Anche se della durata di pochi giorni, un campo speleo ha
sempre significati particolari, sapori unici e sa regalare forti emozioni.
Anche questo, organizzato da Le Taddarite e dallo Speleo
Club Ibleo, con la solita cortese collaborazione del DRAFD di Agrigento, e a
cui si sono felicemente uniti speleologi del GS Belpasso, felicemente si muove
nella solita scia di grotte, vino, risate e serenità.
In due ci muoviamo da Palermo con il compito di fare un po’
di spesa, di incontrare il personale del DRAFD per le ultime indicazioni sulla
fruizione dell’area demaniale, e di fare un salto nelle piccole ma splendide
grotte dell’area, già conosciute da tempo.
In due soltanto ma comunque riusciamo a riempire un’auto...
Un po’ di formaggio di qua, delle olive di là, le punte del
trapano su, due casse di birra giù... e la lunga strada... si arriva a
Cianciana verso ora di pranzo. Giusto il tempo di mettere le birre in “frigo”
per dichiarare aperte le attività!
Pranzo veloce e via in grotta. Il caldo è feroce, da altre
parti della Sicilia sferza scirocco e quindi di corsa al fresco, non prima di
aver vinto le ritrosia di una discesa acrobatica...
Si fanno foto, si rileva la grotta, si salutano le piccole
ranocchie che vorrebbero imparare ad usare la corda e anche la famiglia di
ratti... che invece la corda la sgranocchierebbe volentieri.
Senza neanche cambiarci, subito in un’altra grotta, la Grotta del Sindaco che sta
proprio a due passi da dove abbiamo intenzione di istallare il campo.
Messa la corda, si scende velocemente guardando bellissimi
esempi di speleotemi gessosi, fino a raggiungere il laghetto che per oggi
decidiamo di non sfidare.
Scesi giù ci sorprendiamo di quanta luce ci sia ancora anche
se le ore passano... e con birra e patatine, esclusivamente per reintegrare
liquidi e sali minerali, aspettiamo gli altri che pian piano iniziano ad
arrivare. Quindi le tende, la griglia, le barzellette (mi piace come ragioni...), la cena alle 23 una volta che sono
arrivati tutti, il vino... e i tanti morsi di insetti che scelgono tra di noi
gli individui più saporiti e dalla carne più tenera.
Una sera Luna e senza stelle, ma alla fine come tante
dovrebbero essercene.
Un campo speleo è anche un felice mescolarsi di persone
emozioni e impressioni e quindi la parola ad altri che con altri occhi hanno
visto e con altra penna racconteranno.
La Zubbia degli Asparagi (Antonio)
La giornata inizia senza un sveglia.
Uno dopo l'altro iniziamo a sbucare dalle nostre tende al
naturale richiamo della luce. Caffè, marmellate, miele, pane e nutella! Uno
sguardo alle planimetrie, un gruppo di qui, un gruppo di là! Pronti! Missione
del giorno: unire Zubbia del Cavallo e la Zubbia degli Asparagi!
Le squadre sono formate! Io, Marco, Luisa, Sara e Ciccio
agli Asparagi; il resto della truppa al Cavallo. Come al solito l'avvicinamento
alla grotta non è dei migliori...caldo, rovi e vegetazione ad altezza d'uomo,
nessun sentiero.
All'arrivo l'ingresso è accogliente, ampio...
Un saltino di qui, uno di là ed ecco il vero ingresso... non
si entra in piedi, nè in ginocchio, ne accovacciato ma disteso!
Parte Sara, a seguire Ciccio quindi è il mio turno! Infilo
la testa... ops qualche secondo di insicurezza, non si vede il fondo, la luce è
inghiottita, sembra stringersi ancor di più... sto ancora fermo qualche
secondo, non mi aspettavo qualcosa del genere! Marco avverte il mio
tentennamento e spezza il silenzio con una battuta: "l'anno prossimo
pensavo di farla fare ai corsisti..." e io nella mia testa "si,
certo...".
Sorrido e il sorriso mi fa da respiro, ok, dentro! Segue
Luisa, chiude Marco.
Da questo momento in poi farò la conoscenza con un cosiddetto
LAMINATOIO! Nella fattispecie il Laminatoio del LAMENTO!
Si, perchè una volta infilataci la testa, e per le prossime
2.30 ore circa, l'unica "musica" che sentiranno le mie orecchie sono
i lamenti, gli spasmi, lo strisciare e le fatiche l'uno dell'altro che
riverberano in quella che per me era per me più simile ad una cassa da morto.
Qualche centinaio di metri che a passo di verme diventano come chilometri in
cui solo 3-4 volte siamo riusciti a prendere una posizione almeno seduta per
sgranchire le ossa, muscoli e respirare.
Per il resto si è andati dallo stretto allo strettissimo,
fino a non poter nemmeno tenero lo sguardo in avanti e scegliere dunque verso
quale parete volgere lo sguardo per un bel pò finchè ci sia lo spazio e per
girar la testa dall'altro lato. Tendenzialmente scegli il lato in cui al
momento hai meno crampi al collo. Il tutto condito da fango e acqua!
TANTO FANGO!
Per fortuna c'è pure la nostra Sara a far da battistrada.
Più di una volta infatti l'acqua quasi ostruiva il passaggio, abbiamo dunque
avuto bisogno di drenarla scavando a mano nel fango. A circa metà percorso, in
uno dei rari spazi in cui poter cambiare posizione, troviamo una scultura di
fango decisamente ambigua. Al grido di "minchia!", che ben descrive
le sue fattezze, facciamo tutti un pit-stop. Strategico, fondamentale, la
risata ricarica l'umore e le energie. Il laminatoio è finito!
Non sembra vero! Ancora qualche saltino a destra e sinistra,
ormai è tutto così ampio a confronto... eccoci alla FRANA!
Li' dietro, ad una manciata di metri di distanza deve
esserci la Zubbia
del Cavallo! Ci fermiamo tutti, è il momento di rifocillarci. Si apre il sacco
cibo ed ecco servito il menù del giorno: pane in brodo di fango, scamorzone di
Cammarata affumicato al fango e ancora salsiccia della sera prima a bagno
maria... sempre nel fango!
Uno speleologo affamato non bada certo ai particolari... si
strizza il pane, si da una spolveratina allo scamorzone, una soffiatina alla
salsiccia e VIA!
Inizia un meraviglioso banchetto fatto di passaggi di cibo;
l'uno che imbocca l'altro!
E' il momento di dividersi i compiti! Marco, Luisa e Ciccio
ai rilievi; io e Sara in cerca di qualche passaggio per il Cavallo. Non Abbiamo
alcuna intenzione di rifare il laminatoio al contrario! Tuttavia (l’assenza di
Angelo, n.d.r.) e un guanto lasciato appoggiato sulla roccia da Sara indica
inesorabilmente la direzione del ritorno verso il laminatoio! Sarà un cattivo
presagio? Nel bel mezzo dei lavori ecco arrivare l'uno dopo l'altro il grido di
Marco, Luisa e Ciccio! Si, hanno sentito gli altri alla Zubbia del
Cavallo! Momento di grande euforia! Usciremo tutti dal Cavallo e lasciamo la
sorpresina degli Asparagi agli altri!
La felicità dura ben poco,infatti i nostri compagni non ci
sentono e vanno via ... momento di sconforto, ci si ferma... inizia a fare
anche freddo e il freddo ci fa realizzare che è il momento di rientrare... e la
strada è la stessa dell'andata! Forza e coraggio! Si riparte!
Cosa dire del ritorno? Un viaggio infinito! La stanchezza
fisica ma soprattutto mentale lo fa sembrare lungo il doppo-triplo! Il piccolo
sacco affidatomi da lanciare in avanti è insopportabile! Il fango rende tutto
appiccicoso, siamo più pesanti! L'imbrago di Marco è un aratro! I
"lamenti" si moltiplicano! Le luci di chi ci precede ci ingannano più
volte facendoci pensare all'uscita.
Ma finalmente un filo di corrente d'aria soffia sul viso
infangato, forse siamo vicini all'uscita... "Marco sei fuori??"... e
lui: "No, manca ancora un bel pò"..........................................................gelo.
In breve arriva la voce rassicurante di Sara che ben conosce Marco: "E'
già fuori!" ... giriamo l'ultimo tornante (ogni tornante sembrava
maledettamente l'ultimo ma non lo era) e questa volta si...LUCE!!! SIAMO FUORI!
La seraficità di Ciccio, le risate continue di Sara, Luisa
che mi ha fatto fare i miei primi passi da speleologo e la sicurezza di Marco
hanno reso questa esperienza meravigliosa!
Si entra da più o meno conoscenti e si esce con un gran
senso di empatia. Questo è il miracolo che avviene in grotta. L'uno sulle
spalle dell'altro. Con uno sguardo, una parola, un sorriso, un semplice
chiamare l'altro per nome! Fotofinish e si rientra al campo! Pane e nutella ad
aspettarci! Domani si riproverà! dopo essersi "sfiorati" con il
Cavallo bisogna assolutamente unire le due grotte.
Dopo oggi tutto ha dimensioni diverse, il concetto di
stretto assume un altro significato. Cresciuto mentalmente, tecnicamente,
speleologicamente e umanamente.
La Zubbia
degli Asparagi lascia il segno, non si dimentica. Nelle varie follie che ho
fatto, questa è una di quelle che mi ha fatto chiedere
"perchè?'"...come al solito non ho avuto risposta... dunque...
si CONTINUA!!!
La Zubbia del Cavallo (Pusy)
Essendo stato per me il primo campo speleo e non sapendo
come funzionava, la sera mentre di entravamo in tenda chiedo a Filippo a che
ora ci si alza di solito al mattino, e di certo non posso dire di essere stato
contento sentendomi rispondere "ma più o meno verso le 6 e mezza".
Nonostante il dispiacere programmo il mio cervello per svegliarsi a quell'ora e
mi metto a dormire. La mattina mi sveglio verso le 7 e mezza e nella tenda
ancora tutti dormono, dopo mezz'ora esco dalla tenda e mi ritrovo davanti un
campo deserto: erano ancora tutti in tenda! Ed io che la sera prima mi ero
preoccupato di non riuscire a dormire abbastanza! Comunque il tempo di arrivare
alla fontana e Angelo esce dalla sua tenda e mette su il caffè, così mentre la
caffettiera gorgoglia, attirati dall'odore a poco a poco tutti gli speleo
escono dalle loro tende. Dopo una lauta colazione si decide il da farsi per la
giornata.
Ci sono tre opzioni tra cui poter scegliere poter scegliere:
andare con Marco alla Zubbia degli Asparagi per continuare il rilievo, andare
alla Zubbia del Cavallo per disostruire un passaggio bloccato da una frana che
dovrebbe collegare il cavallo e gli asparagi, che a guardare i due rilievi
sembrano essere un'unica grotta, oppure andare alla Camilleri con Angelo per
accompagnare dei biologi che devono fare uno studio. Quindi si formano le
squadre, io avendo intuito - da discorsi captati qui e li - che l'asparagi è
una grotta stretta dove c'è molto da strisciare preferisco andare con Franco e
Giovanni al cavallo a disostruire. Non c'è bisogno di imbrago, la grotta è
tutta orizzontale. Quindi ci vestiamo, prepariamo gli attrezzi e siamo pronti
per partire. Non c’è molto da camminare: dopo 10 minuti siamo già all'ingresso
della grotta. Aurora, Rossella, Filippo ed io ovviamente ci affidiamo all’esperienza
di Franco e Giovanni, visto che oltre ad essere speleologi da molto più tempo
che noi 4 messi insieme ci dicono entrambi di essere già stati in questa
grotta. Dopo un selfie di gruppo pre-grotta entriamo. I primi metri tutto bene,
un po' si striscia, un po' si cammina ma la strada è una sola quindi non si può
sbagliare. I "problemi" iniziano a esserci quando incontriamo le
prime biforcazioni, perché Giovanni dice che di non ricordare proprio bene la
strada per arrivare al punto da disostruire, che si trova alla "fine"
del ramo inattivo, essendo passati 4 anni da quando è venuto in questa grotta,
Franco dice di esserci stato 5 anni fa ma di non ricordare tanto bene neanche lui com’è combinata la grotta. Un
paio di volte prendiamo la strada sbagliata ma fortunatamente per un motivo o
per un'altro ce ne accorgiamo quasi subito e torniamo indietro sulla giusta
via, ma comunque ho la sensazione che nessuno sia proprio sicuro che stiamo
andando nella giusta direzione. Ma la conferma non tarda ad arrivare quando
raggiungiamo le piramidi di fango di cui ci aveva parlato Giovanni. La grotta
prosegue con un'alternanza di passaggi stretti e ampie stanze con bellissimi
cristalli di gesso, una delle quali ospita anche una piccola colonia di
pipistrelli.
Gli ultimi sforzi per passare un breve laminato in cui ci
riempiamo di fango e siamo praticamente arrivati al passaggio da disostruire.
Franco si mette subito a lavoro, noi lo assistiamo e dopo qualche ora, di
fatica di Franco e di stare quasi fermi nel in mezzo al fango a prendere freddo
per gli altri, il passaggio è libero! Aurora viene mandata in avanscoperta ma
si ferma dopo due metri, altri grossi massi non permettono il passaggio, si
cerca una via che potrebbe fare attraversare la frana ma ci sarebbero altri
massi da rimuovere e le batterie del trapano sono scariche quindi non ci resta
altro da fare che tornare indietro, senza aver avuto la soddisfazione di unire
le due grotte. Il ritorno è peggio dell'andata, continuiamo a sbagliare strada
e dover tornare indietro.
Siamo felici nel vedere un pene, fatto con il fango da
Rossella all'andata, che ci indica che siamo sulla strada giusta. Però
sbagliamo strada nuovamente pochi metri dopo quando, arrivati in una stanza da
cui partono due laminatoi quasi paralleli non sappiamo da quale siamo passati
all'andata: Filippo è sicuro che sia quello di sinistra, Giovanni propende per
quello di destra e va a dare un occhiata, dice che continua, noi lo seguiamo.
Peccato però che non era quello giusto perché alla fine si restringeva troppo e
non si riusciva a passare, quindi torniamo indietro: aveva ragione Filippo!
La stanchezza inizia a farsi sentire, a peggiorare le cose
c'è l'odioso trapano da portarsi dietro. Fortunatamente non sbagliamo più
strada e dopo un po' siamo finalmente fuori.
Torniamo al campo e dopo un selfie post-grotta andiamo a
toglierci il fango di dosso.
La Grotta del Sindaco (Pusy)
Ultimo giorno a Cianciana, dopo la solita abbondante
colazione si decide il da farsi. Non c'è tanta voglia di tornare alla Zubbia
degli Asparagi quindi una squadra si reca alla Zubbia del Cavallo per
continuare a disostruire e cercare di portare a termine l'unione delle due
grotte e un'altra va nella vicina Grotta del Sindaco per fare qualche foto e
vedere se attraversando un laghetto la grotta continua.
La prima squadra, senza taddarite, parte quasi subito per la Zubbia del Cavallo, noi ce
la prendiamo un po' più comoda perché la grotta è proprio sopra il campo ed è
molto breve, si arriva al laghetto in pochi minuti. Mentre Marco e Luisa lavano
l'attrezzatura rimasta infangata dal giorno prima, Franco cerca un albero
adatto per montare una corda e far ripassare un po' di soccorso uomo a uomo ad
Aurora e Rossella. Io non mi sentivo coinvolto nella cosa finché non torna
Marco e mi ordina di mettere l'imbrago ed andare da Franco che aveva appena
finito di annodare la corda ad un ramo. Arrivato sotto l'albero mi fanno capire
che io sarò l'infortunato da salvare e a portarmi giù sarà Rossella.
Salvataggio riuscito! Ora tocca ad Aurora portare in salvo Franco, e ci riesce
senza troppi problemi e alla fine con mia sorpresa dovrò essere io a salvare
Aurora.
E' la prima volta che provo questa manovra, ma grazie a
Marco che passo passo mi ricorda i passaggi (che io ho già dimenticato
nonostante me li avesse spiegati 3 minuti prima) riesco a riportarla a terra
senza farle troppo male.
Si sta facendo tardi, quindi lasciamo in pace l'albero di
eucalipto che ci ha gentilmente ospitati e andiamo a cambiarci per andare in
grotta. I primi a raggiungere l'ingresso siamo io e Marco, che mi comunica che
sarò io ad armare (armare? Ma come si fa? Io non so fare neanche i nodi!).
Comunque guidato da lui mi metto a lavoro, intanto arrivano gli altri e
qualcuno si lamenta chiedendo se era necessario spiegarmi come si fanno i nodi
proprio sotto il sole.
Fissata la corda inizio a scendere e continuo con l'armo sempre
strettamente seguito da Marco, la grotta è breve e subito arriviamo all'acqua.
Già mentre scendevamo si era deciso che avrei dovuto essere io a nuotare nel
laghetto profondo più o meno cinque metri per vedere se la grotta continuava,
perché in fondo si intravedeva una sorta di cunicolo. L’acqua è limpida, si
vede il fondo, in un punto ci sono delle ossa. Quasi quasi verrebbe voglia di
farsi un bel bagnetto, se non fosse per la temperatura gelida dell’acqua,
infatti non mi va di bagnarmi e inizio a cercare scuse per non farlo, con il
risultato di essermi così guadagnato il soprannome di “il pusillanime” (Pusy
per gli amici, n.d.r.). .
Appena arrivano le ragazze di Belpasso non ci pensano due
volte e subito iniziano a togliersi imbrago e stivali così da potersi fare una
bella nuotata senza impedimenti, ma il primo a buttarsi è Franco, subito dopo
aver detto che lui soffre molto il freddo e quindi poteva capire le mie
lamentele. Subito lo seguono Rossella e Aurora, e io vedendo che sembrano
divertirsi mi decido a seguirle, aiutato comunque da una spinta di Marco che
sta filmando la scena. Oltre il laghetto la grotta non sembra proseguire,
quindi dopo aver disturbato una ranocchia e fatto qualche foto ci rimettiamo
gli stivali e iniziamo la breve risalita per uscire fuori.
Salendo si sente un po’ di freddo perché c’è una lieve corrente di aria
fresca, ma fuori ad aspettarci c’è un bel sole che ci riscalda mentre torniamo
al campo.
Domenica, pian piano, si inizia a smontare tutto.
Si cercano di evitare loschi individui che ancora girano tra
le tende, ma più che altro, per quando possa dispiacere lasciare questo campo,
lo si fa con la soddisfazione di aver fatto bene, di essere stati bene e con la
certezza che si tornerà presto.
Partecipanti
Le Taddarite: Luisa, Antonio, il Pusillanime, Filippo e Marco
GS Belpasso: Sara, Aurora, Rossella e Franco
Speleo Club Ibleo: Giovanni, Ciccio e Angelo
Notizia di Antonio, Pusy e Marco
Foto di Rossella e Marco
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"Le Taddarite"