Da quando è terminato il VII
corso di speleologia, non mi sono persa un'uscita con le Taddarite...ogni volta
che ci si organizza, nella mia mente comincia il countdown dei giorni mancanti!
E già, il loro entusiasmo è talmente contagioso che andare in grotta nel
weekend è diventata per me una piacevole abitudine, una liberazione dalle
frustrazioni subite a lavoro durante la settimana!
Un altro sabato in loro
compagnia, un altro sabato da ricordare...questo più di qualunque altro perché
avrei visto l' Abisso del Vento, l'ultima discesa in grotta a cui non ho potuto
partecipare durante il corso. Questa grotta è un richiamo ipnotico per le
Taddarite, scendere fino al suo cuore rosso ferruginoso è come un ritorno a
casa, tanto che vi si recano ogni qualvolta si presenta l'occasione e, adesso,
cercherò di condividere con voi lettori il perché.
Di buon mattino, io, Damiano,
Tonino e Gaia (sofficino) ci siamo dati appuntamento al solito ingresso di
viale delle scienze per attendere a Trabia l'arrivo di Nina e Maddalonza,
organizzatrice della giornata. L'attesa è più lunga del previsto ma si inganna
il tempo con vari argomenti: si passa dalla fragilità delle costole di Tonino,
alle imprese ginniche di Damiano fino al racconto delle loro rispettive
esperienze al Vento. Ho ascoltato incuriosita ma la perplessità e l'ansia mi
hanno assalita quando sentii parlare di strettoie e traversoni! "E che
saranno mai?!" pensai fra me e me, come se la mia voce interiore cercasse
di mettere a tacere i tumulti del mio cuore che batteva all'impazzata per la
paura di non riuscire! Finalmente, le ragazze ci raggiunsero portando con loro
dei ciambelloni talmente grandi da poterne fare dei bracciali...un dolce
pensiero di Maddalonza per farsi perdonare del ritardo!
Ecco che si va, tutto pronto
per raggiungere Isnello...curve pericolose, strada tortuosa a gradoni
affioranti (chissà se mai sistemeranno questo tratto di strada ) finché giunti
sul posto, ci siamo preparati di gran corsa per evitare di scioglierci come
gelati! Raggiungere l'ingresso sotto il sole cocente di luglio è stato
delirante ma in un lampo tutto è passato quando ho intravisto quella cavità
accogliente vestita di edera che ci invitava ad entrare. Emozionata, scesi con
me lungo la strettoia il sacco cibo, e proprio in quel punto capì subito
l'appellativo dato alla grotta: un alito di vento fresco mi diede il benvenuto
spostando quei riccioli ribelli uscenti dal mio caschetto! Si aprì davanti ai
nostri occhi la prima sala e mentre i ragazzi si sfidavano tra loro per vedere
chi avesse la luce più potente (...i soliti maschi 😓)
Maddalena imprecava per le cavolate fatte durante la sua armata ed io ne
approfittai per riempirmi gli occhi di quelle concrezioni così grandi da non
poter essere catturate da uno sguardo superficiale! Pian piano, cominciai la
discesa, notando subito la roccia più umida delle altre grotte e più scivolosa
e in men che non si dica, mi trovai a scendere il pozzo di 35 m. Sorridendo,
guardai gli speleotemi accanto a me illuminati solo dalla luce del mio casco e
non pensai minimamente alla risalita, anzi, ero curiosa di vedere cosa si
nascondeva nel ventre buio di quella maestosa montagna. "Era per dire che sei agile e
possente" disse Filippo a Nina per salvarsi in curva non capendo così di
precipitare rocambolescamente verso il nomignolo di Farfacocero attribuitogli
per via del suo essere così famelico!!! Siamo stati tutti Tarzan per una
frazione di secondo e finalmente ebbero inizio i 3 traversoni tanto attesi e
raccontati dagli amici Speleo. Quando toccò a me, la mia agitazione,
immotivata, fu decisamente scalzata dal divertimento...mi sentivo come una
bambina al parco giochi, le mie gambe divennero snodabili e allungabili come
quelli dell'ispettore Gadget! Le mie dita andavano alla ricerca di punti di
presa, come se già sapessero dove aggrapparsi per permettermi di avanzare! Tra
acrobazie degne di un circense, giungemmo tutti salvi e sani (Filippo un
pochino meno per via delle scivolate dovute alle scarpe con la suola liscia!!!)
alla sala Bonduelle, quale nome più azzeccato per la sosta pranzo?! Foto di
rito, momenti esilaranti di Farfacocero che emula una stalattite e, come nostro
solito, si mangia insieme condividendo ciò che si ha! Dal salato, al dolce seppur
mancavano gli orsetti gommosi di Simone, rimasto a casa per cause di forze
maggiori. Terminata la pausa, abbiamo proseguito il cammino senza esitazione
verso quel qualcosa, ignoto solo alla sottoscritta. Tutto potevo aspettarmi ma
non di essere quasi abbagliata dal bianco di delicate cannule che dalla volta
rossiccia scivolavano giù come se fossero di zucchero. Così fragili che un
colpo accidentale di maniglia o discensore avrebbe creato danni ecco perché li
lasciammo lì e proseguimmo senza, in quanto in questo tratto bastava solo
strisciare, scivolare giù lungo quei pavimenti rossastri e plasmarci
letteralmente alla roccia. E già, il vero esploratore deve adattarsi ai luoghi
che attraversa, mai il contrario!Personalmente, in questi passaggi ipogei cerco
di valutare le mie capacità e di perfezionare la mia tecnica di progressione,
facendo tesoro dei consigli delle esperte, evitando così di rovinare ciò che in
anni quel delicato stillicidio ha creato!
😝Ci siamo ritrovati tutti e 7 i partecipanti al "pozzo Tarzan": c'era chi si lamentava del mancato "libera" di uno speleo smemorato (Damiano), chi si pavoneggiava di essere una farfalla in discesa (Filippo) azzardando battute affettuose con annessi cafuddamenti da chi non apprezza essere chiamata Cita!!!
Via libera a foto con scenario
mozzafiato, un fiume di calcare bianco cristallino (Pozzo Cascata da visitare
la prossima volta!!!) lascia il posto alle cannule talmente fragili da aver
quasi paura di romperle con un solo sguardo. Numerose stalattiti e stalagmiti
si ergono possenti ed alcune s'incontrano romanticamente sigillando la loro
unione eterna con la creazione di una colonna di carbonato di calcio. Sarei
stata ore a guardare meravigliata queste spettacolari concrezioni ma era
arrivato il momento di risalire 😞 Cominciai a procedere
più lentamente, non tanto per la stanchezza quanto perché avrei voluto dilatare
all'infinito quel momento di stupore per non far svanire il sogno. Abbiamo
ripercosso lo stesso tratto, stessi traversoni eppure mi sono sembrati diversi
da quest'angolazione, più profondi, più fangosi! Con la schiena mi appoggiai a
quelle pareti così umide ma così rassicuranti e proseguii spedita non
accorgendomi nemmeno di quanto fossi vicina all'uscita. Alla base del pozzo di
35 metri la stanchezza cominciò a farsi sentire nella maniera più impensabile:
notai di aver creato un nuovo modo per annodare abilmente maniglia e croll! Ero
penzolante alla corda, appesa come un salame...in quel momento avrei voluto il
mago Silvan che pronunciasse la formula "simsalabim"per sbrogliare
ciò che avevo fatto con tanta maestria ma la magia l'ha fatta qualcun'
altra...lo sguardo rassicurante di Nina mi ha spinta a riprovare, sicura che ne
sarei venuta a capo e così è stato!😄 Fiera di ciò che avevo
superato, continuai la risalita finché mi trovai al punto di partenza insieme a
Filippo. Guardai il dirupo da cui ero salita, la mia tuta ridotta in brandelli
e diventata una mimetica militare per via del fango, la sollevai per
controllare le mie braccia tumefatte ma sulle mie labbra comparve un sorriso da
ebete per l'esperienza finalmente vissuta! Ho preso il sacco del soccorso e
risalii verso la strettoia in cui soffiava quell'alito di vento che mi
accompagnò delicatamente fuori, sussurrandomi un arrivederci alla prossima
discesa!
Spero di essere riuscita a
comunicarvi le mie sensazioni ma non sempre riesco ad esprimere le emozioni che
ho provato durante l'esplorazione di una grotta, del resto come si può
descrivere a parole un momento che toglie il fiato?! 😉
Partecipanti: Maddalonza,
Nina, Tiziana, Gaia (sofficino), Filippo (Farfacocero),Tonino, Damiano
Notizia di Tiziana
Foto di Tonino
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"Le Taddarite"