lunedì 5 dicembre 2016

Abisso del Vento, novembre 2016



Vento di Novembre

Ritornare al vento è sempre un piacere, soprattutto se arma qualcun altro, diceva qualcuno…partiamo al mattino carichi di speranze, presenti all’adunata: Cavalli, Ceresìa, Fulco, Inzerillo, Scrima e Vassallo. Neanche la nazionale dell’82 aveva tutti sti pezzi i novanta (O_o)’, purtroppo Simone ci deve lasciare per sopraggiunti impegni, così, carichiamo tutto sulla cavallo mobile e si parte alla volta di Isnello, percorrendo la solita tortuosa, zigzagante e lanzosa strada per raggiungere il bar e recuperare le chiavi (ora mi ricordo perché guidavo sempre io quando andavamo al Vento, dissi a Nina).
Dopo uno stuzzichino pre-grotta, un caffè e la prima di tante pause WC cominciamo a fare sul serio, oggi tocca a Roberto armare, vediamo dove si arriva, ad una certa ora si comincia a risalire e u Signuri n’aiuta. Dopo la solita ventata di benvenuto della grotta cominciamo con molta calma a fare strada verso il fondo. Canta Tonino, canta Nina e sporadicamente canta anche Barbara, cosa?
“Un elefante si dondolava sopra il fiiiiiilo di una ragnateeeeela…” inutile dire che è diventato il motivetto martellante che ci siamo portati dietro per tutta la grotta e anche per tutta la settimana seguente, cosa che può testimoniare Panella in tribunale.
In men che non si dica siamo alla base del 35, decidiamo che si è fatta nà certa ed è ora di pranzare, Nina mi passa uno dei suoi panini (che poi erano dei toast), ma la svolta arriva dalla ‘nguantiera di Barbara: calzoncini, rollini e perfino paninini con le panelline. In 10 anni di speleologia credevo di aver visto tutto dopo il contorno Bonduelle per pranzo, ma il pane e panelle mi mancava, questi speleo non finiscono mai di stupire.

- Chi ffà, u cafè un l’am’a fare?
- ‘NcapecciòRobbè, aspècapigghiu a cafittiera!!!

Quindi, sotto l’occhio attento di Barbara che sovraintendeva alle operazioni di riempimento e carico della caffettiera (non si chiama macchinetta. La macchinetta è quella dove metti le cialde. NdA) abbiamo pure il tempo per un caffè, che divideremo con i 3 figli del cavaliere bianco, che avevano altri 3 figli, che a loro volta avevano altri 3 figli,ecc. ecc.(https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU ).
Intanto il tempo scorre, vista l’ora decidiamo di arrivare ai traversi e poi risalire. Miiii ma siamo arrivati lontanissimi dice Barbara, dopo aver percorso i traversi sotto i martellanti suggerimenti di Tonino, non sa ancora che non siamo manco al cannorozzo dell’Abisso del Vento. Cominciamo a uscire, disarama Roberto, dopo poco siamo fuori, davanti a noi lo spettacolo del cielo stellato e di una fiammella d’acetilene che brucia nella notte.
Momento filosofico: vedi quanta bellezza c’è qui fuori Barbara? Ma chi ce lo fa fare di andarci a buttare in un posto così buio freddo e inospitale? Perché gli speleologi fanno questo? Forse perché la sotto c’è una bellezza ancora maggiore?
Momento nausea: prima di partire, Barbara e io ci abbuffiamo di arachidi come se non ci fosse un domani e questo mi costerà caro. Anni or sono, quando comprai i miei bellissimi occhiali da sole polaroid (essendo diventa fotosensibile con l’età), quel taccagno dell’ottico mi diede un porta occhiali che sembrava fatto di carta velina e per evitare che in tasca mi si sconocchiassero, ero aduso nel metterli in testa o sul capellino, cosa che feci anche quella volta. Poco dopo il mix di curve per tornare a casa comincia a shakerare la poltiglia di arachidi, acqua e grappino calabrese che mi si rigirava nello stomaco, causandomi una nausea non indifferente. Cerco di trattenermi, tanto tra poco siamo in autostrada e poi mi passa…ma in realtà non è stato così. Arrivati all’altezza di Altavilla Milicia in circa 5 secondi è stata questa la successione di eventi:

- Robbè fermati ca mi sento male…
- Ma come ora? Qui non mi posso fermare…
- Vabbè u capivu. Abbasso il finestrino. Mi sporgo la testa per rimettere. Mi volano gli occhiali dalla testa, vengono pestati dalla macchina che ci seguiva e volano giù per il cavalcavia. Porca B***** gli occhia…primo spruzzo. Gli occhiali por******************. Secondo spruzzo.
Il rendiconto della giornata ci è costato: un paio di occhiali persi, la fiancata della macchina di Roberto portata a lamiera dai miei succhi gastrici e qualcosa di bello da raccontare ai nostri nipoti. Il tutto in puro stile “Taddarite”.

Notizia di: Ceres
Partecipanti: Roberto, Ceres, Barbara, Nina e Tonino.

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"Le Taddarite"