martedì 17 febbraio 2015

Cresta del Carpineto 15-02-2015




In questo periodo in cui Palermo sembra essere diventata una succursale di Londra in quanto a meteo, anche un “possibili acquazzoni” ci lascia ben sperare. E quindi, mossi anche un po’ dalla disperazione del “mi sono rotta i Cosiddetti di sti giorni della merla!” (https://www.facebook.com/video.php?v=511907932280820&set=vb.293248390813443&type=2&theater) ci infiliamo nella jeepina e andiamo a cercare un paio di grotte.
Il “gniii gniiiii” del tergicristallo ci accompagna per tutto il viaggio…piove. Sì, ma finisse qui! Facciamo strada e, mentre si delineano all’orizzonte le sagome delle montagne verso le quali siamo diretti, mi sembra di vedere un paio di chiazze bianche sui versanti. Ma figurati, mica può essere neve! E invece…Arrivati a destinazione sembrava che le nuvole si fossero messe a starnutire neve su tutto il fianco della cresta. E piove. Posteggiamo, ci prepariamo. E piove. Ma un po’ di “assuppaviddani” non ha mai fatto (troppo) male a nessuno e quindi ci incamminiamo, tra l’asinello che raglia e qualche assolo di Fulippo che,  si sa, con il suo stile spacca sempre! Il sentiero ammargiato ci conduce alla base di una bella paretona che si staglia per circa 60 m sopra le nostre teste su di un seccante cielo grigio. Almeno ha smesso di piovere và! Il margio lascia il posto  alla neve e il pascolo ad un piccolo boschetto.
Comincia la ricerca e ci inerpichiamo tra rovi, asparagi & co. che sembrano azionare degli strami meccanismi che portano alla formulazione di espressioni colorite, qui riassunte in un unico grande “bip”. Dopo tutto stu sali e scendi finalmente ci convinciamo a proseguire lungo il sentiero, comodo comodo, facile facile. Camminiamo allegramente come scolaretti al pascolo, alla destra la parete e alla sinistra il boschetto, sotto i nostri piedi ancora neve e sulle nostre capocce i soliti nuvoloni minacciosi, ma di quelli ormai  non ci curiamo più. Giriamo l’angolo e….toh guarda, un buco! Un buco?? Una voragine! E lo spettacolo che abbiamo davanti agli occhi per un attimo ci ruba persino le parole. Tutto il pavimento è letteralmente coperto da un soffice materasso di edera strisciante, mentre sulle pareti dà sfogo alla sua indole da rampicante e quando arriva sulla volta si rilassa pendendo giù, assieme alle gocce d’acqua, così tante che sembra piovere dentro. 
La neve rende tutto più surreale ai miei occhi che non ci sono abituati. Dopo l’interdizione iniziale e qualche foto doverosa, inforchiamo i nostri caschi e cominciamo a fluttuare sull’edera. Il salone è grande e le concrezioni non sono da meno. Se l’è proprio meritato un bel set fotografico questo antro. Mentre Ceres scatta, Simone, flashman da mercatino delle pulci, si vanta di sentire lo scatto della macchina fotografica…a un metro di distanza. Fulippo assume maschie posizioni. Io, elemento chiave per il corretto funzionamento del set, osservo la scena seduta su un masso. E senza pagare il biglietto!
Torniamo alla luce del sole…si, il sole, questo sconosciuto! Anzi…il tempo non promette niente di buono ma decidiamo di continuare ancora un po’ per cercare un’altra grotta. Risaliamo un ripido canalone e quando arriviamo su si apre davanti a noi uno splendido panorama. La nebbia avvolge le montagne davanti a noi, in un’aura dal sapore leggermente malinconico ma profondamente suggestiva, ma ci suggerisce anche che è arrivato il momento di deporre le armi e tornare alla base. Scivoliamo letteralmente giù per il canalone, slittando tra i ciuffi di ampelodesma bagnato e la neve (che grazie a fulippo mi ritrovo anche nelle mutande (tu! segno anche questa!!)). Arriviamo in macchina e, dopo esserci spostati su un piazzaletto orizzontale (scongiurando il rischio di rotolare come “u dado du monopoli” cit. Simone, 2015), ci concediamo un pranzo salutare che gli amanti del genere innaffiano con abbondante spuma.
Sazi, infreddoliti ma soddisfatti torniamo a Palermo. Sotto la pioggia.

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