giovedì 26 settembre 2013

Grotta del Garrone 25 settembre 2013


Esistono emozioni nella vita che inducono a cambiare i propri passi e compiere azioni che stravolgono piacevolmente i piani, anche solo per una mattinata.

Una di quelle è proprio la sensazione che si ha quando si entra in grotta. Quando il piede lascia il sentiero sicuro, dal suolo arido di polvere battuta dal sole, e lo si poggia sul terreno umido della pancia della terra. L’ingresso alla grotta del Garrone oggi, come ogni volta, mi fa proprio questo effetto. C’è un ampio varco che illumina noi e il suolo verdissimo, punteggiato di Lingue di cervo (Phyllitis scolopendrium). Dietro un magnifico panorama che da sul Lago di Piana degli Albanesi, davanti l’enorme illusione di un’ancestrale pancia materna, dal quale si è costretti a uscire con disumana fatica.

Per arrivarci c’è un ripido sentiero sassoso che affronto con molta calma assieme a Luisa e Vattano, che oggi ci ha fatto la bellissima sorpresa di portarsi il piccolo Alfredo, in perfetta tenuta da speleologo. Scopo della giornata è quello di trovare alcuni campioni per sottoporli a delle analisi. Il Garrone si rivela una piccola grotta orizzontale dall’ingresso stupendo ma dall’interno assai mediocre. Arriviamo al fondo dopo poche decine di metri. Le concrezioni sono completamente distrutte, asportate da chissà chi. Il piccolo laghetto di acqua cristallina è punteggiato di bottiglie di vetro, scatolette di tonno e cartucce di fucile. La delusione iniziale però pian piano svanisce. L’odore di umido e di fango, i rumori ovattati e l’ambiente in generale mi danno quella piccola scossa di adrenalina che poche cose, oltre alle grotte, sanno darmi. E poi è impossibile non essere di buon umore con la parlantina e le risate allegre del piccolo Alfredo. Mentre Vattano cerca un campione ideale, perennemente tenuto sott’occhio dal figlioletto che non lo perde di vista un attimo, io e Luisa giriamo un po’ tenendo Alfredo per mano. Qualche foto, qualche annotazione e in meno di un’ora siamo fuori col nostro bel campione, anche se Vattano non pare molto soddisfatto. 
 

Saliamo verso l’ingresso e Alfredo esclama “che bel verde!” accarezzando le piantine che crescono a decine sul suolo sempre più illuminato. Guarda l’ingresso e col viso illuminato dal sole ci regala il più bel sorriso della giornata. Il ritorno a un mondo epigeo conosciuto e la sicurezza della luce non sfuggono nemmeno a lui. Tempo di una merenda e siamo di nuovo in macchina. Peccato, avrei voluto durasse di più, si vede che oggi era giornata di speleologia “in pillole”…


Notizia di Totò
Partecipanti: Luisa, Totò, Alfredo e Marco




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