Ore 7:30 del mattino, cinque loschi individui, con zaino in spalla, si incontrano in Viale delle Scienze pronti per andare a visitare Vallone Ponte (S. Angelo Muxaro). Alla guida della vecchia jeep che li porterà a destinazione c’e Marco, accanto a lui sul sedile del passeggero Luisa e dietro un po’ scomodi, in mezzo agli zaini, Sabrina, Antonio e Riccardo.
Il viaggio procede senza intoppi, chiacchierando e ascoltando vecchie canzoncine di cartoni animati. Allo svincolo di Muxarello si incontrano con Angelo e la sua ragazza e continuano verso la loro meta. Arrivati nella piazza di S. Angelo Muxaro si incontrano con i responsabili della riserva naturale, e con altri ragazzi del luogo accorsi per la visita, che li informano di stare aspettando un gruppo di Mazara che voleva visitare il vallone.La visita al vallone fa parte di una manifestazione di Legambiente - Salvalarte – realizzata per sensibilizzare la gente sulla protezione delle bellezze che può offrire la natura, e in particolare gli ambienti carsici nei gessi.
Dopo aver aspettato invano per una buona mezzora, non vedendo arrivare nessuno, si incamminano verso la loro destinazione. Arrivati sul luogo si preparano per l’avventura che li aspetta, si infilano tuta, stivali e caschetto, e arrivano in fondo alla valle, dove scorre un fiumiciattolo. Marco comincia a spiegare la morfologia del luogo, una valle carsica molto antica in cui lo scorrimento dell’acqua avviene per continui ingrottamenti e riaffioramenti e che da luogo al complesso. Il nome deriva da un ponte naturale, presente nel luogo dell’alveo che inoltre è testimonianza di antichi ingrottamenti e quindi un diverso percorso del fiume e testimone di un abbassamento del livello di base dell’erosione.
Per prima cosa vanno a visitare una piccola grotta, scavata in un’antica frana che ostruì l’antico percorso del fiume. Dopo una facile discesa si arriva ad un sifone, dove si è formato un piccolo laghetto. Qui i responsabili della riserva spiegano che il tratto seguente non e stato ancora esplorato, ma che presto sarebbero andati con le bombole. Tornati indietro procedono ora controcorrente verso monte. Attraversano il primo traforo in cui fanno un delizioso incontro con un piccolo pipistrello e Marco trova un antico fossile di un corallo. All’uscita ecco l’antico ponte, un blocco di roccia più resistente di quelli adiacenti che è riuscito a resistere agli agenti esogeni più a lungo degli altri, ma destinato prima o poi a disfarsi. Continuando verso monte lungo l’alveo del fiume si imbattono in granchio di fiume,il quale stacca quasi un dito a qualcuno che voleva catturarlo, e riesce a fuggire. Prima di giungere al secondo traforo si imbattono in un fitto boschetti di Equisetum molto più grandi della norma cresciuti grazie al microclima che si viene a formare nella valle. All’entrata del secondo traforo Marco invita Riccardo a percorrerlo, un piccolo regalo per il giorno del suo ventesimo compleanno. Riccardo si incammina accompagnato da Angelo e Sabrina, ma quest’ultima appena vede che l’acqua è alta torna indietro. Mentre Riccardo e Angelo si allontanano gli altri si avviano verso il terzo traforo, divertiti da quello che attente i due poveri sfortunati. Attraversano il terzo traforo senza difficoltà e attendono i due malcapitati.
Riccardo e Angelo si trovano a camminare nell’acqua gelata che inizialmente arriva al ginocchio, proseguendo si accorgono che l’acqua si alza e il soffitto progressivamente si abbassa. In breve si trovano sommersi fino alle spalle e con lo spazio a mala pena sufficiente per tenere la testa fuori dall’acqua. Dopo una stretta galleria larga poco più del caschetto, sempre sommersi fino alle spalle finalmente scorgono la luce. Ad accoglierli i caldi raggi di sole che danno un po’ di sollievo dopo il gelo della grotta.
Il viaggio procede senza intoppi, chiacchierando e ascoltando vecchie canzoncine di cartoni animati. Allo svincolo di Muxarello si incontrano con Angelo e la sua ragazza e continuano verso la loro meta. Arrivati nella piazza di S. Angelo Muxaro si incontrano con i responsabili della riserva naturale, e con altri ragazzi del luogo accorsi per la visita, che li informano di stare aspettando un gruppo di Mazara che voleva visitare il vallone.La visita al vallone fa parte di una manifestazione di Legambiente - Salvalarte – realizzata per sensibilizzare la gente sulla protezione delle bellezze che può offrire la natura, e in particolare gli ambienti carsici nei gessi.
Dopo aver aspettato invano per una buona mezzora, non vedendo arrivare nessuno, si incamminano verso la loro destinazione. Arrivati sul luogo si preparano per l’avventura che li aspetta, si infilano tuta, stivali e caschetto, e arrivano in fondo alla valle, dove scorre un fiumiciattolo. Marco comincia a spiegare la morfologia del luogo, una valle carsica molto antica in cui lo scorrimento dell’acqua avviene per continui ingrottamenti e riaffioramenti e che da luogo al complesso. Il nome deriva da un ponte naturale, presente nel luogo dell’alveo che inoltre è testimonianza di antichi ingrottamenti e quindi un diverso percorso del fiume e testimone di un abbassamento del livello di base dell’erosione.
Per prima cosa vanno a visitare una piccola grotta, scavata in un’antica frana che ostruì l’antico percorso del fiume. Dopo una facile discesa si arriva ad un sifone, dove si è formato un piccolo laghetto. Qui i responsabili della riserva spiegano che il tratto seguente non e stato ancora esplorato, ma che presto sarebbero andati con le bombole. Tornati indietro procedono ora controcorrente verso monte. Attraversano il primo traforo in cui fanno un delizioso incontro con un piccolo pipistrello e Marco trova un antico fossile di un corallo. All’uscita ecco l’antico ponte, un blocco di roccia più resistente di quelli adiacenti che è riuscito a resistere agli agenti esogeni più a lungo degli altri, ma destinato prima o poi a disfarsi. Continuando verso monte lungo l’alveo del fiume si imbattono in granchio di fiume,il quale stacca quasi un dito a qualcuno che voleva catturarlo, e riesce a fuggire. Prima di giungere al secondo traforo si imbattono in un fitto boschetti di Equisetum molto più grandi della norma cresciuti grazie al microclima che si viene a formare nella valle. All’entrata del secondo traforo Marco invita Riccardo a percorrerlo, un piccolo regalo per il giorno del suo ventesimo compleanno. Riccardo si incammina accompagnato da Angelo e Sabrina, ma quest’ultima appena vede che l’acqua è alta torna indietro. Mentre Riccardo e Angelo si allontanano gli altri si avviano verso il terzo traforo, divertiti da quello che attente i due poveri sfortunati. Attraversano il terzo traforo senza difficoltà e attendono i due malcapitati.
Riccardo e Angelo si trovano a camminare nell’acqua gelata che inizialmente arriva al ginocchio, proseguendo si accorgono che l’acqua si alza e il soffitto progressivamente si abbassa. In breve si trovano sommersi fino alle spalle e con lo spazio a mala pena sufficiente per tenere la testa fuori dall’acqua. Dopo una stretta galleria larga poco più del caschetto, sempre sommersi fino alle spalle finalmente scorgono la luce. Ad accoglierli i caldi raggi di sole che danno un po’ di sollievo dopo il gelo della grotta.
Raggiungono gli altri e dopo una bella strizzata agli abiti si incamminano verso la “Grotta del Morto”. Lungo il cammino Marco spiega alcune forme carsiche dei gessi: karren, formati dalla dissoluzione, ad opera delle acque meteoriche, della roccia gessosa, che a seconda della granulometria della roccia e del tempo di esposizione possono essere di diversa grandezza. Scallops, incavi asimmetrici della roccia formati da un flusso continuo di acqua e dalla cui analisi si possono ricavare informazioni sulla direzione e sulla portata del flusso. Mostra anche l’azione protettiva che possono dare alcuni licheni alla roccia gessosa, che proteggendola dall’acqua che la dissolve resta più rilevata, mostrando evidentemente la continua azione erosiva che agisce sulle rocce.
Arrivati alla “Grotta del Morto” Marco invita Sabrina, Angelo e Riccardo ad entrare. Ormai diffidenti ma decisi a non lasciarsi intimorire entrano senza timore nell’oscuro antro. Quasi subito si ritrovano in uno spesso strato di fango, alto fino alle ginocchia, che rende ogni passo un impresa. Percorrono una ventina di metri in queste condizioni e arrivano a un laghetto, qui si fermano, osservano un po’ le bellezze di quell’ambiente, allo stesso tempo ostile ma meraviglioso, e tornano indietro. All’uscita sembrano tre straccioni, pieni di fango fino alla vita, ma soddisfatti della loro esperienza. Mentre tornano alle macchine Sabrina pensa bene di vendicarsi di Marco e lo infanga per bene. Arrivati alle macchine si cambiano salutano gli altri e si incamminano verso casa, stanchi ma allo stesso tempo contenti per l’esperienza che avevano fatto.
Arrivati alla “Grotta del Morto” Marco invita Sabrina, Angelo e Riccardo ad entrare. Ormai diffidenti ma decisi a non lasciarsi intimorire entrano senza timore nell’oscuro antro. Quasi subito si ritrovano in uno spesso strato di fango, alto fino alle ginocchia, che rende ogni passo un impresa. Percorrono una ventina di metri in queste condizioni e arrivano a un laghetto, qui si fermano, osservano un po’ le bellezze di quell’ambiente, allo stesso tempo ostile ma meraviglioso, e tornano indietro. All’uscita sembrano tre straccioni, pieni di fango fino alla vita, ma soddisfatti della loro esperienza. Mentre tornano alle macchine Sabrina pensa bene di vendicarsi di Marco e lo infanga per bene. Arrivati alle macchine si cambiano salutano gli altri e si incamminano verso casa, stanchi ma allo stesso tempo contenti per l’esperienza che avevano fatto.
Notizia di: La Triste Figura
Foto di: Big Jim
Partecipanti: La Triste Figura, Pollo Sultano, Sabrina, Lombrellone, Big Jim, Mr.V.
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