Il sabato è volato tra i profondi pozzi del purgatorio, le acque cristalline di Calamancina e la nottata quasi insonne passata ad ascoltare il vento che sembra voler portar via le tende, ma il sole è sorto e........Mai più ritornerà lunediiiii, saràààà sempre domenica siiiiii! (eh si un altro tormentone di Simone).
Ci attende una giornata felice e spensierata quindi facciamo
la prima colazione, smontiamo le tende e salutiamoil mare, i sassi e le
caprette abbarbicate in cima alla montagna, che ci hanno ospitati.
Direzione Zubbia di San Vito e poi mare, tanto mare; prima
però è necessaria la seconda colazione, al bar a San Vito, con cornetti,
krapfen appena sfornate e chi più ne ha più ne metta. Riempito per bene lo
stomaco guidiamo fino al luogo di ingresso alla grotta; io mi guardo intorno e
penso che è incredibile che tra case e terreni desertici possa trovarsi un
piccolo mondo sommerso, eppure c'è, il piccolo ingresso è lì pronto ad
accoglierci. La discesa è breve e ci troviamo in uno stanzone in cui possiamo
liberarci degli imbraghi, tanto non serviranno; il percorso infatti è tutto
orizzontale, cunicoli, strettoie e stanze. Nell'attesa di iniziare ad
avventurarci scopro che molti di noi non
hanno mai visto questa grotta ma tutti
conoscono storie, riguardo alcuni di noi che anni fa si sono persi tra i suoi corridoi e
sul famoso filo di Arianna(ma cu è Arianna?!); ed eccolo là il filo, iniziamo
ad avventurarci seguendolo, ci guiderà fino all'ultimo cunicolo. Purtroppo la
prima cosa che si nota è il passaggio dell'uomo, concrezioni distrutte,
batterie, parti di bracciali fluo(o non so cosa siano ma comunque sono fucsia
fluo), scritte di tutti i tipi e due graziose lattine di fanta, ormai pezzi
d'epoca, e già pensiamo che la prossima volta potremmo cercare di ripulirla un
po'. L'avventura di oggi è del tutto opposta a quella del giorno precedente,
passiamo infatti due ore piene strisciando e gattonando alternando ai cunicoli
qualche stanza in cui è bello guardare le bellezze del mondo sotterraneo, ma
anche fermarsi a chiacchierare insieme e far abbassare la temperatura, infatti
fa mooolto caldo, si suda e si senteeee!Siamo tutti assetati, qualcuno chiede
l'acqua ma poi si deve accollare il sacco e rotolare con lui tra le strettoie.
La mia sensazione è che questa sia una grotta “sociale”, utile per imparare a
muoversi e destreggiarsi; ci spostiamo insieme, ci aspettiamo, cantiamo, ci
riposiamo nelle zone più spaziose. Qualcuno resta incastrato nelle strettoie e
qualcun altro ci lascia pezzi di tuta. Io mi trovo bene, a mio agio, mi diverto
come in un parco giochi “speleo” con scivoli, cunicoli e buchi; mi dicono che
c'è anche il “cesso” di roccia ma a me sembra un grosso cuore rotondo(punti di
vista).. .. Mi dispiace scoprire che ad un certo punto il filo finisce e ci tocca tornare indietro. Mentre usciamo
leggiamo su una roccia la scritta di un vecchio gruppo con data 16/06/1965, praticamente siamo
entrati dopo 50 anni precisi e per me è emozionante pensare che ci sono passate
altre persone e altre ci passeranno dopo di noi, ma allo stesso tempo resterà
un luogo sconosciuto per le persone “normali”, un luogo cui solo pochi
fortunati possono accedere e chissà se hanno provato e proveranno le stesse
sensazioni che provo io. È il momento di salutare questo piccolo mondo fangoso.
Ci ritroviamo tutti alle macchine, ci cambiamo e dopo un pranzo veloce andiamo
verso il mare. La spiaggia di San Vito ci aspetta. Prima però una bella granita
per rinfrescarci sia dentro che fuori. Dalla grotta calda all'acqua fresca, una
giornata perfetta. In mare si gioca a palla come bambini e nel tentativo
disperato di fare dieci palleggi restiamo a mollo per due ore finchè a Ponzio
non diventano le dita a vecchietto e le labbra blu, quindi capiamo che è il
momento di uscire e cuocersi al sole. Anche le migliori giornate purtroppo
devono finire e cosi raccogliamo le nostre cose e dopo una serie di altre
mangiate tra gelati, pizze e acqua con le palline, ci accingiamo mesti mesti,
mogi mogi a tornare alle nostre vite. Saluti baci e abbracci e tutti a casa.
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"Le Taddarite"