Un dolce addolcisce la vita! Questa è la massima del giorno che mi ha fatto guadagnare questo onere. La meta prevista di oggi è Santa Ninfa, dobbiamo completare il lavoro cominciato qualche relazione fa. È da un po’ che non faccio uscite. Questa è la prima dal rientro dalle vacanze e non vedo l’ora. Il viaggio come sempre è sereno e passa in fretta, tra le mie massime (vedi sopra) e la pioggia che entra sin dentro la macchina sicuramente non ci siamo annoiati. Adesso che siamo arrivati a Santa Ninfa ci vestiamo dentro il casotto, più o meno spiati da quelli che stavano dall’altro lato, e io mi metto finalmente il mio nuovissimo e caldissimo sottotuta.
Tutto è pronto: i maschi prendono i sacchi pesanti e noi piccole donzelle quelli più leggeri. Arrivati davanti l’ingresso scopro che oggi sarò l’addetta alle foto. Finalmente! Un po’ di foto con una prospettiva sausesca, fatte da me! Scendiamo e subito cominciamo a sistemare le nuove corde al posto delle vecchie. Ascoltando le spiegazioni su come si fanno i nodi e gli armi, provo ad immortalare quei momenti cercando di imprimere tutte quelle emozioni che provo vedendoli.
Più ci inoltriamo verso l’interno e più mi accorgo di quante cose mi piacerebbe immortalare e scatto sempre più foto. Tra quelle mosse e quelle che non mi convincevano non smettevo mai di scattare. L’armo procede e, tra un otto inseguito da 10 metri di corda che non veniva mai bene e nodi sciolti e rifatti, superiamo il primo tratto. Da li comincia una corsa infinita. Mr. V, Simone e Gianfranco improvvisamente spariscono nel buio.
Io e Nina, che aveva poca luce, rimaniamo un po’ indietro e procediamo praticamente da sole in grotta. Così con le sole nostre due luci la grotta sembra un’altra. A ognuna delle due sembra di non essere mai state in quei posti. Procediamo, neanche sicure che la strada sia quella giusta (ma era l’unica non potevamo sbagliare!) quando finalmente alla fine di quell’infinito buio vediamo le luci di quei tre. Erano nel punto peggiore della grotta (a parer mio). Davanti a loro si presentava un tratto totalmente infangato. Di quel fango dove si sprofonda e se ti fermi è la fine. Cosciente di ciò aspetto che gli altri si allontanino un po’, per farmela di corsa.
Ma neanche faccio tre passi che senza accorgermene mi si toglie uno stivale e cado nel fango. Il problema è stato rimetterselo. Fortunatamente con l’aiuto di Nina e un po’ (tanto) sforzo siamo riuscite a infilarlo. Continuiamo ad andare avanti, ma non con il solito passo da “turisti” di grotta, come cioè siamo sempre abituati a fare. Procediamo invece abbastanza velocemente. Eravamo li per il nostro lavoro, quindi cerchiamo di arrivare allo step successivo il prima possibile.
Nei rami attivi della grotta mi accorgo come nonostante l’andatura incalzante, il fango e l’acqua, riesco a tenere il passo, a camminare come una speleologa cristiana e superare piccoli ostacoli con tecniche un po’ più eleganti rispetto al mio solito stile. Può sembrare poco, ma quando ho cominciato non ci avrei mai creduto. Forse qualcosa la sto imparando in questi anni.
Il lavoro continua, le candide corde nuove e bianche ritornano subito color fango alla nostra prima discesa (o salita), ma nonostante ciò la differenza con l’armo precedente si nota. Infangati e bagnati usciamo. Fuori, per fortuna, c’è ancora luce. E’ una cosa che mi mette proprio di buon umore. Arrivati nuovamente al casotto il più velocemente possibile ci cambiamo poichè c‘è un’altra meta che ci aspetta: Il Biviere.
Un’altra zona della riserva, purtroppo piena di spazzatura, alla fine di una scarpata. Appena arriviamo ci accolgono due splendidi cani bianchi a macchie nere che ci osserveranno durante tutta la permanenza. Si cala Mr V. per vedere un po’ la situazione. Simone comincia a fare l’armo, un armo che ancora non avevo visto: nn super coniglio attaccandolo alla jeep di Mr V. Wow. Scoperto cosa c’era alla base di quella scarpata Mr. V torna con un campanaccio da pecora legato all’imbrago che disturba molto i due cani, soprattutto il maschio. Adesso mi sa che abbiamo proprio finito.
C’è ancora luce e noi siamo già pronti a tornare a casa. Durante il viaggio di ritorno i paesaggi la fanno sempre da protagonista. Forse perche si è più stanche, si parla di meno e si osserva di più quello che ci circonda. Fatto sta che prima ammiriamo un arcobaleno che si apre proprio davanti a noi e poi il sole, che durante il suo “percorso” verso il tramonto riesce a regalare sempre dei magnifici spettacoli.
Di quelli ipnotizzanti che non smetteresti di guardare e che neanche la mia compagna macchina fotografica riesce a rendere quella bellezza. La bellezza di un sole che nascosto da un nuvolone nero lascia passare i suoi raggi che, come fari, illuminano con grande precisione il mare, di un blu intenso, e il cielo che non fa più paura.
Notizia e Foto di: Sausa
Partecipanti: Sausa, Nina, Simone, Mr.V e Gianfranco.