La corrente ci spinge verso
dentro, quasi come se ci stesse invitando, quando finalmente arriviamo alla
famosa sala "quattro stagioni". Ecco, ora l'aria comincia ad essere
più calda ma tutto sommato ancora piacevole. Da qui possiamo raggiungere il
Pozzo Trieste, un bestione alto 100 m, ma dobbiamo dividerci in due gruppi per
evitare di accalcarci e sostarvi troppo a lungo perché è proprio lì che le
condizioni diventano quasi proibitive.
Giro l'angolo ed eccolo
li...sembra che il Nulla abbia divorato una parte della grotta; è un buio
talmente enorme che anche con i faretti non riesco a vedere la parete opposta e
siamo così in alto che il fondo possiamo solo provare ad immaginarlo.
Però in quel buio succede
qualcosa: si sente lo stillicidio, il rumore intenso delle gocce che cadono,
sembra quasi pioggia. Mentre mi sforzo di dargli una forma tra le nuvole di
vapore, Mr. V cerca di fare le foto, ma anche questa operazione diventa una
vera e propria sfida, con l'obbiettivo che si appanna senza sosta per il
continuo condensarsi dell'umidità.
E anche noi ci ritroviamo quasi
immediatamente zuppi come se stessimo annegando nell'umidità. Prima di poterci rimanere secchi, anzi
lessati, torniamo alla sala dove ci attendono gli altri e dove possiamo trovare
un pò di refrigerio.
Nonostante stia dettando le sue
leggi severe, la grotta si mostra fragile, ricoperta di croste che si
sbriciolano al solo tocco e dobbiamo essere delicati.
Ciò che mi fa più impressione,
non so bene perché, è un palanchino arrugginito, fissato lì, sul bordo, che si
butta nel buio e tanto mi intimorisce che mi ci avvicino con cautela. Anche
stavolta, passata la mezz'ora di sicurezza, torniamo indietro, riposandoci e
riacquistando una temperatura corporea ragionevole in una sala più fresca. Ma
ancora non siamo sazi e proseguiamo verso l'ultima tappa che ci porterà ad
affacciarci sul Pozzo ancora più in basso.
A separarci dalla
"finestra" però c'è un piccolo pozzo, roba da poco a guardarlo. A
guardarlo! Anche se qui le condizioni sono più sopportabili ci sono comunque
temperature e umidità elevate e 10m per me diventano magicamente faticosi come
se fossero stati 40m. Arriviamo giù e finalmente, sporgendomi leggermente e
muovendo i faretti, riesco a vedere bene il fondo, cosa che mi dà una strana
soddisfazione.
Adesso sono sazia, siamo sazi, e,
dopo qualche altra foto, possiamo tornare indietro. Recuperata tutta la roba
che avevamo lasciato al fresco, facciamo strada verso l'uscita e piano piano
abbandoniamo il caldo e l'umidità soffocanti per buttarci nella frescanza della
sera.
Tutti sopravvissuti all'impresa,
torniamo alla jeep, ci cambiamo e facciamo strada per Palermo, non prima però
di concederci una sosta al bar, giusto per ricaricare le energie quel tanto che
basta per arrivare a casa su entrambe le gambe.
Notizia di: Nina
Foto di: Mr. V.
Video di: Ceres
Partecipanti: Mr. V., Sausa,
Ceres, Nina, Maddalonza, Lombrellone
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"Le Taddarite"