisamente suggestivo. Oltre ad aver portato fuori dalla cisterna quasi 1.5 tonnellate di materiale, abbiamo anche rinvenuto un blocco calcareo con una curiosa incisione e, come è giusto che sia, lo abbiamo fatto pervenire alla Soprintendenza per una corretta identificazione”.
“Il masso ritrovato all'interno dell'ipogeo in sommità di Monte San Paolino ha natura calcarea; la pietra bianca è molto compatta, semplicemente sbozzata sul retro e levigata sul fronte con l'incisione, quest'ultima certamente di antichissima realizzazione”. – dice l’Arch. Daniela Vullo, Direttore della Sezione per i Beni Architettonici e Storico-Artistici della Soprintendenza BB.CC.AA. di Caltanissetta – “Il ritrovamento ha notevole rilevanza poiché raffigurando uno dei simboli esoterici maggiormente diffusi in età medievale, "la triplice cinta", ci fa ipotizzare la presenza in loco di una costruzione di tale epoca, presumibilmente una chiesa, ubicata non lontana dal luogo del ritrovamento. Infatti, a causa delle dimensioni e del peso del masso, è lecito ipotizzare che non sia stato trasportato da luoghi lontani bensì che provenga dal crollo di una struttura muraria vicina al luogo del ritrovamento e successivamente sia stato gettato all'interno dell'ipogeo. L'incisione potrebbe essere uno degli svariati "segni dei lapicidi" cioè il simbolo che lo scalpellino medievale apponeva sulla pietra lavorata con vari scopi, ad esempio di utilità (direzione, modalità di posa, etc…) oppure d'identità (segno di riconoscimento del lavoro effettuato). Il simbolo denominato "triplice cinta", costituito da tre quadrati concentrici uniti da intersezioni perpendicolari, tuttavia da vari studiosi è associato all'Ordine dei Templari il cui compito era quello di proteggere i resti del sacro tempio di Salomone a Gerusalemme; secondo taluni rappresenta i due cortili concentrici collegati da porte del tempio di Gerusalemme. Quest'ultima ipotesi, sicuramente più suggestiva della precedente, farebbe pensare alla presenza di una chiesa dei templari nella zona del ritrovamento o limitrofa. Tra l'altro anche la presenza dei Carmelitani a Sutera, attestabile tra la fine del tredicesimo secolo e l'inizio del quattordicesimo, rimanda ai Templari il cui collegamento con l'Ordine è stato spesso ipotizzato. Il ritrovamento rimane tuttavia di notevole rilevanza storica ed archeologica e certamente costituisce il punto di partenza per ricerche archeologiche più approfondite nel sito di monte San Paolino dove, accreditate fonti storiche, attestano la presenza dell'antico castello di cui oggi rimane solo la memoria e del quale, probabilmente, l'ipogeo ove è stato recuperato il masso faceva parte.”
“Una scoperta
straordinaria per Sutera – dice il
Sindaco Giuseppe Grizzanti – scoperta che va ad avvalorare la tesi che
l’antico castello esiste ed era collocato nel pianoro sulla cima del monte San
Paolino e che quella che viene comunemente chiamata “Nivera” era uno dei locali
del castello, forse l’unico, che è rimasto quasi intatto.”