Fuori è ancora buio quando suona quell'odiosissima sveglia e appena esco la mia manina da sotto le coperte per spegnerla ho come la sensazione che qualcuno mi stesse buttando un cato di cubetti di ghiaccio di sopra. Normalmente l'avrei ignorata riaddormentandomi, ma oggi no, oggi si va al Ventoooooo!!!
Ceres, puntualissimo come sempre, passa a prendere prima me e poi Riccardo; la jeepina fa uno strano verso, come se si fosse ingoiata un uccellino (un rarissimo cincia-fringuello??) (n.d.r. il cigolio è dato dalla ventola del riscaldamento) ma per fortuna non c'è bisogno di portarla, siamo soltanto in 5 e possiamo “comodamente” ficcarci nella macchina di Simone che arriva anche lui puntuale e a stomaco pieno (dopo essere andato a prendere Maddalonza.........).
Partenza da Palermo alle 7:15, come da programma. Manco il tempo di arrivare in autostrada e Simone comincia a vessare quella povera ragazza con le sue richieste: oggi il tormentone è “Maddalonza, m'affare i pretzell” e come ogni tormentone che si rispetti lo ripeterà ogni 10 minuti circa da qui fino alla fine della giornata.
“Maaaa che giornata ventosaaaaaaa” ma di vento effettivamente ce n'è poco. Ben presto però ci accorgiamo che, salendo di quota, la temperatura comincia a scendere in maniera allarmante e appena raggiunti i 4°C la macchina inizia a farci vedere le stelle, o meglio, la stella, quella della spia sul quadrante...per niente rassicurante, soprattutto quando da arancione diventa rossa (temperatura 0°C)!! Ma non ci facciamo intimorire (anche se Maddalonza, ammirando i prati letteralmente congelati, avanza “timidamente” qualche dubbio).
Recuperiamo le chiavi a Isnello e poi dritti verso la grotta. Una volta arrivati inizia il solito momento della vestizione, al freddo e al gelo. Maddalonza sfoggia degli stivaletti rossi decisamente fashion e una tuta pulitissima e profumatissima (lavata circa una decina di volte per cercare di rimuovere la muffa post-pietra selvaggia...) che, per oggi, ha deciso di barattare con quella di Simone, di una misura più grande ma sicuramente meno profumata, anzi (anche questo residuo di pietra selvaggia)...non l'avessero mai fatto!!!
Questa cosa costerà parecchi disagi sia all'una che all'altro. Sono ormai le 10:00 quando entriamo in grotta, insolitamente calda e asciutta...poco male! Simone comincia ad armare e, cantando “mio mini pony” dopo aver fatto il coniglio più piccolo della sua vita (ma che c'entra???), arriva alla base del 35 in tempo record. Ci ricompattiamo e proseguiamo verso il pozzo strettoia dove il sacco cibo che mi è stato affidato comincia a farsi nuocere e sarà così per tutto il giorno, incastrandosi anche nei posti più improbabili.
Dopo aver attraversato il pozzo tarzan (mai nome fu più azzeccato) e i traversi senza troppi traumi, facciamo una piccola pausa alla sala ormai ribattezzata “bonduelle” per il momento dello scarburo. Inizia così un religioso silenzio, osservando questo rito che per molti speleologi ha un non so che di poetico, tant'è che Simone decide di imprimerlo sul nastro della videocamera.
Proseguiamo verso il pozzo cascata. Stavolta sono io l'ultima a scendere e in attesa del “liberaaa” mi guardo bene attorno, osservo scrupolosamente ogni concrezione, ogni angolo che mi è possibile raggiungere con la luce del caschetto e così, girandomi come una folle, noto una bellissima colata di calcite che mi era sfuggita l'ultima volta. Continuiamo a scendere, giù, pozzo dopo pozzo...ma non finisce mai sta grotta?
Finalmente arriviamo al vecchio fondo e così, mentre ognuno agguanta il cibo che s'è portato da casa, Ceres allestisce l'angolo del thè sfoggiando il suo nuovissimo fornellino da campo. Ma non finisce qua, altra chicca da principe: il limone per il thè...non ci facciamo mancare proprio nulla! Sorseggiando il thè con il limone ( o meglio, il limone con il thè!).
Ceres prende appunti sul suo stupendo taccuino da grotta mentre noi chiacchieriamo del più e del meno, tra i racconti di Maddalonza e le grasse risate di Simone, ridotto alle lacrime.
È arrivato il momento di risalire. Io e Riccardo cominciamo a fare strada. È incredibile come ogni volta, al ritorno, mi sembra di attraversare una grotta diversa; è una sensazione strana, sono un po' disorientata e allo stesso tempo stupita da come cambia la prospettiva, da tutto quello che mi perdo quando, andando avanti, non mi guardo indietro. Ho trascorso 5 minuti osservando il vuoto sotto i traversi, sentendomi infinitamente piccola; poi, raccogliendo un po' di coraggio, ho proseguito, parlando sottovoce un po' con la grotta, chiedendole di non farmi scherzi, un po' con le mie gambe per farmi forza. Impagabile la soddisfazione che si prova dopo averli attraversati! Arrivati alla base del 35 io e Riccardo, ci accasciamo comodamente per terra in attesa degli altri tre. Maddalonza arriva sentendosi come la tizia di “Wild” e approfitta della pausa per far svaporare l'olezzo della tuta di Simone...il suo deodorante è servito a ben poco. Nel frattempo arriva Simone, ferito nell'orgoglio per non puzzare per come si deve...ha scoperto un piccolo segreto: per non puzzare basta lavarsi, chi lo avrebbe mai detto!
Una volta riuniti, si continua l'ascesa. La disarmata dell'ultimo pozzo tocca a Riccardo mentre Maddalonza sfreccia fuori come un fulmine, (deja vu) per gli impellenti bisogni che tratteneva ormai da troppo tempo. Sono le 20 passate e ad accoglierci fuori c'è un meraviglioso cielo stellato e una temperatura dopotutto sopportabile.
Arriviamo in macchina, ci cambiamo senza troppe sofferenze e ci incamminiamo, prima verso Isnello per posare le chiavi, poi a Collesano dove, per reintegrare liquidi e sali, ci rifocilliamo con patatine e olive accompagnate dal nostro bel bicchiere di birra. Ci riammassiamo in macchina e, coccolati dal tepore del riscaldamento, facciamo strada verso Palermo.
E, nel silenzio della stanchezza, mi rigirano nella testa quelle 5 parole che qualcuno aveva pronunciato qualche istante prima: “il Vento non delude mai!”.
Notizia di: Nina
Video di: Ceres
Partecipanti: Simone, Ceres, Nina, Maddalonza e la Triste Figura