E' il giorno della Befana ma di befane non se ne vedranno... anzi!!!
Effettivamente la giornata del 5 gennaio non faceva presagire niente di buono e le previsioni sta volta risultano azzeccate.
Però... interrompiamo nottate in bianco, disfacimenti di alberi di natale e via in auto verso Ciminna e l’inghiottitoio omonimo. Siamo in tre, numero perfetto, numero giusto.
Il tragitto da Palermo è accompagnato dalla pioggia e poi a Baucina e Ciminna... grandine e nevischio. Poco male, in grotta ci sarà più caldo!
Percorriamo le strade di Ciminna, la attraversiamo, e iniziamo a percorrere le strade di periferie e poi di campagna, dove fiumiciattoli torbidi ci fanno sentire un pò dei salmoni in risalita.
l’ultimo pezzo di strada è una trazzera in salita e non asfaltata, e con uno strappo e la potenza del Defender, saliamo e siamo su, sullo spartiacque delle doline vicino la grotta.
Problema!!! come facciamo a uscire mentre fuori grandina di brutto? Ogni 3 minuti una sferzata di chicchi di grandine viene giù e l’effetto e il tamburellamento è anche simpatico dentro l’auto! Decidiamo allora di cambiarci a turno in auto, e di aspettare il momento buono per scappare verso l’ingresso. Indomiti!
L’attesa viene deliziata dalle supposizioni di Luisa e Nina che si sforzano di vedere attraverso i vetri appannati, dove può essere l’ingresso della grotta e da quale dolina si deve passare, visto che chiedendo informazioni hanno saputo che la grotta è a circa shfchtant... metri!
Finalmente dopo una mezz’oretta, il cielo si apre e un pò di calma ci permette di andare verso l’ingresso dell’Inghiottitoio di Ciminna.
Lì si proceder a sistemare l’armo infiggendo un fix nuovo, si discute un pò di corde, nodi, chiodi e armi, sempre inseguiti dalla ritornata grandine.
L’ingresso in grotta attraverso la frattura è sempre d’effetto. Le ragazze, mai state qui, scalpitano e vorrebbero correre da tutti i lati. Ci soffermiamo a vedere la zona dell’ingresso, che andrà rivista meglio, i karren ipogei, poi il salone, il canale di volta, la galleria, la sala, i cristalli di gesso, gli strati che sembrano scollarsi fra loro e dal tetto, e poi l’albero di natale, i cristalli, le altre concrezioni di gesso e via, flash e flash e tante foto.
Purtroppo manca qualcosa, un ingrediente speciale e le foto sono quelle che sono... capita ed è colpa mia!
Finite le foto continuiamo a documentare, fino a che le teste non si fermano e sappiamo che è il caso di mettere un punto e tornare a casa.
Luisa si offre per disarmare e allora via, Nina come un tappo di gazzosa vola, vorrebbe volare verso l’auto! Tristemente si accorge che il terreno nei pressi dell’ingresso è gelato e scivola continuamente... impiega più tempo a uscire che non a fare il pozzo su corda!
Aspetto Luisa e giustamente l’ultima corda, quella in esterno viene salutata dalla grandine che simpaticamente sembra averci aspettato. Denchiù veri macch!
Il percorso verso l’auto è breve, e si fa veloce a testa bassa, passando al lato dei compi seminati e con gli stivali rialzati dalle ben note zeppe di fango.
In auto c’è Nina che finisce di cambiarsi, Luisa sale dietro e io preferisco cambiarmi all’esterno, illudendomi che gli aghi sulla schiena siano una seduta terapica di agopuntura e non la gradine!
Resta l’ultimo passo... la discesa. Le ruote dell’auto infatti, sono piene di fango e la trazzera non è da meno. Al minimo tocco di freni l’auto va dove la porta il cuore, ovvero testa a vadduni!
marce ridotte, sterzo leggero e attento e le curve malefiche per scendere sono dietro di noi. Bravo Defender, ti sei comportato per quello che devi essere.
Il ritorno a casa è un dolce sbrinarsi all’aria calda dell’auto! almeno per chi è seduto davanti!
Partecipanti: Luisa, Nina e Marco
Notizia e foto di Marco
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"Le Taddarite"