domenica 14 giugno 2020

Parlar di foto con Alessio Romeo


In questo strano periodo in cui moltissime attività si sono fermate a causa del COVID-19 e dei vari decreti distanzianti pubblicati, la capacità di stare insieme e condividere storie ed esperienze, si è spostata sul piano del virtuale.
O meglio, le storie, la passione, le azioni sono rimaste reali come le parole e i gesti impiegate per trasmetterle; quel che si è virtualizzato è stato il modo di connettersi, di stare insieme.
Diversi gruppi speleologici hanno organizzato degli interessanti e ben prodotti incontri per allietare pomeriggi casalinghi, chiacchierando con diversi speleologi e approfondendo molte tematiche del mondo ipogeo. Altre associazioni hanno prodotto dei podcast per portare, almeno con l’immaginazione, in posti lontani, in grotte incredibili… C’è chi ha organizzato degli incontri più tecnici, come quello riuscitissimo che la Federazione Speleologica Toscana ha indirizzato sul rilievo topografico ipogeo.

Noi Taddarite, abbiamo approfittato di questo periodo di pausa per dare una sistemata a diversi dei nostri documenti, per fare delle riunioni virtuali, ma anche per “incontrarci” con un caro amico e parlare di fotografia.
Con Alessio Romeo (https://www.facebook.com/romeoalessiophotography), abbiamo passato due piacevoli serate, facendoci raccontare il suo modo di far foto e chiedendogli molti e molti consigli. 

Abbiamo parlato, all’inizio, di attrezzature e di tecniche, di regole e molto di trucchi per riuscire a comporre e poi realizzare degli scatti in grotta!

Nella seconda serata abbiamo provato a lavorare le nostre fotografie, con appositi software, per poter migliorare, correggere e/o stravolgere gli scatti fatti in grotta.

Per quanto l’idea originale fosse di strutturate un vero e proprio corso e andare anche in grotta con Alessio per realizzare insieme le foto su cui poi lavorare, l’incontro a distanza è sicuramente servito e ha innescato quel processo di voglia di sperimentare e migliorare nel far foto che comunque ci piacerebbe ugualmente completare, ospitando quanto prima Alessio in Sicilia!

sabato 30 maggio 2020

“LO ZEN E L’ARTE DEL TIRO COL… LASER”


Giovedì 28 maggio, si è concluso il ciclo di quattro incontri organizzato dalla Federazione Speleologica Toscana che, per la gioia di numerosi speleologi da tutta Italia, ha prontamente realizzato l’idea di Davide Viola; la quale, a fronte dell’emergenza causata dal Covid-19, non poteva che sfruttare una piattaforma online per sfortuna/fortuna.
La proposta, infatti, è stata accolta da almeno 150-200 speleologi (di cui anche 3 della nostra associazione) che, da N a S e da E ad O, hanno partecipato simultaneamente ad un corso, tutt’altro che ordinario, di rilievo in ambiente ipogeo.
Nonostante la quantità notevole di partecipanti, è stato come riunirsi al bar con 2 o 3 amici, come accade in seguito ad una passeggiata in montagna (magari)! Gli incontri sono stati moderati da Marco Innocenzi, Presidente della FST, praticamente l’amico che organizza le bicchierate. Ce l’abbiamo tutti uno così, l’amico del “Ehi ragazzi, facciamo alle 21:15?”. L’atmosfera era conviviale e i temi trattati di estremo interesse.
Tra i numerosi partecipanti, Federico Cendron, papà di cSurvey e Marco Corvi, ideatore di TopoDroid al quale dobbiamo la nostra gratitudine, ha offerto un contribuito fondamentale.
Durante gli incontri distribuiti in due settimane, il grande auditorio ha prestato attenzione alle preziose parole di Leonardo Piccini che ha condiviso la sua esperienza più che decennale in ambiente ipogeo. Nello specifico abbiamo affrontato il tema del rilievo dalle tecniche più primitive a quelle più moderne, l’importanza di condurre delle esplorazioni intelligenti e la necessità di realizzare e fornire una documentazione, tanto scientifica quanto alla portata di chi ignora questo straordinario mondo sotterraneo in cui abbiamo il privilegio di muoverci!
Abbiamo imparato che il vangelo dello speleologo rilevatore impone tiri essenziali e, soprattutto, corti. Del resto, è ben noto che la gara tra chi ce l’ha più lungo non è mai stata produttiva. Inoltre, dal momento che la rappresentazione in scala non può prescindere dalle misurazioni, farle bene è alla base di qualsiasi buon risultato.
La folla di speleologi si è animata su un tema caldo quale il rilievo dei pozzi o dei camini, tanto belli quanto rognosi, soprattutto se la natura si è divertita con le sue stranezze per sovvertire qualsiasi regola geometrica!
Il trucco è avere conoscenza, esperienza, strumentazione idonea (non per forza costosa), una squadra affiatata e, non per ultimo, la mano più ferma del sottosuolo! Come nello storico Far West, lo speleologo deve afferrare lo strumento e “sparare” il colpo giusto in meno tempo possibile. A tal proposito, è necessario prestar sempre attenzione al tempo, per quanto affiata possa essere la squadra, qualcuno potrebbe pensare di abbandonar finalmente lo speleologo dal rilievo perfezionista.
Abbiamo imparato che, come in ogni faccenda della vita, è fondamentale l’equilibrio, al quale ogni speleologo, da quello dal tiro lungo al disegnatore ossessivo del dettaglio, dovrà ambire per ottenere il miglior risultato possibile; senza mai dimenticare che il rilievo è un’azione di interpretazione e, pertanto, soggettiva (che non vuol dire negativa).
L’ultima sera, Danilo Magnani ha trattato il tema della restituzione del modello 3D e delle infinite opportunità che può offrire, sfruttando come esempio di straordinario interesse niente di meno che le meravigliose grotte delle Alpi Apuane. Grazie all’utilizzo dei dati del Catasto, del GIS, di Google Earth, della cartografia di varia natura, di rilievi in costante aggiornamento e, infine, grazie alla realizzazione di tale modello è stato possibile far “esplorare” le Alpi Apuane da casa e, quindi, far riflettere sul futuro dell’attività speleologica.
È curioso come un gruppo di spostati che, in genere, si immaginano stanchi, sudati, sporchi e voracemente affamati, possano affrontare argomenti di estrema raffinatezza tecnica e scientifica. Per saperne di più vi consigliamo di rivedere le registrazioni “Lo zen e l’arte del tiro col… laser” nella pagina Facebook delle FST.
Al termine di queste chiacchierate informali, circa i temi più inusuali che ruotano intorno al rilievo ipogeo, i nostri cuori non sperano altro che vivere numerose altre avventure, insieme e in sicurezza, nell’affascinante mondo ipogeo che a gran voce ci chiama e che non vediamo l’ora di condividere.

Claudia De Giorgi

giovedì 27 febbraio 2020

Una giornata Santaninfese


Nella giornata del 22/02/2020 siamo partiti da Palermo alle ore 08:00 per dirigerci verso Santa Ninfa (TP). 
Eravamo un gruppo di quattro persone: io, Petra, Marili e Marco e, ad attenderci a Santa Ninfa, c’era Gianfranco che lavora alla Riserva Naturale "Grotta di Santa Ninfa". 
L’obiettivo della giornata era visitare tre inghiottitoi nella riserva, o nell'area immediatamente adiacente, considerando che da parecchi anni questi non venivano visitati.
Dopo essere arrivati nella sede della Riserva e aver incontrato gli operatori e i ragazzi che effettuano il Servizio Civile Nazionale lì, abbiamo preparato il materiale e l’attrezzatura speleologica.  
Ci siamo poi spostati verso il primo inghiottitoio: L’inghiottitoio del Biviere



Per accedervi è stata necessaria una ‘’pulizia’’ della parte finale sentierino di accesso, a causa della vegetazione che cresce molto rigogliosa a causa dell'acqua del Torrente Biviere, che scorre lungo la valle cieca e si ingrotta nell’inghiottitoio. 
Per la visita in questa grotta non è stata necessaria la progressione su corda, ma una arrampicata/disarrampicata tra alcuni massi rocciosi.





Lo spettacolo offerto, una volta arrivati sul fondo del primo dislivello era una cascata con un salto di circa 4 metri che terminava in un laghetto. La grotta presentava un pavimento concrezionato, che terminava in un altro laghetto dove il rivolo d’acqua del Biviere scompariva. 
Abbiamo notato la presenza di fauna con un grosso rospo che ci aspettava nell’ultimo laghetto, un simpatico ratto e all’ ingresso un piccolo pipistrello.
Non abbiamo potuto recarci presso il secondo inghiottitoio che pensavamo di visitare, poichè i terreni adiacenti erano tutti recintati.

Quindi ci siamo diretti, nell’Inghiottitoio Triste dove tra i terreni pieni di "veleno", in mezzo a enormi blocchi di roccia e un grande albero di fico, ci aspettava un pozzo profondo 20 m!   
Marili e Marco hanno armato il pozzo dove siamo scesi con le attrezzature. 
Il pozzo si presentava molto stretto e profondo, proseguiva con gallerie meandriformi molto strette. 
Nel silenzio della grotta si sentiva l’acqua che si andava ad accumulare e poi a cadere; un po’ come il water della sede!!!
Infine c’erano delle cascatelle che terminavano con un laghetto che sifonava. Certo che era davvero Triste!
Siamo tornati a Palermo intorno le 19, tutti bagnati e stanchi ma felici di aver visto questi bellissimi posti. 

Notizia di Brigida
Partecipanti: Brigida, Petra, Marili, Marco