giovedì 1 dicembre 2011

28 Novembre 2011 - Alla scoperta della Grotta dell’Eremita (Castellammare del Golfo)

Un insolito lunedì mattina ci attende, movimentato sin dall’inizio per tantissimi motivi: Marco comunica il suo improvviso forfait, dovuto ad una lotta impari con un virus intestinale che ha provocato effetti facilmente immaginabili (questa è la sua versione, il Signolleo sostiene invece che si sia “sbutriato” fino all’inverosimile nel fine settimana); Simminchius promette a Maddalonza, rea di non aver preparato per l’ennesima volta le tanto attese ciambelle, di attuare la sua minaccia e di recidere la corda in grotta; un incidente in autostrada ci costringe a deviare sulla statale e ad affidarci all’orientamento inesistente di Simone...
Riusciamo ad arrivare illesi a Castellammare e, dopo aver incontrato Leo e consumata quella che per alcuni era la terza colazione della giornata, saliamo per stradine ripide in cui Caterina (la macchina di Nina) ha bisogno di qualche incoraggiamento.
Ci vestiamo mentre Samantha ci illustra quello che andremo – o dovremmo andare- a vedere  e raggiungiamo l’ingresso della grotta dell’Eremita, nuova per tutti tranne che per Leo, il quale ha la meglio sul lucchetto che chiude il cancello dell’antro.
Non entro in grotta dai primi di luglio a Monte Conca, avevo voglia da tempo di una grotta verticale ma ero titubante ad unirmi al gruppo perché oggi è un giorno lavorativo; tuttavia, è bastato appena che Marco mi facesse leggere l’elenco delle corde che useremo oggi per allontanare ogni dubbio.
Entriamo, il Signolleo va avanti ad armare e Simone lo segue. Camminiamo un po’ e arriviamo al primo pozzo a cui segue immediatamente una deliziosa risalita. Già, deliziosa. Mentre avanziamo, chi è davanti dice a chi è dietro che il passaggio tra la corda che scende e quella che sale deve essere fatto in modo delicato perché, a causa della posizione della corda in salita rispetto al frazionamento, si sarà soggetti ad un leggero penzolamento verso sinistra. Leggero? Sì, tutti abbiamo detto questa parola a chi ci seguiva.
In realtà, nel momento in cui effettivamente ho dovuto fare il passaggio, mi sono trovata a studiare la situazione per una ventina di secondi, in modo da pianificare i movimenti da fare (almeno, così credevo): solo quando mi sono trovata lì ho compreso che il penzolamento non sarebbe stato affatto dolce! Comunque, al termine della meditazione sono riuscita a immaginare quello che avrei dovuto fare e ho montato croll e maniglia sulla corda, tenendomi con una mano a quella vecchia; mi sono lasciata scivolare, dolcemente, mentre cominciavo a salire, ma ad un certo punto ho dovuto mollare la corda vecchia. Dolcemente, ho allentato la presa, ho cercato appigli coi piedi sulla parete scivolosa (dai, ce l’ho fatta, penso!), ho lasciato finalmente la corda e... mi sono fiondata a gran velocità sulla sinistra in direzione della parete! Due, tre secondi in cui non ho potuto far altro che vedere la parete avvicinarsi e girarmi in modo da arrivare con i piedi per ammortizzare. Questo me lo chiamano leggero penzolamento?!
Proseguo nella salita con il mio sacco corda appeso al delta e arrivata in cima incontro gli stessi problemi che aveva avuto Samantha nello sganciare il croll. Già, perché il simpatico frazionamento è praticamente sospeso nel vuoto e col sacco non è agevolissimo staccare i bloccanti. Tra l’altro la mia longe, che è sempre stata di una lunghezza perfetta, risulta essere troppo corta per TUTTI i successivi frazionamenti (se non fosse che l’armo l’ha fatto Leo il quale, si dice, sia più vendicativo di Marco, e che le grotte hanno orecchie, mi verrebbe da dire la frase che usa sempre Mr V... ma mi limito soltanto a pensarla). Dopo un paio di tentativi, aggancio il sacco con le ginocchia, faccio peso sulle staffe e finalmente ci riesco! Che fatica! Il Signolleo e Sam sono andati avanti, Simminchius mi sta aspettando e con il terzo sacco corda continuo la passeggiata in una bellissima galleria in discesa, a cui segue una parte – breve, per fortuna- da fare piegati o in ginocchio. Le volte di questa grotta hanno cupole molto particolari, probabilmente modellate anche dai vapori delle acque sulfuree che riscaldano l’ambiente e che ci fanno sentire caldo al minimo movimento.
Altra discesa abbastanza lunga, stavolta su corda (Simone ad un frazionamento mi lascia un moschettone con cui allungare la longe), quindi una ulteriore pendenza molto ripida senza corda che ci massacrerà al ritorno (Nina ne sa qualcosa). Diverse gallerie si diramano in vari punti del percorso che dobbiamo seguire noi; Simminchius cerca di inaugurare un nuovo modo per segnalare la strada agli altri, costruendo delle improbabili e decisamente poco visibili frecce di direzione a terra con delle pietre; ma, dal momento che mi mostro scettica sul metodo, dopo aver trovato Leo e Sam (stranamente questa volta il suo senso dell’orientamento non ha fatto cilecca), ha la saggia idea di tornare indietro e aspettare gli altri per mostrare il percorso. Samantha intanto ha trovato il carbonato apatite, un raro minerale che si forma in presenza di abbondanza di fosforo, elemento che è contenuto nel guano di pipistrello di cui è piena la grotta (il Signolleo le sconsiglia caldamente di mangiarlo per migliorare le prestazioni della sua memoria)! Mentre Leo arma il pozzo che ci sta davanti e noi siamo seduti comodamente sugli escrementi dei simpatici mammiferi, di cui non c’è ancora nessuna traccia se non per terra, apprendo con felicità che la grotta verrà lasciata armata: nessun sacco da risalire (per oggi!). Appena ci si muove c’è veramente caldo e non avere la zavorra dei sacchi è una gran bella notizia. A poco a poco ci raggiungono gli altri, mentre il mio pensiero va alla Riccia che avrebbe voluto essere con noi. Pazienza... (cara Riccia, so che da Praga ci leggerai... per la tua proclamazione ci sarebbero volute delle scarpe col tacco, lo pensiamo tutti!)
Leo, unico uomo tra i presenti a sapere cosa sia una scarpa decoltè, ha intanto finito di montare l’armo; scendiamo io, Simminchius, Nina e Lombrellone, mentre Samantha, Na-tasha e Maddalonza restano su. Per evitare di finire direttamente nel pozzo che ci sta di fronte Simone e Nina montano un traverso a cui attaccarsi; ancora un pozzo, un altro traverso, un secondo pozzo in cui scende solo Leo. Non lo seguiamo nell’ultima discesa ma iniziamo a risalire, dovrebbe esserci ancora un altro pozzo da armare ma Leo lascia il sacco corda giù e risale dietro di noi. Anche Lombrellone aveva ripreso precedentemente la risalita con le ragazze che erano restate su, facciamo passare Leo e io, Simone e Nina, dopo aver tolto la parte superiore della tuta, cominciamo a conquistare l’uscita. Preventivi sul tempo che impiegheremo, qualche pipistrellino che si è evidentemente infastidito da questi intrusi grandi e grossi, scivolate varie di Nina, pedalata su pedalata iniziamo a salire... e a sudare! Già, perché la grotta è calda, molto calda.
Pedalata su pedalata, scivolone su scivolone (sia mentre si è attaccati alla corda sia mentre si cammina in salita), ci stanchiamo parecchio. E non abbiamo i sacchi corda con noi! Arriviamo nel punto in cui avevano sostato gli altri, un po’ di acqua e si riprende, prima Nina, poi io e Simminchius. Cammina cammina, ci apprestiamo a fare la risalita a cui avevo accennato precedentemente, alla fine della quale Nina si accascia. Simone pensa di aiutarla, dandole una spintarella che la avrebbe portata di nuovo in basso se lui non fosse intervenuto a bloccare il rotolamento di Nina (che bontà d’uomo!). Questa volta inizio io a salire su corda e, arrivata su, mentre li aspetto faccio un giretto esplorativo dopo il quale mi siedo a riposare (sul guano, ovviamente!). Spengo la luce e sto qualche minuto al buio; inizio ad apprezzare quel silenzio e quell’oscurità assoluti che nella mia prima grotta avevo percepito come “pesanti”. Riprendiamo a salire e sentiamo le voci di Antonio e degli altri. E’ il momento di scendere il pozzo del “penzolamento”, dopo cui c’è l’ultima salita prima di guadagnare l’uscita. Stavolta incontriamo qualche pipistrello anche vicino all’ingresso della grotta, da cui entra qualche residuo di luce esterna. E’ quasi buio fuori, una serata con un po’ di foschia che però non ci impedisce di ammirare il golfo di Castellammare di fronte a noi, illuminato.
Ci cambiamo e, dopo un tour di strade diverse da quelle dell’andata (sempre merito di Simone e del suo senso dell’orientamento) e una sosta obbligatoria per il rifornimento di cassatelle, torniamo a Palermo, soddisfatti del nostro primo incontro con una gran bella grotta

Notizia di: il Malefico Molestemon Alias Marziemon
Partecipanti: Leo, Simminchius, Lombrellone, Maddalonza, Nina, Samantha, il Marziemon e Na-tasha




2 commenti:

  1. Marziemon (Molestemon, Cozzamon) fra poco arrivoooo, mi ci portate pure a me all'Eremita?????

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  2. Fermi tutti, la notizia è del Marziemon e basta! Sono ammessi solo aggettivi come "tenero, adorabile, indispensabile" e così via, non certo molesto!
    Patella mia alias Rosi... non so se ci torneremo mai più... mi dispiace!

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"Le Taddarite"