Vento di
Novembre
Ritornare al
vento è sempre un piacere, soprattutto se arma qualcun altro, diceva
qualcuno…partiamo al mattino carichi di speranze, presenti all’adunata:
Cavalli, Ceresìa, Fulco, Inzerillo, Scrima e Vassallo. Neanche la nazionale
dell’82 aveva tutti sti pezzi i novanta (O_o)’, purtroppo Simone ci deve
lasciare per sopraggiunti impegni, così, carichiamo tutto sulla cavallo mobile
e si parte alla volta di Isnello, percorrendo la solita tortuosa, zigzagante e
lanzosa strada per raggiungere il bar e recuperare le chiavi (ora mi ricordo
perché guidavo sempre io quando andavamo al Vento, dissi a Nina).
Dopo uno
stuzzichino pre-grotta, un caffè e la prima di tante pause WC cominciamo a fare
sul serio, oggi tocca a Roberto armare, vediamo dove si arriva, ad una certa
ora si comincia a risalire e u Signuri n’aiuta. Dopo la solita ventata di
benvenuto della grotta cominciamo con molta calma a fare strada verso il fondo.
Canta Tonino, canta Nina e sporadicamente canta anche Barbara, cosa?
“Un elefante
si dondolava sopra il fiiiiiilo di una ragnateeeeela…” inutile dire che è
diventato il motivetto martellante che ci siamo portati dietro per tutta la
grotta e anche per tutta la settimana seguente, cosa che può testimoniare
Panella in tribunale.
In men che
non si dica siamo alla base del 35, decidiamo che si è fatta nà certa ed è ora
di pranzare, Nina mi passa uno dei suoi panini (che poi erano dei toast), ma la
svolta arriva dalla ‘nguantiera di Barbara: calzoncini, rollini e perfino
paninini con le panelline. In 10 anni di speleologia credevo di aver visto
tutto dopo il contorno Bonduelle per pranzo, ma il pane e panelle mi mancava,
questi speleo non finiscono mai di stupire.
- Chi ffà, u
cafè un l’am’a fare?
-
‘NcapecciòRobbè, aspècapigghiu a cafittiera!!!
Quindi,
sotto l’occhio attento di Barbara che sovraintendeva alle operazioni di
riempimento e carico della caffettiera (non si chiama macchinetta. La macchinetta
è quella dove metti le cialde. NdA) abbiamo pure il tempo per un caffè, che
divideremo con i 3 figli del cavaliere bianco, che avevano altri 3 figli, che a
loro volta avevano altri 3 figli,ecc. ecc.(https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU
).
Intanto il
tempo scorre, vista l’ora decidiamo di arrivare ai traversi e poi risalire.
Miiii ma siamo arrivati lontanissimi dice Barbara, dopo aver percorso i
traversi sotto i martellanti suggerimenti di Tonino, non sa ancora che non
siamo manco al cannorozzo dell’Abisso del Vento. Cominciamo a uscire, disarama
Roberto, dopo poco siamo fuori, davanti a noi lo spettacolo del cielo stellato
e di una fiammella d’acetilene che brucia nella notte.
Momento
filosofico: vedi quanta bellezza c’è qui fuori Barbara? Ma chi ce lo fa fare di
andarci a buttare in un posto così buio freddo e inospitale? Perché gli
speleologi fanno questo? Forse perché la sotto c’è una bellezza ancora
maggiore?
Momento
nausea: prima di partire, Barbara e io ci abbuffiamo di arachidi come se non ci
fosse un domani e questo mi costerà caro. Anni or sono, quando comprai i miei
bellissimi occhiali da sole polaroid (essendo diventa fotosensibile con l’età),
quel taccagno dell’ottico mi diede un porta occhiali che sembrava fatto di
carta velina e per evitare che in tasca mi si sconocchiassero, ero aduso nel
metterli in testa o sul capellino, cosa che feci anche quella volta. Poco dopo
il mix di curve per tornare a casa comincia a shakerare la poltiglia di
arachidi, acqua e grappino calabrese che mi si rigirava nello stomaco,
causandomi una nausea non indifferente. Cerco di trattenermi, tanto tra poco
siamo in autostrada e poi mi passa…ma in realtà non è stato così. Arrivati
all’altezza di Altavilla Milicia in circa 5 secondi è stata questa la
successione di eventi:
- Robbè
fermati ca mi sento male…
- Ma come
ora? Qui non mi posso fermare…
- Vabbè u
capivu. Abbasso il finestrino. Mi sporgo la testa per rimettere. Mi volano gli
occhiali dalla testa, vengono pestati dalla macchina che ci seguiva e volano
giù per il cavalcavia. Porca B***** gli occhia…primo spruzzo. Gli occhiali
por******************. Secondo spruzzo.
Il
rendiconto della giornata ci è costato: un paio di occhiali persi, la fiancata
della macchina di Roberto portata a lamiera dai miei succhi gastrici e qualcosa
di bello da raccontare ai nostri nipoti. Il tutto in puro stile “Taddarite”.
Notizia di:
Ceres
Partecipanti:
Roberto, Ceres, Barbara, Nina e Tonino.
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"Le Taddarite"