mercoledì 8 luglio 2015

Abisso del vento: un melodico richiamo senza tempo per gli speleologi

Da quando è terminato il VII corso di speleologia, non mi sono persa un'uscita con le Taddarite...ogni volta che ci si organizza, nella mia mente comincia il countdown dei giorni mancanti! E già, il loro entusiasmo è talmente contagioso che andare in grotta nel weekend è diventata per me una piacevole abitudine, una liberazione dalle frustrazioni subite a lavoro durante la settimana!

Un altro sabato in loro compagnia, un altro sabato da ricordare...questo più di qualunque altro perché avrei visto l' Abisso del Vento, l'ultima discesa in grotta a cui non ho potuto partecipare durante il corso. Questa grotta è un richiamo ipnotico per le Taddarite, scendere fino al suo cuore rosso ferruginoso è come un ritorno a casa, tanto che vi si recano ogni qualvolta si presenta l'occasione e, adesso, cercherò di condividere con voi lettori il perché.
Di buon mattino, io, Damiano, Tonino e Gaia (sofficino) ci siamo dati appuntamento al solito ingresso di viale delle scienze per attendere a Trabia l'arrivo di Nina e Maddalonza, organizzatrice della giornata. L'attesa è più lunga del previsto ma si inganna il tempo con vari argomenti: si passa dalla fragilità delle costole di Tonino, alle imprese ginniche di Damiano fino al racconto delle loro rispettive esperienze al Vento. Ho ascoltato incuriosita ma la perplessità e l'ansia mi hanno assalita quando sentii parlare di strettoie e traversoni! "E che saranno mai?!" pensai fra me e me, come se la mia voce interiore cercasse di mettere a tacere i tumulti del mio cuore che batteva all'impazzata per la paura di non riuscire! Finalmente, le ragazze ci raggiunsero portando con loro dei ciambelloni talmente grandi da poterne fare dei bracciali...un dolce pensiero di Maddalonza per farsi perdonare del ritardo!

Ecco che si va, tutto pronto per raggiungere Isnello...curve pericolose, strada tortuosa a gradoni affioranti (chissà se mai sistemeranno questo tratto di strada ) finché giunti sul posto, ci siamo preparati di gran corsa per evitare di scioglierci come gelati! Raggiungere l'ingresso sotto il sole cocente di luglio è stato delirante ma in un lampo tutto è passato quando ho intravisto quella cavità accogliente vestita di edera che ci invitava ad entrare. Emozionata, scesi con me lungo la strettoia il sacco cibo, e proprio in quel punto capì subito l'appellativo dato alla grotta: un alito di vento fresco mi diede il benvenuto spostando quei riccioli ribelli uscenti dal mio caschetto! Si aprì davanti ai nostri occhi la prima sala e mentre i ragazzi si sfidavano tra loro per vedere chi avesse la luce più potente (...i soliti maschi 😓) Maddalena imprecava per le cavolate fatte durante la sua armata ed io ne approfittai per riempirmi gli occhi di quelle concrezioni così grandi da non poter essere catturate da uno sguardo superficiale! Pian piano, cominciai la discesa, notando subito la roccia più umida delle altre grotte e più scivolosa e in men che non si dica, mi trovai a scendere il pozzo di 35 m. Sorridendo, guardai gli speleotemi accanto a me illuminati solo dalla luce del mio casco e non pensai minimamente alla risalita, anzi, ero curiosa di vedere cosa si nascondeva nel ventre buio di quella maestosa montagna. "Era per dire che sei agile e possente" disse Filippo a Nina per salvarsi in curva non capendo così di precipitare rocambolescamente verso il nomignolo di Farfacocero attribuitogli per via del suo essere così famelico!!! Siamo stati tutti Tarzan per una frazione di secondo e finalmente ebbero inizio i 3 traversoni tanto attesi e raccontati dagli amici Speleo. Quando toccò a me, la mia agitazione, immotivata, fu decisamente scalzata dal divertimento...mi sentivo come una bambina al parco giochi, le mie gambe divennero snodabili e allungabili come quelli dell'ispettore Gadget! Le mie dita andavano alla ricerca di punti di presa, come se già sapessero dove aggrapparsi per permettermi di avanzare! Tra acrobazie degne di un circense, giungemmo tutti salvi e sani (Filippo un pochino meno per via delle scivolate dovute alle scarpe con la suola liscia!!!) alla sala Bonduelle, quale nome più azzeccato per la sosta pranzo?! Foto di rito, momenti esilaranti di Farfacocero che emula una stalattite e, come nostro solito, si mangia insieme condividendo ciò che si ha! Dal salato, al dolce seppur mancavano gli orsetti gommosi di Simone, rimasto a casa per cause di forze maggiori. Terminata la pausa, abbiamo proseguito il cammino senza esitazione verso quel qualcosa, ignoto solo alla sottoscritta. Tutto potevo aspettarmi ma non di essere quasi abbagliata dal bianco di delicate cannule che dalla volta rossiccia scivolavano giù come se fossero di zucchero. Così fragili che un colpo accidentale di maniglia o discensore avrebbe creato danni ecco perché li lasciammo lì e proseguimmo senza, in quanto in questo tratto bastava solo strisciare, scivolare giù lungo quei pavimenti rossastri e plasmarci letteralmente alla roccia. E già, il vero esploratore deve adattarsi ai luoghi che attraversa, mai il contrario!Personalmente, in questi passaggi ipogei cerco di valutare le mie capacità e di perfezionare la mia tecnica di progressione, facendo tesoro dei consigli delle esperte, evitando così di rovinare ciò che in anni quel delicato stillicidio ha creato!
😝
Ci siamo ritrovati tutti e 7 i partecipanti al "pozzo Tarzan": c'era chi si lamentava del mancato "libera" di uno speleo smemorato (Damiano), chi si pavoneggiava di essere una farfalla in discesa (Filippo) azzardando battute affettuose con annessi cafuddamenti da chi non apprezza essere chiamata Cita!!!
Via libera a foto con scenario mozzafiato, un fiume di calcare bianco cristallino (Pozzo Cascata da visitare la prossima volta!!!) lascia il posto alle cannule talmente fragili da aver quasi paura di romperle con un solo sguardo. Numerose stalattiti e stalagmiti si ergono possenti ed alcune s'incontrano romanticamente sigillando la loro unione eterna con la creazione di una colonna di carbonato di calcio. Sarei stata ore a guardare meravigliata queste spettacolari concrezioni ma era arrivato il momento di risalire 😞 Cominciai a procedere più lentamente, non tanto per la stanchezza quanto perché avrei voluto dilatare all'infinito quel momento di stupore per non far svanire il sogno. Abbiamo ripercosso lo stesso tratto, stessi traversoni eppure mi sono sembrati diversi da quest'angolazione, più profondi, più fangosi! Con la schiena mi appoggiai a quelle pareti così umide ma così rassicuranti e proseguii spedita non accorgendomi nemmeno di quanto fossi vicina all'uscita. Alla base del pozzo di 35 metri la stanchezza cominciò a farsi sentire nella maniera più impensabile: notai di aver creato un nuovo modo per annodare abilmente maniglia e croll! Ero penzolante alla corda, appesa come un salame...in quel momento avrei voluto il mago Silvan che pronunciasse la formula "simsalabim"per sbrogliare ciò che avevo fatto con tanta maestria ma la magia l'ha fatta qualcun' altra...lo sguardo rassicurante di Nina mi ha spinta a riprovare, sicura che ne sarei venuta a capo e così è stato!😄 Fiera di ciò che avevo superato, continuai la risalita finché mi trovai al punto di partenza insieme a Filippo. Guardai il dirupo da cui ero salita, la mia tuta ridotta in brandelli e diventata una mimetica militare per via del fango, la sollevai per controllare le mie braccia tumefatte ma sulle mie labbra comparve un sorriso da ebete per l'esperienza finalmente vissuta! Ho preso il sacco del soccorso e risalii verso la strettoia in cui soffiava quell'alito di vento che mi accompagnò delicatamente fuori, sussurrandomi un arrivederci alla prossima discesa!

Spero di essere riuscita a comunicarvi le mie sensazioni ma non sempre riesco ad esprimere le emozioni che ho provato durante l'esplorazione di una grotta, del resto come si può descrivere a parole un momento che toglie il fiato?! 😉

Partecipanti: Maddalonza, Nina, Tiziana, Gaia (sofficino), Filippo (Farfacocero),Tonino, Damiano


Notizia di Tiziana
Foto di Tonino

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