lunedì 10 luglio 2017

Capo Zafferano, sospesi fra cielo e mare



Dopo un risveglio col dubbio (perchè mi devo svegliare alle 7:40?), realizzo, ancora narcolettizzante nel letto, che dovevo andare alla traversata di Capo Zafferano, vicino un comune molto rinomato (Bagheria). 
Munito di costume, tovaglia, “tappine”, sole a mai finire, vestito di tutto punto per affrontare questa nuova avventura, parto per raggiungere il luogo di incontro col resto del gruppo.
Ci eravamo dati appuntamento per le 8:30 sotto casa di Xò a Bagheria. Una proprietà della matematica, quella commutativa, recita:” Cambiando l'ordine degli addendi, il risultato non cambia”. 
Infatti, così accadde! Come la scorsa uscita, il povero Mariano aspettò, ricevendo messaggi ambigui da Betel, solo in compagnia della buona musica, l'arrivo del resto della ciurma; fino a quando non vide spuntare Chiara. 
Si erano fatte quasi le 9 e ancora eravamo solo io, Chiara, Alberto, Xò e Laura; aspettammo Marco e decidemmo di andare ad Aspra dove ci saremmo congiunti con Tonino per fare colazione. 
Il resto dei latitanti (Roberto, Filippo, Betel, Paolo e Federica) ci avrebbero raggiunto direttamente ad Aspra. 
Dopo esserci rifocillati con caffè, cornetto, pizzette, calzoni, sfogliatine alla mela e chi più ne ha più ne metta, l'intera flotta parte alla conquista di Capo Zafferano. Giunti sul posto, comincia il rituale della vestizione dell'imbrago, condito da creme solari e persone fin troppo gentile nel dire “Buongiorno” (quasi quasi stava diventando un tormentone della musica spagnola).








Da lì, tutti quanti appassionatamente ci incamminiamo verso il primo step di inizio traversata.

Davanti ai nostri occhi prorompe un arco naturale di una bellezza disarmante che si incastona e divide il panorama tipico della costa siciliana settentrionale: il bianco acceso delle rocce calcaree e il blu profondo del mare cristallino, un gioco di colori creato dai raggi del sole. 
Con quest'immagine idilliaca nella mente, scendiamo giù dall'arco (per un tratto nel vuoto) in una sorta di baia, con annessa una piccola grotta. 
Quando tutti sono discesi, comincia il secondo step di questa traversata, dove ognuno di noi fa uscire fuori di sè il miglior orso, stambecco e miglior scalatore per poter affrontare questa nuova sfida. 
Dopo aver affrontato la prima parte di questa traversata, in compagnia di gabbiani, quasi (in)disturbati della nostra presenza, ci fermiamo e pranziamo. Ogni passo da stambecco che si faceva, Mariano imparava nuovi modi di vedere questo costone roccioso, visto solamente dal basso e mai con gli occhi da speleologo e ne rimaneva entusiasta. 
Dopo questo banchetto conviviale, quasi bucolico, si riprende il cammino verso la meta più ambita in giornata: buttarsi a mare! Finito il terzo step di questa traversata, con relativa foto al faro, arriva il tanto agognato momento: ci svestiamo dell'imbrago e, senza batter ciglio, ci buttiamo nel mare! Non c'è cosa migliore che un bel bagno ristoratore nel mare, dopo aver sudato ottanta camicie di sudore sotto il “pico” del sole. 
Una volta che il nostro corpo è stato ritemprato della faticosa, ma meravigliosa traversata, concludiamo in bellezza questa giornata con una granita “corretta” e qualche birrozza a Sant'Elia, un piccolo e ridente borgo marinaro bagherese. Un posto come Capo Zafferano, molto comune a chi abita nelle zone limitrofe, e che lo ha sempre visto solo come un “pezzi i muntagna”, vederlo, adesso, con altri occhi è stata una meravigliosa scoperta!

Notizia di Mariano
Partecipanti: Chiara, Betel, Federica, Laura, Roberto, Filippo, Tonino, Alberto, Marco, Paolo, Pietro e Uilson
foto di Marco

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