lunedì 23 luglio 2012

21 e 22 Luglio 2012 - Santa Ninfa e il (TEMUTO) Sifone

E’ sabato mattina.
E’ il mio primo giorno d’estate.
Quella vera però, calda e libera, non un surrogato da cartolina a cui siamo abituati noi universitari. Ma allora perché la sveglia sta suonando? Sono solo le 7:00…
La voce di Luisa mi riporta alla realtà di botto. Oggi andiamo a S.Ninfa. Giusto il tempo di raggiungere gli altri e tra l’esodo panormitano del sabato mattina e un improbabile balletto dandy eseguito da Ponzio e Ceres sul suo santanino decappottato, arriviamo alla sede della ”RNO Grotta di Santa Ninfa” che ha luogo niente-poco-di-meno-che nel bellissimo Castello Rampinzeri.
Sono circa le 10:00 quando cominciamo a scendere verso l’ingresso della grotta. E’ la mia prima grotta dopo il corso speleo, sono l’unico corsista, mi circondano ben undici (!!!) speleologi …e me la sto facendo sotto. Già perché da notizie certe ho saputo che oggi a metà grotta ci sarà un terribile sifone stracolmo di acqua congelata nella quale dovrò immergermi completamente. Nella mia testa è qualcosa di veramente mostruoso: un tunnel interminabile con l’acqua alta, cosparsa di creature che ti acchiappano per i piedi mentre passi, iceberg ovunque e qualche malintenzionato pinguino che nuota qua e là.
Chi mi conosce bene sa infatti quanto l’acqua fredda per me rappresenti un ostacolo temuto.
Tra noi c’è un odio formale, almeno quanto quello che c’è con le blatte, Vasco Rossi e le cene coi parenti.
La grotta è stupenda come mi aspettavo (forse anche di più!).
Vattano dirige i lavori per il rinnovo dell’armo e io cerco di apprendere il più possibile. Ma tra collante, trapano, fix, spit, frischi e pirita quello che ne ricavo è soltanto una gran confusione. Per fortuna Gianfranco mi salverà portando me e qualche altro schiffarato nel ramo delle concrezioni, dove nidiate di arruffati cristalli di gesso tappezzano le pareti creando quella che sembra una foresta cristallizzata, orlata qua e la da ghirigori bianchi di carbonato di calcio. Purtroppo però a distrarmi e a farla da padrone è l’ansia, che aumenta ad ogni passo. La avverto stretta attorno al collo, come un pitone.
Alla vista del ramo attivo quasi comincio a tremare. Acqua! Acqua ghiacciata!
Ma quando vedo il sifone (che nicu!) mi sento avvampare dentro e con la grazia di un ippopotamo brachidactilo mi tuffo. E in quel momento sono felice. Perché il dubbio che mi tormentava da giorni è scomparso, lavato via da quell’acqua gessosa, ed un’altra paura della mia vita è superata e adesso ci scorreggio sopra! Successivamente mentre gli altri lavorano ci addentriamo sempre di più, alla scoperta di pisoliti, enormi corridoi di gesso che brillano tutto attorno, sciami di cannucce e concrezioni gessose dai colori incredibili. Meraviglia! Il ritorno è abbastanza veloce per una grotta che comunque non ha grande sviluppo verticale. Ad ogni passo verso l’esterno sono sempre più euforico. Ed ecco che esco dalla grotta, per primo. Tutto cambia radicalmente, così di colpo che quasi barcollo. Luce forte. L’aria calda di luglio mi investe in viso e attorno a me è tutta una danza di rondini e gruccioni. Il mondo è sempre lì ad aspettarmi, come un vecchio amico.
Né migliore ne peggiore. Nulla è cambiato.
Ma io ho fatto un passo in più nel mio cammino personale…
Sono soltanto le 18:00, il resto del pomeriggio lo impiegheremo a sciacquare gli imbraghi come dei provetti orsetti lavatori, mentre Mr. V. con alcuni suoi pargoli andrà a fare un salto alla Volpe Rossa . La sera passa troppo velocemente tra un callozzo di sasizza e una fetta di pancetta (ma non erano puntine di maiale?!?) e a mezzanotte sono già tra le bracca di Morfeo (che non è quello del circo…).

Il giorno dopo sono l’ultimo a svegliarmi, dato che gli altri sono in piedi da due ore, visto che alle 6:00 del mattino avevano deciso di non avere più sonno e trasformarsi in zombie ambulanti in giro per casa.
Un paio di caffettini, foto alla super Sayan, gara a chi fa più cacca e partiamo tutti alla volta dell’Inghiottitoio dei Rovi, grotta che nessuno di noi conosce ma di cui alcuni di noi hanno studiato per benino il rilievo. La grotta fa onore al suo nome e per arrivare all’ingresso dobbiamo farci strada tra una selva di spine a forza di forbicioni, calci e “porco Giuda!”. Una volta arrivati però, all’ombra provvidenziale di un fico si svela ai nostri occhi quello che è uno dei più bell’ingessi che abbia mai visto. La grotta è praticamente orizzontale e relativamente stretta. Anche abbastanza tortuosa. Arriviamo ad un trivio, dove ci dividiamo. Ponzio e Riccardo (alias Pegaso) prendono il ramo in salita. Nina, Simone e Ceres quello più piccolo (un buco!). Io e Luisa saremo i più fortunati scegliendo il ramo in discesa che sembra essere quello più interessante, con continui meandri bassi e larghi e piccole salette dove sgranchire le membra indolenzite. La grotta sembra non finire mai, con un nuovo meandro ad ogni angolo, ma decidiamo di non cercare la fine e tornare indietro per ricongiungerci agli altri. Usciamo che sono le 13:30 e affamati ci rechiamo a Triscina, dove ci abbatteremo come un branco di gibboni affamati sull’ottimo pranzo offerto da  “Casa Gianfranco”, impiegando ben 4 minuti e mezzo per spazzolarci l’antipasto, il primo ed il secondo. Ma prima un veloce bagnetto a mare durante il quale mettiamo a punto la nostre tecniche di “body art” cercando di costruire una barca a vela con i teli da mare e i nostri corpi tonificati dalle gelide acque mediterranee. Poi ci salutiamo con Gianfranco che ci dà indicazioni sullo svincolo in cui ci divideremo da lui…e dritti verso casa che sta per cominciare a piovere!

Il ritorno è un susseguirsi di inconvenienti. Da Ceres che esce dall’autostrada e si ostina a seguire imperterrito Gianfranco quasi fin sotto casa sua, pedinandolo con la sua jeep senza ascoltare i nostri “Ferma! Ferma!!! Ma che m****** fa…”,  (n.d.r. ricordo ai lettori che eravamo in autostrada su un santantino scappottato, noto per la sua refrattarietà alla propagazione delle onde sonore) al micidiale ingorgo che troveremo dall’aeroporto alla città e che ci farà perdere ben due ore bloccati nel traffico.
Ma finalmente alle otto di sera arrivo a casa. Apro il computer, coi ricordi ancora caldi sulla pelle, sorrido e penso al titolo della relazione. Quasi mi sento un altro…

Notizia di: Totò
Foto di: Ceres, Simone e Mr.V.
Partecipanti: Mr.V., Simone, Il Marziemon, SantaninfAngelo, Pegaso, Sausa, Totò, Nina, Ponzio, Ceres, Gianfranco e Giulia












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