Finalmente una grotta senza
pensieri!
Almeno così credevo.
Oggi si va a Sant’Angelo Muxaro e
non al solito Vallone Ponte, ma alla grotta delle “Ciaule”. Basta arrivarci e
si capisce subito perché i locali l’hanno così chiamata. A partire da Palermo
siamo in 4 (io, Tonino, Filippo e Dario) e dobbiamo raggiungere Marco che si
trova già in quella latata della Sicilia.
Finalmente siamo in macchina,
imbocchiamo la Palermo-Agrigento ed è qui che la mia mente comincia a dare
sfogo a tutte le sue ansie. Ma è la strada giusta? Siamo tutti? Siamo sicuro
che da qui si arriva al luogo d’appuntamento? Arriveremo in orario? Queste sono
più o meno le domande che passavano su per la mia mente ogni cinque secondi e
alimentavano in me un ansia quasi immotivata. Mi sentivo la responsabilità e
questa cosa mi metteva ansia.
Nonostante la mia nascosta ansia
arriviamo al luogo d’appuntamento, tutti e in perfetto orario. Breve colazione
in attesa di Marco e dopo aver infilato cose e persone nella sua macchina
partiamo tutti alla volta di Sant’Angelo Muxaro. Il viaggio trascorre in fretta
tra una chiacchiera e l’altra e come al solito Marco ci fa notare come la
natura crea e poi nasconde. Durante la salita in paese ci fermiamo per vedere
nella necropoli archeologica “la Tomba del Principe”, qui ci raggiunge Damiano.
Dopo un paio di scatti, torniamo alle macchine e si continua per il paese.
Quando arriviamo il tempo improvvisamente si dilata e tra una chiacchiera ed un
caffè sembra che il momento di entrare in grotta non debba mai arrivare.
Finalmente saltiamo in macchina e ci muoviamo verso la prima tappa del giorno,
la risorgenza.
Arrivati li ci vestiamo molto in fretta e improvvisamente mi
accorgo che con noi ci sono due tedeschi comparsi non so bene da dove e che ci
accompagneranno per tutta la giornata.
C’è un caldo torrido e nonostante sia il 20 settembre si suda anche
stando fermi. Fortunatamente la risorgenza non è molto distante e una volta
dentro godiamo della naturale aria condizionata. L’acqua presente all’interno
non è proprio limpida, ma nonostante
questo è un bell’ambiente e anche qui c’è spazio per qualche bella foto. Non
rimaniamo molto dentro: giusto il tempo di riprenderci dal caldo e si ritorna
alle macchine. La mia attenzione oggi è praticamente nulla, così non mi accorgo
che fine fanno i tedeschi e il direttore della riserva naturale Grotta di Sant'Angelo Muxaro.
Noi nel frattempo ci
dirigiamo alla nostra seconda tappa. Lungo il percorso vedo per la prima volta
alberi di pistacchio, il verde delle foglie contrastava benissimo con il rosa
dei pistacchi ormai maturi. Il sole continua ad alzarsi e con esso la
temperatura. Adesso vestirsi di tutto punto è sempre più straziante,
fortunatamente il corpo risponde bene a tutto questo calore. Arriviamo presto
ad un grande antro totalmente abitato da colombacci, che ci danno il benvenuto
con il loro solito sbattito di ali, intenso odore, penne dappertutto e resti di
feci.
Marco mi chiede di armare (e di nuovo ansia, troppa responsabilità) e tra
una risata ed un’altra comincio a fare un nodo fettuccia alla fettuccia più
bella che abbia mai visto (confesso che ne volevo rubare un pezzo per farne una
cinta... povero Giovanni). Mentre io sistemo la bellissima fettuccia intorno ad un super masso,
Marco mi coadiuva nell’armo e, una volta pronto, mi attacco per scendere.
Faccio un frazionamento e comincio a scendere con la paura di essere colpita
dai colombacci che scappavano. Atterro su un morbidissimo strato di legnetti e
aspetto che arrivino gli altri.
Scende Marco seguito da Tonino e Damiano.
Mentre Tonino va a vedere dentro un buco che situazione c’è, Marco ne
approfitta per fare qualche altra foto. Non rimaniamo tanto e presto siamo già
fuori e torniamo alle macchine. Qui completiamo la nostra vestizione da grotta,
che durante le uscite precedenti era rimasta sempre parziale, e ci dirigiamo
verso la sopra citata Grotta dei Ciauli.
Prima di entrare però facciamo pausa
pranzo al fresco della grotta e poi ci dirigiamo al ramo attivo dove
ricompaiono magicamente i tedeschi e il direttore della riserva. Insieme a
loro, tutta coperta di fango, c’era una bella femmina di Emys trinacris (tartaruga palustre siciliana), trasportata li dall’acqua.
Decidiamo di riportarla fuori al suo
habitat naturale e darle una seconda chance. Una volta tornata dentro trovo un
set fotografico in grande. Due fotografi, tre/quattro illuminatori e modelli.
Credo di non aver mai visto così tante persone lavorare per una foto che deve
sembrare assolutamente spontanea. Il lavoro infatti diventa più lungo e
puntiglioso ma la situazione ha un certo fascino anche se vista dall’esterno.
Dopo le foto usciamo per entrare nei vecchi rami e qui la giornata praticamente
ricomincia.
La grotta è grande, ci sono alcuni saloni veramente enormi e
ovviamente anche qui comincia la sessione di foto che va diventando via via
composta da sempre più elementi. Nel frattempo i famosi tedeschi sfruttano luci
e modelli e fanno qualche scatto anche loro. La grotta è molto arzigogolata
laddove gli ambienti sono separati da massi di crollo e io, a causa della
stanchezza dovuta al sonno, non sto molto attenta nel seguire le direzioni. Spesso
infatti mi sembra di arrivare in altri posti, ripercorrendo la strada al
contrario. Delirio assoluto. In realtà è vero che finivamo in altri posti ma
ovviamente non percorrevamo le stesse strade. Qui le sessioni di foto sono
durate un po’ di più sia perché gli ambienti erano molto grandi sia perché gli
spostamenti non erano velocissimi, essendo nove in grotta.
I ragazzi hanno dato
tutti una grande mano, ognuno con il proprio carattere che veniva fuori anche
solo tenendo in mano un faretto o stando fermi in posa. Al ritorno sono più
silenziosa che mai e spesso mi trovo dietro da sola. Provo un po’ a ripensare
alla giornata, in questo l’isolamento in grotta aiuta molto. Presto però
raggiungo gli altri e mi passa tutto. La grotta è molto lunga, ma noi abbiamo
percorso soltanto un piccolo tratto ad anello che ci ha fatto arrivare
all’ingresso senza neanche rendercene conto.
Adesso la giornata è realmente
finita sono le 20 e stavolta l’arrivo alla macchina di Marco è definitivo. Qui
ci cambiamo e mangiamo quello che è avanzato dal pranzo. Una volta in viaggio
arriviamo alla mia macchina verso le 22.
Salutiamo Marco e noi 4 continuiamo il
nostro viaggio verso Palermo. Durante il viaggio sono felice di sentir parlare
in maniera soddisfatta i miei compagni di viaggio, contenti di come era andata
la giornata e di quello che avevano fatto.
Se sono contenti loro non posso far
a meno di essere contenta pure io.
Finalmente a Palermo, stanchi ci salutiamo e
ognuno si dirige verso casa.
Notizia di Luisa
Partecipanti: Luisa, Filippo, Damiano, Pusi, Tonino, Marco Interlandi, Marcus e Petra
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