martedì 4 febbraio 2020

Palestra di roccia a Sferracavallo


Oggi, di ritorno dalla seconda palestra di roccia della mia vita, in macchina Angelo mi affida la scrittura della relazione. 
E quindi eccomi, comincio dalla fine: il pititto post palestra.
Mentre cerco di orientarmi tra le grotte 'frigorifero' e 'dispensa' la mente torna alla mattinata appena passata. Giornata di sole, calda e senza nuvole.







8.30 siamo sotto le pareti di Sferracavallo, ci cambiamo, zaino in spalla e cominciamo la salita verso la zona più alta da cui i ragazzi inizieranno ad armare. 
Nell'attesa ripassiamo nodi con Betel e Filippo e ridiamo su conigli che escono dalle tane, girano attorno agli alberi e rientrano nelle tane, mentre Betel ci spiega il nodo bolina.
Si comincia, osservo gli altri andare e nell'attesa mi godo il panorama su Sferracavallo e sul suo meraviglioso mare. 









Mentre scendo dietro i ragazzi tornano le sensazioni dell'ultima volta che ero stata lì, durante il corso di speleologia. 
La curiosità e l'adrenalina sono le stesse, la consapevolezza dello stare imparando qualcosa di importante è ancora più forte.
Facciamo su e giù più volte e tra carotine, banane, mandorle e spuntini vari, è già ora di disarmare. Già dalla mattina si parlava di quanto fosse scomodo disarmare il traverso, indovinate con cosa ho inaugurato la mia prima disarmata? Scomodo è stato scomodo. Ma più di tutto è stato bello, come sono belle le cose difficili che ti mettono alla prova.
Recuperiamo la corda, zaino con la 100 in spalla, moschettoni su moschettoni nell'imbraco e di nuovo giù, raggiungiamo gli altri. Poco dopo siamo di nuovo in macchina verso la città.
Con una giornata così, passata a coltivare amicizie e passioni, dopo il pititto non può che sorgere una domanda: quando la prossima?

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