Secondo un famoso detto <<ogni lassata è persa>> e se si chiama "saggezza" popolare un
motivo c'è... L'occasione di oggi ci è fornita da Mr. V che, dovendo eseguire
misure e campionamenti, ci porta dritti dritti nel cuore della Rocca di
Entella, dove l'instancabile lavoro dell'acqua ha dato origine ad una stupenda
grotta nei gessi.
Purtroppo l'ingresso è
situato alla base di un versante piuttosto instabile e così l'accesso è
consentito solo per casi limitati. E oggi siamo un caso limitato!
Prima di entrare ci dividiamo in
due squadre: Mr. V, Ponzio e Sausa rimangono nel ramo iniziale della grotta per
prendere misure e campioni, mentre Riccardino, Valentina ed io ne approfittiamo
per visitare la grotta. Così, rilievo alla mano, il mio gruppetto si incammina
allegramente, rassicurato dal fatto che è praticamente impossibile perdersi
visto che si sviluppa lungo un'unica via, articolata ma pur sempre unica.
Ogni 10 metri consultiamo il
rilievo col risultato che siamo più confusi di prima. E vabbè, lasciamoci
ispirare. Passiamo tra meandri stretti, blocchi di crollo, saloni giganteschi,
tanto alti che non si vede la fine, altri meandri stretti e altri blocchi di
crollo e altri saloni gigant... aspe', ma... ci siamo già passati da qui! Vuoi
vedere che siamo in quella zona che sul rilievo è segnata come un anello?
Le
premesse sono ottime. Cercando pazientemente la via giusta per andare avanti,
alla fine troviamo un pirtusicchio nascosto (e anche un po' rognoso) che ci
porta a dei pozzetti in risalita grazie ai quali raggiungiamo i livelli più
alti. La grotta è calda e articolata, alcuni punti sono piuttosto stretti e il
risultato è che arrivati in cima ai pozzi siamo tutti e tre morti di caldo.
Abbandoniamo magliette e ferraglia e riprendiamo il cammino.
Sembra la fiera del gesso, ad
enormi cristalli di gesso selenitico si affianca la fragile sericolite, e poi
gessarenite, gesso microcristallino, gesso stricato al muro, gesso gesso gesso!
E se da un lato siamo circondati dall'elegante gesso sbriluccicoso delle
pareti, dall'altro ci ritroviamo a camminare sopra "volgari" depositi
alluvionali e c'è veramente di tutto, anche cocci di vasellame. Il nostro
cammino è accompagnato da alcuni vespertili, non proprio contenti di vederci, e
cerchiamo di fare meno rumore possibile. Poi, giusto per non farsi mancare
nulla, verso la fine della grotta ci ritroviamo davanti a concrezioni di
carbonato, dapprima un timido medusone isolato in un oceano di gesso, poi, come
tante bolle che sbucano da terra, concrezioni mammellonari che, nel tempo, si
sono conquistate una bella fetta di quello spazio.
Il tour si conclude in un
salone colmo di blocchi di crollo e, pienamente soddisfatti, decidiamo di
tornare alla base per ricongiungerci all'altro gruppetto, intento a prendere
misure.
A questo punto Sausa e Valentina decidono di uscire, mentre noi altri
continuiamo ad assistere Mr. V nel suo lavoro. Tra foto più o meno serie, metri
che volano e posizioni da contorsionismo fantasioso, diverse ore dopo la missione è compiuta. Non ci rimane che
riemergere nel mondo esterno, anche se prima mi tocca tornare indietro,
scortata dalla fedelissima Ponzio, per recuperare la maniglia smarrita da
Valentina (tu, proprio tu! ricordati che hai un debito!!).
Con qualche nuvolone
sullo sfondo che si avvicina minacciosamente ci cambiamo rapidamente,
agguantiamo le ultime riserve di cibo rimaste e torniamo a Palermo.
Saggia saggezza popolare!
Notizia di Nina,
Partecipanti: Luisa, Nina, Ponzio, Riccardino, Valentina e Marco.
Foto di Luisa e Marco
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"Le Taddarite"