E se l'ultima uscita era a km 0
stavolta di chilometri ne abbiamo macinati parecchi!
Come ogni trasferta che si
rispetti, anche quella di questi due giorni inizia con un viaggio e, pur
essendo soltanto in due stavolta, la compagnia non manca: le acque dell'Imera
ci scorrono accanto e ci accompagnano per buona parte della strada e quando i
nostri percorsi si dividono e ci lasciamo alle spalle le montagne e il sole per
gettarci nella Piana di Catania, ecco davanti a noi la migliore delle compagne
di viaggio. Turbolenta, inquieta ma sempre maestosamente elegante, l'Etna ci
dice che la nostra prima tappa non è troppo lontana.
Stasera infatti saremo
ospiti degli amici del CSE, a Catania, dove si terrà l'Assemblea della
Federazione Speleologica Regionale Siciliana. Arrivati a destinazione notiamo
con piacere che per entrare in sede dobbiamo scendere delle scale... anche loro,
come noi, animali del sottosuolo... anche in abiti civili!
Mr. V comincia a
salutare mentre io, un po' spaesata, cerco di associare facce e nomi,
operazione generalmente piuttosto impegnativa per me... ma ho scoperto che tre
ore e mezza di assemblea possono fare miracoli! L'assemblea si conclude alle
22,30, giusto in tempo prima dell'imminente implosione da pititto feroce.
Dopo aver avvinghiato qualche pezzo di pizza
recapitata in loco, ci intratteniamo ancora un po' scambiando quattro
chiacchiere. La stanchezza però comincia a bussare e siamo ancora lontanucci
dalla seconda tappa della giornata. Infatti, approfittando della trasferta e
dell'ospitalità dei ragazzi dello Speleo Club Ibleo, ci faremo guidare
l'indomani in un mini tour nel ragusano. Salutati tutti, quindi, ci rimettiamo
in macchina e cominciamo a fare strada verso Pozzallo, dove ci aspettano un
paio di letti veri (trovo questa cosa sempre molto commovente!) a casa di
Giovanni.
Ma si sa che per i ragusani la bottiglia di vino è un'estensione
naturale del braccio e quindi, prima di andare a nanna, pianifichiamo con i ragazzi la giornata
seguente, tra chiacchiere e bicchieri di vino. E poi eccolo lì, meraviglioso
letto, finalmente...
Quando apro gli occhi, l'indomani
mattina, sono già tutti svegli. Io sono stranamente bradipesca e in realtà mi
ci vorranno ancora un paio d'ore e caraffe di caffè per svegliarmi e attivare
almeno un paio di sinapsi. Mentre ci dirigiamo al bar dove abbiamo appuntamento
con Dario e Ciccio, mi scorrono davanti i paesaggi che la sera prima il buio
nascondeva. I muretti a secco e le stoiche casette in pietra, circondate da
prati verdi, sembrano in lotta con il tempo e a guardarle dal finestrino pare
che effettivamente alcune di loro se la stiano giocando discretamente bene la
partita.
Lasciato un cowboy a guardia di tutto e compattato il gruppo nella
macchina di Giovanni, facciamo strada per la meta del giorno: una piccola
grotta orizzontale che si apre sulla parete di un canalone scavato dal
Tellesimo. Quando lasciamo la macchina e cominciamo a camminare a piedi,
effettivamente mi sembra di vedere solo un rigagnolo che si fa timidamente
strada nel terreno, ma a poco a poco quel minuscolo canale cresce e comincia a
incassarsi nelle rocce... più andiamo avanti più il canalone diventa -one.
Il
sentiero per l'avvicinamento è molto comodo e in poco tempo arriviamo
all'ingresso della grotta, un piccolo pozzetto verticale che, uno ad uno,
scendiamo "comodamente" in arrampicata, scegliendo accuratamente e
con attenzione quasi maniacale le rocce a cui tenersi, visto che molte di
quelle sembrano stare lì solo per il sadico piacere di sfidare la forza di
gravità! Mentre Dario fa strada, i ragazzi ci raccontano di come hanno
cresciuto e si son presi cura di questa piccola ma bella grotticina, da quando
era poco più che un minimo pirtuso pieno di massi e terra. Ci attardiamo più
del previsto al suo interno perchè, tra concrezioni e specchi d'acqua, arriva
sempre l'ispirazione per una (mille) foto, fino a quando la strada non ci viene
sbarrata da un bel sifone.
Una corda si immerge nell'acqua limpida e sparisce
sotto le rocce, ma a noi, non ancora dotati di branchie, tocca tornare indietro,
nella direzione opposta.
Risbucando fuori, il sole caldo e la bella giornata
(alla faccia dell'allerta meteo!) ci corteggiano così tanto che alla fine optiamo per una passeggiata tranquilla, giù
per la valle, lungo il sentiero, inseguendo le acque del Tellesimo.
Pioppi e
salici diventano i birilli della nostra gincana e, destreggiandoci nel sottobosco, arriviamo ad
una delle sorgenti minori.
Qui, l'acqua che sgorga direttamente dalla roccia,
sembra inizialmente volersi nascondere dietro la sua tendina fatta di
travertino per poi abbandonare la timidezza e tuffarsi in un piccolo laghetto
cristallino.
Come si fa a non rimanere affascinati da tanta bellezza?! Ed
effettivamente ormai da un paio di ore sono quasi totalmente dissociata dal
gruppo, li ho sbattuti fuori dal mio
momentaneo universo parallelo! La strada del ritorno e la fame mi riportano sul
Pianeta Terra e tra quei quattro chiacchieroni che nel frattempo hanno
progettato tutto. E così, prima di andare a Modica per un bel pranzetto modicano,
passiamo a salutare Angelo che purtroppo oggi non si è potuto unire a noi causa
lavoro. Il pranzo mette a dura prova la mia resistenza e, dopo 572 chili di
cibo e altrettanti litri di vino, riusciamo ad alzarci, anche se trovo qualche
difficoltà a vincere la forza di gravità che mi schiaccia sulla sedia.
Passeggiatina digestiva per le strade di Modica, caffè e... arriva il momento di
tornare a Palermo. Ci aspetta un bel viaggetto e quindi salutiamo gli amici
dello SCI e ci mettiamo in marcia... sono un pò stanca, forse potrei pure
addormentarmi ma povero Mr. V! e poi che piacere c'è? La meta sarà pure
importante ma anche i viaggi meritano di essere vissuti, sempre, dall'inizio
alla fine.
Partecipanti: Nina, Marco, Dario, Ciccio e Giovanni
Foto di Nina e Marco
Notizia di Nina
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"Le Taddarite"