Ore 18:00 di venerdì: mi carico lo zaino in spalla e mi
incammino verso Viale delle Scienze. Dopo venti minuti di camminata arrivo
inzuppo e con la schiena spaccata a metà. Aspetto Marco e si parte per Ragusa
dove l’indomani seguiremo un convegno sulla speleologia in cavità artificiali. Il
lungo ma piacevole viaggio attraverso la Sicilia ci porta a mangiare un kebab sotto le
ciminiere di Gela e poi verso Ragusa, dove gli amici dello Speleo Club Ibleo,
ci prestano ospitalità.
Sabato, sveglia alle 7:30. Ci prepariamo, andiamo a fare
colazione e arriviamo al Teatro Donnafugata di Ragusa Ibla, dove si tiene il convegno, ci iscriviamo (20
€ per gli accompagnatori, e 40 per chi presenta e vuole gli atti) e comincia l’attesa (mai che qualcosa posso
cominciare in orario). Alla fine dopo un’ora finalmente si comincia, la cosa
sembra interessante, tra vecchie cave più o meno crollate, tombe, catacombe,
cunicoli e pozzi vari, tutti creati dalla mano dell’uomo. Non manca qualche
intervento che ispira il suicidio (vedi il ritrovamento di una madonna in una
chi…. Ma ............!).
Alla fine degli interventi andiamo a visitare le Latomie di
Cava Gonfalone, una antica cava da cui hanno estratto la pietra per costruire
le case, ambienti immensi con la volta sostenuta da grandi pilastri, rovinati
dalla mano di qualcuno che per rivalutarli ha colato cemento dappertutto e
piazzato discutibili sagome (è arte dicono… boh!). Alla fine della visita io e Marco adiamo a
cenare in pizzeria, torniamo in sede con l’idea di vedere un film, ma presto la
abbandoniamo vedendo che siamo morti.
Ultima birra e a letto.
Peccato che la birra l’ultima birretta della buona notte mi
faccia un pò male (maledetta messina), mal di stomaco e senso di vomito, e la
certezza fisica che il processo di vescicolazione... esiste!!! Per fortuna il
tutto si risolve con un rutto da 400 decibel e una quasi vomitata legata alla
risalita sub-solidus (capisco che non ve ne freghi niente di questo episodio,
ma Marco ci teneva tanto che lo mettessi per dare più significato alla foto che
vedrete a lato). Andiamo a dormire e io non vedo l’ora che venga domani, dopo
tanto tempo finalmente si va in grotta.
Domenica, sveglia sempre alle 7:30. Ci prepariamo e intanto
vengono i ragazzi dello Speleo Club Ibleo a prendere del materiale che gli
serve per accompagnare gente ad una visita a Cava dei Servi. Noi aspettiamo
Angelo che è reduce dall’esercitazione di soccorso in grotta all’Abisso del
Gatto e che è tornato a Ragusa verso le 2.30... per andare alla grotta
Salinella alle nove. Ne approfittiamo per andare a fare colazione e quando
torniamo troviamo il mitico Angelo in sede con un buon quarto d’ora di
anticipo.
Chi Omo!!
Prepariamo il materiale e partiamo. La grotta si trova su
una parete di una cava di gesso ormai in disuso e quindi ci dobbiamo calare
dall’alto. La grotta poi è tutta orizzontale, quindi arrivati davanti
l’ingresso dove c’è un po’ di spazio
leviamo gli imbraghi ed entriamo. Ci accoglie uno sciame immenso di
“muschitte” e ci affrettiamo ad andare più avanti. Non sembra chi sa quale
grotta ma dopo qualche passo si stende davanti a noi una galleria tappezzata di
cristalli di tutti i tipi e dimensioni, tutti sbrilluccicanti, bianchi,
trasparenti anche se alcuni un pò impolverati e infangati. La grotta è
piccolina e arriviamo subito alla fine, ma perdiamo un paio d’ore a fare foto.
C’è l’imbarazzo della scelta, miriadi di cose degne di uno scatto, cosi tra
“fermo” “vai di la” “il faro di qua” fotografiamo tutto il possibile, usciamo e
andiamo a pranzare.
Salutiamo e ringraziamo Angelo e ci incamminiamo verso Palermo in un viaggio che immerso nei lunghi pensieri, in un gran silenzio e fra caldo da sotto e da fuori, ci tosta per bene fino all’arrivo a Palermo.
Notizia di: Pegaso, con qualche ritocco di Marco.
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"Le Taddarite"