sabato 31 dicembre 2011

30 dicembre 2011 - Abisso della pietra selvaggia

Tanto per concludere l’anno in bellezza si decide d’andare a fare un po’ di pratica, qualcuno con l’armo, qualcun altro col rilievo.
Io ho appuntamento alle 7:30 con Simone, Nina e la Sausina da me in pasticceria dove Simo, con tanto “savoir-faire”, dopo aver puntato una ciambella con tanto di sorriso ed occhi a cuoricino la sbrana  senza troppi complimenti….
Un caffè e via.Più o meno alle 7:50 siamo già stipati in macchina (in quella povera  500 eravamo in 4 con 4 sacchi materiale e zaini vari, tipo Tetris) per raggiungere la grotta, con un po’ di ritardo sulla tabella di marcia. Alle 8:45 circa, già imbragati e con tanto di bambini morti sulle spalle (i sacchi materiale) ci incamminiamo per cercare l’ingresso della grotta, che come sempre ci costringe alla ricerca per circa tre quarti d’ora… e quando in fine riusciamo a trovarla, sono stremata e sudata morta (stavo quasi per spremere il colletto del pile). Alle 9:45 circa, con più di un’ora di ritardo la Sausina comincia ad armare il primo pozzo tra un “aiuto simò” e l’altro. Nel frattempo, allarmati dal ritardo del resto del gruppo (i rilevatori pazzi) simo chiama Marco V. “a Ceres è morta la macchina” dice lui, così Marco lo va a recuperare, e noi entriamo in grotta un po’ più tranquilli visto ke non si vedevano arrivare; e giù, con tanta calma ad armare un pozzo dopo l’altro per la (maledettissima) via dei pozzetti.
Tra “Armi naturali, traversini e strettoie che non ricordavo così strette (mi sa che è giunta l’ora di mettermi a dieta), e buttando ogni tanto un urlo (Marcoooooooo….) a chi doveva essere dietro di noi, senza mai ricevere risposta ci ritroviamo, io e la Sausina, nel fatidico stretto tunnel delle mie confessioni a Lombrellone di qualche tempo fa,  in attesa che Nina armasse il pozzo sotto di noi (dove quella simpatica faccia di culo di Simone ha aspettato che Nina cominciasse a scendere in corda per dirle che aveva sbagliato ad armare…), a morire di freddo, riparandoci dal vento con i sacchi materiale (…azzo che freddo)!!!
Superata anche questa, dopo essere rimasta incastrata prima io, con un braccio sopra e l’altra sotto a tenere il discensore, e poi la Sausina in una delle piccole strettoie che si susseguono nella via dei pozzetti, raggiungiamo Simone e Nina, armiamo altri 2 pozzetti  e facciamo una piccola pausetta cibo (2 ore e mezza) perché si sono fatte ormai le 14 passate, ma degli altri ancora nulla. Alle fine dopo una lunga attesa e nessuna risposta ai nostri richiami, cominciamo a risalire disarmando i primi due pozzi. Quando finalmente incontriamo segni di vita… una mezz’oretta di cazzeggio per noi e foto e rilievo per i nuovi arrivati (Marco, Rosina, Ceres e Sabrina alias “La relazione”).
Frutta secca, cioccolato un po’ d’acqua ed un pisolino per qualcuno, in mezzo al feto che si promanava da Simone, conferendogli la vittoria su Ceres e provocando qualche conato di vomito in chi gli stava intorno!
Ormai sé fatto un po’ tardino e quindi si comincia a risalire.
Partono Ceres, Sabrina ed il simpatico Simone, che superate le strettoie lascia a Nina un “PERSONALINO “ di circa 35 kg così la povera Nina curnutiando e santiando in tutte le lingue a lei conosciute e non, continua a risalire. Ma fuori diluvia… Così, quando i primi tre arrivano all’esterno ci comunicano la situazione meteo (fuori l’acqua cade a secchiate) e corrono giù in macchina. Quando anch’io esco dopo circa 2 ore c’è vento ma non piove ancora. La pioggia però non tarda ad arrivare e, prima che anche l’ultimo di noi 5 sia fuori sta già diluviando.
Cominciamo a scendere verso le macchine(che non riusciamo a vedere) sotto una pioggia battente e con tanto di venticello freddo e fastidioso su rocce scivolose e poco rassicuranti, senza però lasciarci scoraggiare.
Alle 23:40 circa siamo in macchina; il tempo di caricare i sacchi, di sistemarci in macchina e via a casuccia…
Anche se non si direbbe è stata una giornata rilassante e (almeno per me) divertente…
semutroppufuoiti!!!

Notizia di: Maddalonza.
Partecipanti: io, Simone, Nina, Sausa, Mr.V., Rosi, Ceres e Sabrina

mercoledì 21 dicembre 2011

18 Dicembre 2011 - Grotta di Entella - “Buongiorno a me e a te!!!”

Ore 8:30. Arrivo all’appuntamento con Ceres in Viale delle Scienze e, in attesa di Mr. & Mrs. V e Jo, andiamo a prendere Ponzio che, per nostro sommo “piacere”, decide di torturarci fino a Contessa Entellina (avete capito bene!) con la canzoncina cantata dalla bon’arma di Luciano Pavarotti, nota colonna sonora di una marca di biscotti credo. Arriviamo, incontriamo Enza che ci promette di farci trovare del vino all’uscita della grotta e, dopo aver fatto la festa ai residui della cena a casa di una delle curatrici del Museo Gemmellaro (alla quale avevamo partecipato la sera prima io e Ceres), ci cambiamo ed entriamo! Anche questa grotta, come quella vista ieri, si imposta su di un rilievo gessoso e, Mr. & Mrs. V. e Jo passano l’intera giornata a studiare varie forme carsiche. Io, Ceres e Ponzio li seguiamo ed ascoltiamo per un po’ ma, quando Ponzio presa dal freddo, comincia a cantare “E Raffaella canta a casa mia...E Raffaella balla a casa mia...etc etc...” capiamo che forse è meglio fare un giretto nella grotta per riscaldarci! Gironzolando arriviamo in un bel salone dove vediamo dei gessi con delle forme spettacolari. Facciamo un po’ i geologi cercando di capire dov’erano le faglie che avevano contribuito alla formazione della grotta, ci infiliamo in un cunicolo parecchio stretto che dopo un giro assurdo ci riporta al punto di partenza, ci ritroviamo con i Professori, mangiamo  e ci dirigiamo verso i rami alti della grotta. Lì, mentre Mrs.V. e Jo analizzano alcune forme, io, Ceres e Ponzio aiutiamo Mr.V. a fare “alcune” foto! Ammiriamo e fotografiamo bellissime concrezioni, montagne di reperti archeologici più o meno antichi e cose varie fino a che non arriviamo nei pressi del sifone. Lì fotografiamo i più grandi Mud Cracks che io in 6 anni di Geologia abbia mai visto e ritorniamo indietro. I 2 Prof. erano già andati avanti; noi in poco più di mezz’ora torniamo a vedere la luce (anche se in realtà erano già le 18:00 quindi era buio!) e...colpo di scena!!! Chi se la ricordava più la promessa di Enza??? C’ERA DAVVERO IL VINO!!!!!! Una bottiglia di un vino buonissimo che ci siamo scolati in allegria, contenti di aver trascorso un bellissimo week end speleo-linguistico-gessoso!!! Accompagniamo Jo fino al Bar all’entrata di Castellammare e lo salutiamo...prendiamo le nostre Ferrari che casualmente avevamo lasciato lì e in poco più di un’oretta siamo a Palermo!!!

Notizia di: Claudio CCC
Partecipanti: CCC, Ceres, Ponzio, Mr. & Mrs. V, Jo
Special Guest: A bon’arma di Luciano Pavarotti








17 Dicembre 2011 - Grotta Dell’Acqua Fitusa (Ci sono 3 Italiani, 4 Francesi e 1 Belga)

Ore 8:00. Mi incammino verso l’appuntamento in Via Archirafi...sotto la pioggia...
Ore 8:25. Metto un piede in Via Archirafi e... smette di piovere... Grrrr...
Ore 8:30 Arrivano in successione Mr. V e Ceres, andiamo a prendere i nostri ospiti e partiamo in direzione S. Giovanni Gemini. Siamo Io, Ceres, Mr.V, 4 Francesi ed 1 Belga (tipo le barzellette!). Arriviamo dopo un’oretta e dopo aver dato un’occhiata a delle acque sulfuree e ad alcuni “pirtusi vari”, decidiamo che è arrivato il momento di entrare in grotta. Ci cambiamo, scopriamo con piacere che anche gli speleo francesi sono “raffinati” come noi, e verso le 10:00 siamo dentro!
Ci fermiamo un po’ nel primo ambiente per  fare alcuni campionamenti, alcune foto, etc etc..., dopo di che mangiamo un po’ di sana rosticceria del Motel S.Pietro ed andiamo fino in fondo alla grotta, in maniera che i nostri Professori possano farsi un’idea sul da farsi e fare i loro studi, le loro foto e le loro analisi soltanto al ritorno. La gran parte della giornata infatti, per me e Ceres, passa ad ascoltare interessanti discussioni sul carsismo nei gessi in ben 3 lingue: inglese, francese ed italiano. Usciamo verso le 15:30 e...visto che ci sembrava ancora presto, io, Ceres e 2 Francesi (sempre x tornare alla barzelletta) decidiamo di farci un giro in un altro “pirtuso” . Usciamo da lì dopo una mezzoretta di foto; nel frattempo Mr.V, 1 Belga e 2 Francesi si fanno un giro nei rami alti, che li portano ad uscire qualche metro più in alto di noi e...dopo esserci ritrovati alla macchina, esserci cambiati, esserci scambiati “simpatiche espressioni dialettali” in varie lingue... birra e patatine al S.Pietro e  tutti a casa...anzi ”a la maison” !

Notizia di: Claudio CCC
Partecipanti: Mr.V, CCC, Ceres. 4 Francesi: Philippe, Patrice, Jean Claude, Jean-Ives. 1Belga: Jo

15 dicembre 2011 - Grotta di Santa Ninfa

Ancora giorni di chacal e di hyène...
Questa volta c’è anche Ceres con me e quindi in due auto si fa strada per Santa Ninfa.
Pensando di fare cosa gradita e di cambiare tragitto e paesaggi, si sceglie la strada lunga per passare anche dai ruderi dei paesi terremotati di Poggioreale e Gibellina.
L’impatto con Poggioreale nuova è quasi da ridere... più di uno di noi pensa ai playmobile o ai lego... ma presto questa sensazione svanisce quando arriviamo a Poggioreale vecchia.
Una città fantasma, da brividi, da tremare, da far tremare come il terremoto che l’ha resa deserta.
Purtroppo tanti edifici crollano, e stonano, perchè figli dell’incuria che si differenzia dalla violenza della Terra.
I nostri ospiti, come anche noi, restano silenti nel passeggiare lungo le strade.
Tornati alle auto, cerco di spiegargli cosa li attende alla vista del Cretto di Burri, ma lasciando un voluto velo di mistero.
Arrivati a Gibellina vecchia infatti,mi chiedono dove sono i ruderi... dov’è la vecchia città!
Il Cretto ha sempre il suo effetto.
Ci aspetta la grotta e anche Giulia, la direttrice della riserva che ci accompagnerà nel giro.
La raggiungiamo alla sede della riserva, il Castello di Rampinzeri, dove facciamo un giro fra le bacheche, il poster, e tutta la zona didattica che la riserva ha allestito per i visitatori.
L’ora è tarda e la grotta chiama.
Al capanno ci iniziamo a cambiare, giusto in tempo per essere salutati dalle prime goccie di pioggia.
In grotta facciamo da ciceroni, ci fermiamo a guardarele meraviglie della Grotta di Santa Ninfa, i suoi cristalli, le sue concrezioni,  le sue forme, i suoi angoli nascosti.
Poi giù, lungo il pozzetto, al sinfone e ancora discussioni su calcite, gesso, piene, e fiumi della notte. Acqua...il sifone.
Salutando la primavera e il mestiere più antico del mondo, in italiano e francese, passiamo il sifone e ci prepariamo al resto della grotta ...inumiditi.
Nel tragitto si scattano foto, si guardano ancora sedimenti, concrezioni, morfologie... e si discute sulla formazione di cupole. Poi alla sala della risalita, e ancora foto.
Ci aspetta il sifone al ritorno, uan simpatico saluto, che però viene preso a ridere visto che qualcuno del gruppo deve pur farsi la foto immerso...
All’uscita sta volta la pioggia ci prende per tutto il sentiero e ci risparmia solo quando iniziamo a cambiarci.
Doverosa sosta per reintegrare liquidi (birra) e sali minerali (patatine) e per una riedizione della finale mondiale Italia-Francia fra Philippe e Patrice e due ragazzi di Santa Ninfa che tengono alto l’onore italiano e battono di nuovo les blues!!!
Lungo la strada del ritorno si passa dell’aeroporto per prendere Jo, che arriva oggi e che sarà della combriccola per i prossimi giorni.

Notizia di: Marco
Partecipanti: Philippe, Jean Claude, Patrice, Jean-Yves, Giulia, Ceres e Marco

14 dicembre 2011 – Grotta dei tre livelli (Etna)

Un vortice nero, nero pece, rosso.
Siamo alla grotta dei Tre livelli, Zafferana Etnea, Etna, il più alto vulcano d’Europa.
Era un dovere portare i nostri ospiti, Philippe, Jean Claude, Patrice e Jean-Yves, a visitare “U nannò”.
La facciamo con la guida esperta di Alfio e Gino, storici speleologi del CSE di Catania, ma principalmente nostri cari amici.
E allora via, tutti stipati nel comodo Defender ormai dall’aroma di chacal que a mangé la hyène
e alla simpatica media di 100 allora, affrontiamo i più di 200km che ci porteranno dentro le lave  etnee.
Arrivati all’appuntamento, e mentre aspettiamo Gino e Alfio, les francaises, non si sa da dove, sbucano con le mani piene di ottimi agrumi per una simpatica terza colazione.
Finalmente il gruppo si riunisce e dopo una necessaria pausa pranzo a Nicolosi, per far gustare l’idea di un cratere etneo, passiamo dal rifugio Sapienza e dai crateri Silvestri.
Foto di rito, anche per immortalare la meravigliosa e ventosa giornata e poi via per la grotta.
Cambiati, ci viene a salutare un volpe prima di entrare. Gino e Alfio, da ottimi “padroni di casa” armano i due saltini in grotta e poi lungo il tubo di lava che ha formato la grotta.
Dopo delle osservazioni di rito e confronti con le grotte laviche de l’Ile de La Réunion di Tenerife e di altri posti visitati dai nostri amici, ci dividiamo in due squadre per cercare di fare più foto possibili, senza disturbare i tantissimi pipistrelli che a piccoli gruppetti riposano beatamente.
Finito il servizio fotografico, l’ora è tarda. E allora dritti al panificio di Nicolosi dove ci aspettano due bellissime scacciate come solo nel Catanese sanno fare (l’acquolina si va via pure ora solo a scriverlo...)
Un doveroso saluto e ringraziamento a Gino e Alfio e poi via fra sciacalli e iene, nel Defendere per il ritorno.

Notizia e foto di: Marco
Partecipanti: Philippe, Jean Claude, Patrice e Jean-Yves, Alfio, Gino e Marco






martedì 20 dicembre 2011

13 Dicembre 2011 - Grotta dell’Eremita

La mattina comincia presto, mi dirigo verso casa di Mr.V. e mi metto a firriare per cercare parcheggio con Simone. Alla fine lasciamo la macchina in una stradina vicino alla famosa via Sandalo. Prendiamo la macchina e cominciamo a fare strada verso Castellammare, dove recuperiamo le chiavi della grotta al bar del paese. Poco dopo arriva anche V. con la sua camionetta e il gruppo dei nostri cugini d’oltralpe, che si meravigliano delle condizioni meteo della giornata.
Ci muoviamo verso la grotta, inerpicandosi per le stradine di monte Inici colme dei simpatici operai della forestale che fanno il loro dovere per tenere pulito il pendio.
Dopo esserci cambiati e indossato vestiti più leggeri (per quanto mi riguarda la prossima volta saranno ancora più leggeri) prendiamo il materiale fotografico e via in grotta.
Sali scendi, secondo pozzo, terzo pozzo e via così, arriviamo in un batter d’occhio ad un salone con una quantità invereconda di guano. Da lì cominciamo a disarmare e scattare fotografie dei magnifici ambienti che visitiamo, resi ancora più maestosi dagli impianti d’illuminazione dei nostri amici francesi. Siamo giunti all’inizio della galleria di scorrimento che per molti versi ricorda i mitici giochi di mai dire Banzai in cui una palla gigante veniva fatta rotolare lungo un pendio pieni di ostacoli.
Proprio alla base del secondo pozzo (il più bello secondo me) la seconda batteria della fotocamera di V. si scarica, lasciandoci l’amaro in bocca per non aver terminato la documentazione fotografica. Vabbè la prossima volta sarà meglio.
Dopo esserci cambiati avendo come sfondo il paese di Castellammare illuminato passiamo dalla sede a lasciare il materiale, offrendo ai nostri amici una magliettina e, ovviamente, birra e patatine. Perché dovete sapere che aldilà dei confini geografici gli speleo sono tutti uguali.
Torniamo a casa, ospitati dalla famiglia V. che ci delizia con arancine, vino, cuccia, salumi e formaggi (ma io di quest’ultimi non ne ho mangiati).

Notizia di: Ceres
Foto di: Mr.V.
Partecipanti: Ceres, Mr.V., Simone, Philippe, Jean Claude, Jean-Yves, Patrice







lunedì 19 dicembre 2011

10 Dicembre 2011 – Abisso dei Cocci

Alle 8:30 io, Sausa, Nina, Marco, Antonio, Simone, Marzia, Francesca, Virginia, Roberto e Floriana partiamo per andare all’Abisso Dei Cocci. Arrivati vicino Castellammare incontriamo Leo con otto ragazzi, che vogliono visitare la parte orizzontale della grotta, dopo una breve colazione ripartiamo verso la nostra meta.  Arrivati sotto il monte in cui è incassata la grotta ci cambiamo, Antonio, Leo e Marzia  si incamminano subito per andare ad armare tutta la grotta poiché dopo qualche giorno arriverà un gruppo di francesi per visitarla. Noi muniamo i ragazzi di caschetto e cominciamo la lunga camminata in salita che ci porta verso l’ingresso. Il sentiero è accidentato e faticoso e ogni tanto siamo costretti a fermarci per riposare, in questi momenti Marco nè approfitta per dare spiegazioni ai ragazzi sul fenomeno carsico.
Finalmente arrivati all’ingresso che si trova a 6-7 metri da terra, Marco sale in arrampicata e monta una corda per la progressione. Io, Nina, Virginia, Roberto, Floriana e Simone saliamo per primi e scendiamo grazie a delle orrende scalette in una saletta dove aspettiamo gli altri.
I ragazzi vengono fatti progredire messi in sicura con un imbrago da arrampicata. Una volta riuniti tutti comincia  il giro della grotta, ma non senza prima un piccolo incidente, una ragazza mette il piede in un punto scivoloso e rischia di fare una brutta caduta se non fosse stato per la prontezza di riflessi di Nina e Sausa che prontamente la tengono. A parte questo tutto procede tranquillamente e senza ulteriori incidenti. Lungo il cammino Marco continua a spiegare alcuni aspetti del carsismo. La grotta e meravigliosa piena di concrezioni di tutte le forme, la volta piena di cupolette da erosione provocate dal fatto che si è formata per l’azione di acque termali che risalivano dal sottosuolo. Arrivati in prossimità dei pozzi in cui Antonio, Leo e Marzia erano scesi per armare, Marco perplesso dal fatto che ancora non erano ritornati mi manda giù a vedere a che punto erano, e manda gli altri a fare un giretto nel ramo dei laghi.
Io scendo il primo pozzo, ma non si sente ancora nessuno, allora Marco mi spiega la strada e arrivo al secondo pozzo, ancora niente, scendo anche il secondo ma ancora non si sente niente. Non conoscendo la grotta non mi sento di continuare da solo allora Marco mi dice di salire. Dopo 5 minuti che salivo sento dei rumori, Leo stava risalendo e Antonio e Marzia stavano facendo un giro di sotto. Arrivato sopra scattiamo alcune foto con Nina e Simone che intanto erano tornati indietro e Leo va a vedere a che punto sono i ragazzi.
Dopo qualche altra foto decidiamo di mangiare e poi continuare a fare altre foto nel ramo dei laghi. Io e Nina andiamo a recuperare il sacco cibo che aveva in custodia Roberto e diciamo che chi voleva poteva venire con noi. Torniamo indietro e mentre mangiamo si presenta Francesca che dice che gli altri stavano uscendo e Sausa, a cui sarebbe piaciuto venire, serviva a Leo per aiutarlo a fare uscire i ragazzi. Nel frattempo risalgono anche Antonio e Marzia.
Finito di mangiare ci rimettiamo a fare foto, a ogni passo c’è né  una da fare, gli ambienti sono tutti bellissimi e meritano di essere immortalati. Foto dopo foto arriviamo al ramo dei laghi anche se di laghi ce ne erano ben pochi a causa della lunga assenza di piogge, ma questo non limitava la bellezza di quei luoghi pieni di stalattiti, stalagmiti, tubolari trasparenti, vele, e tanti altri tipi di concrezioni.Arriviamo a un salone grandissimo e alla fine di questo, meraviglia delle meraviglie, una colata di calcite tutta brillante alla luce dei caschetti. Dopo le ultime foto decidiamo di uscire e ci incamminiamo. Erano circa le 18 quando usciamo e fuori era buio. Cominciamo a scendere lungo il sentiero che in discesa e al buio è ancora più brutto che in salita. Marco in poco tempo è già alla base, mentre noi andiamo più lentamente per non cadere ma qualche scivolone è d’obbligo!
Finalmente arriviamo alle macchine, ci sistemiamo e partiamo. Ci fermiamo di nuovo al bar, ci rifocilliamo un po’ e ci rimettiamo in cammino verso casa.

Notizia di: La Triste Figura
Foto di: Mr.V. 
Partecipanti: La Triste figura, Sausa, Nina, Mr.V., Siggnòlleo, Lombrellone, Simone, Il Malefico Marziemon, Na-Tasha, Virginia, Barbanera e Sucamuoibbu.








giovedì 1 dicembre 2011

28 Novembre 2011 - Alla scoperta della Grotta dell’Eremita (Castellammare del Golfo)

Un insolito lunedì mattina ci attende, movimentato sin dall’inizio per tantissimi motivi: Marco comunica il suo improvviso forfait, dovuto ad una lotta impari con un virus intestinale che ha provocato effetti facilmente immaginabili (questa è la sua versione, il Signolleo sostiene invece che si sia “sbutriato” fino all’inverosimile nel fine settimana); Simminchius promette a Maddalonza, rea di non aver preparato per l’ennesima volta le tanto attese ciambelle, di attuare la sua minaccia e di recidere la corda in grotta; un incidente in autostrada ci costringe a deviare sulla statale e ad affidarci all’orientamento inesistente di Simone...
Riusciamo ad arrivare illesi a Castellammare e, dopo aver incontrato Leo e consumata quella che per alcuni era la terza colazione della giornata, saliamo per stradine ripide in cui Caterina (la macchina di Nina) ha bisogno di qualche incoraggiamento.
Ci vestiamo mentre Samantha ci illustra quello che andremo – o dovremmo andare- a vedere  e raggiungiamo l’ingresso della grotta dell’Eremita, nuova per tutti tranne che per Leo, il quale ha la meglio sul lucchetto che chiude il cancello dell’antro.
Non entro in grotta dai primi di luglio a Monte Conca, avevo voglia da tempo di una grotta verticale ma ero titubante ad unirmi al gruppo perché oggi è un giorno lavorativo; tuttavia, è bastato appena che Marco mi facesse leggere l’elenco delle corde che useremo oggi per allontanare ogni dubbio.
Entriamo, il Signolleo va avanti ad armare e Simone lo segue. Camminiamo un po’ e arriviamo al primo pozzo a cui segue immediatamente una deliziosa risalita. Già, deliziosa. Mentre avanziamo, chi è davanti dice a chi è dietro che il passaggio tra la corda che scende e quella che sale deve essere fatto in modo delicato perché, a causa della posizione della corda in salita rispetto al frazionamento, si sarà soggetti ad un leggero penzolamento verso sinistra. Leggero? Sì, tutti abbiamo detto questa parola a chi ci seguiva.
In realtà, nel momento in cui effettivamente ho dovuto fare il passaggio, mi sono trovata a studiare la situazione per una ventina di secondi, in modo da pianificare i movimenti da fare (almeno, così credevo): solo quando mi sono trovata lì ho compreso che il penzolamento non sarebbe stato affatto dolce! Comunque, al termine della meditazione sono riuscita a immaginare quello che avrei dovuto fare e ho montato croll e maniglia sulla corda, tenendomi con una mano a quella vecchia; mi sono lasciata scivolare, dolcemente, mentre cominciavo a salire, ma ad un certo punto ho dovuto mollare la corda vecchia. Dolcemente, ho allentato la presa, ho cercato appigli coi piedi sulla parete scivolosa (dai, ce l’ho fatta, penso!), ho lasciato finalmente la corda e... mi sono fiondata a gran velocità sulla sinistra in direzione della parete! Due, tre secondi in cui non ho potuto far altro che vedere la parete avvicinarsi e girarmi in modo da arrivare con i piedi per ammortizzare. Questo me lo chiamano leggero penzolamento?!
Proseguo nella salita con il mio sacco corda appeso al delta e arrivata in cima incontro gli stessi problemi che aveva avuto Samantha nello sganciare il croll. Già, perché il simpatico frazionamento è praticamente sospeso nel vuoto e col sacco non è agevolissimo staccare i bloccanti. Tra l’altro la mia longe, che è sempre stata di una lunghezza perfetta, risulta essere troppo corta per TUTTI i successivi frazionamenti (se non fosse che l’armo l’ha fatto Leo il quale, si dice, sia più vendicativo di Marco, e che le grotte hanno orecchie, mi verrebbe da dire la frase che usa sempre Mr V... ma mi limito soltanto a pensarla). Dopo un paio di tentativi, aggancio il sacco con le ginocchia, faccio peso sulle staffe e finalmente ci riesco! Che fatica! Il Signolleo e Sam sono andati avanti, Simminchius mi sta aspettando e con il terzo sacco corda continuo la passeggiata in una bellissima galleria in discesa, a cui segue una parte – breve, per fortuna- da fare piegati o in ginocchio. Le volte di questa grotta hanno cupole molto particolari, probabilmente modellate anche dai vapori delle acque sulfuree che riscaldano l’ambiente e che ci fanno sentire caldo al minimo movimento.
Altra discesa abbastanza lunga, stavolta su corda (Simone ad un frazionamento mi lascia un moschettone con cui allungare la longe), quindi una ulteriore pendenza molto ripida senza corda che ci massacrerà al ritorno (Nina ne sa qualcosa). Diverse gallerie si diramano in vari punti del percorso che dobbiamo seguire noi; Simminchius cerca di inaugurare un nuovo modo per segnalare la strada agli altri, costruendo delle improbabili e decisamente poco visibili frecce di direzione a terra con delle pietre; ma, dal momento che mi mostro scettica sul metodo, dopo aver trovato Leo e Sam (stranamente questa volta il suo senso dell’orientamento non ha fatto cilecca), ha la saggia idea di tornare indietro e aspettare gli altri per mostrare il percorso. Samantha intanto ha trovato il carbonato apatite, un raro minerale che si forma in presenza di abbondanza di fosforo, elemento che è contenuto nel guano di pipistrello di cui è piena la grotta (il Signolleo le sconsiglia caldamente di mangiarlo per migliorare le prestazioni della sua memoria)! Mentre Leo arma il pozzo che ci sta davanti e noi siamo seduti comodamente sugli escrementi dei simpatici mammiferi, di cui non c’è ancora nessuna traccia se non per terra, apprendo con felicità che la grotta verrà lasciata armata: nessun sacco da risalire (per oggi!). Appena ci si muove c’è veramente caldo e non avere la zavorra dei sacchi è una gran bella notizia. A poco a poco ci raggiungono gli altri, mentre il mio pensiero va alla Riccia che avrebbe voluto essere con noi. Pazienza... (cara Riccia, so che da Praga ci leggerai... per la tua proclamazione ci sarebbero volute delle scarpe col tacco, lo pensiamo tutti!)
Leo, unico uomo tra i presenti a sapere cosa sia una scarpa decoltè, ha intanto finito di montare l’armo; scendiamo io, Simminchius, Nina e Lombrellone, mentre Samantha, Na-tasha e Maddalonza restano su. Per evitare di finire direttamente nel pozzo che ci sta di fronte Simone e Nina montano un traverso a cui attaccarsi; ancora un pozzo, un altro traverso, un secondo pozzo in cui scende solo Leo. Non lo seguiamo nell’ultima discesa ma iniziamo a risalire, dovrebbe esserci ancora un altro pozzo da armare ma Leo lascia il sacco corda giù e risale dietro di noi. Anche Lombrellone aveva ripreso precedentemente la risalita con le ragazze che erano restate su, facciamo passare Leo e io, Simone e Nina, dopo aver tolto la parte superiore della tuta, cominciamo a conquistare l’uscita. Preventivi sul tempo che impiegheremo, qualche pipistrellino che si è evidentemente infastidito da questi intrusi grandi e grossi, scivolate varie di Nina, pedalata su pedalata iniziamo a salire... e a sudare! Già, perché la grotta è calda, molto calda.
Pedalata su pedalata, scivolone su scivolone (sia mentre si è attaccati alla corda sia mentre si cammina in salita), ci stanchiamo parecchio. E non abbiamo i sacchi corda con noi! Arriviamo nel punto in cui avevano sostato gli altri, un po’ di acqua e si riprende, prima Nina, poi io e Simminchius. Cammina cammina, ci apprestiamo a fare la risalita a cui avevo accennato precedentemente, alla fine della quale Nina si accascia. Simone pensa di aiutarla, dandole una spintarella che la avrebbe portata di nuovo in basso se lui non fosse intervenuto a bloccare il rotolamento di Nina (che bontà d’uomo!). Questa volta inizio io a salire su corda e, arrivata su, mentre li aspetto faccio un giretto esplorativo dopo il quale mi siedo a riposare (sul guano, ovviamente!). Spengo la luce e sto qualche minuto al buio; inizio ad apprezzare quel silenzio e quell’oscurità assoluti che nella mia prima grotta avevo percepito come “pesanti”. Riprendiamo a salire e sentiamo le voci di Antonio e degli altri. E’ il momento di scendere il pozzo del “penzolamento”, dopo cui c’è l’ultima salita prima di guadagnare l’uscita. Stavolta incontriamo qualche pipistrello anche vicino all’ingresso della grotta, da cui entra qualche residuo di luce esterna. E’ quasi buio fuori, una serata con un po’ di foschia che però non ci impedisce di ammirare il golfo di Castellammare di fronte a noi, illuminato.
Ci cambiamo e, dopo un tour di strade diverse da quelle dell’andata (sempre merito di Simone e del suo senso dell’orientamento) e una sosta obbligatoria per il rifornimento di cassatelle, torniamo a Palermo, soddisfatti del nostro primo incontro con una gran bella grotta

Notizia di: il Malefico Molestemon Alias Marziemon
Partecipanti: Leo, Simminchius, Lombrellone, Maddalonza, Nina, Samantha, il Marziemon e Na-tasha




martedì 29 novembre 2011

26 Novembre 2011 - Ancora Acqua Fitusa

Ebbene si, ancora alla grotta dell’Acqua Fitusa, per cercare di mettere un punto (ammesso che lo si possa fare) in alcuni dei rametti della grotta che per stanchezza ci avevano chiuso le loro porte nelle passate escursioni.
E allora dentro... ingresso, salone... neanche un pipistrello.. della colonia che ci ha fatto compagnia per diverse uscite, neanche un traccia... o meglio, solo qualche pigro esemplare che ci viene a salutare, e qualcun altro che giustamente continua a dormire e non si cura delle bestiacce che sono entrare a casa sua.
Subito nel salone c’è chi si diletta in una comoda arrampicata per esplorare la parte alta del salone... in realtà già vista e rilevata... ah se si leggessero le vecchie relazioni...
Qualcuno invece si trasforma in Povenztalpa da polvere e esibisce le sue doti nella fessura/strettoia, rischiando di seppellirsi da solo!
Riprendiamo la strada maestra trascinando membra e sacchi nel comodo cunicolo della grotta, fino alla zona più profonda, dove ci aspettano le strettoie da indagare.
La prima, abbastanza comoda, viene esplorata e rilevata subito. Anche qui ci accorgiamo delle ricchezze della grotta e delle sue particolarità mineralogiche e speleogenetiche. Piccolo tesoro!
Finito il rilievo, saliamo nel rametto più alto e ci coglie la brutta bestia della fame!
E allora giù a fare incetta di panini e ottime arachidi caramellate... che un paio di noi non riescono proprio a smettere di mangiare (e ruttare nelle strettoie future).
Dopo la pausa per il lauto pranzo, ancora strettoie.
La grotta ha deciso di ridarci forma, di plasmarci a lei e di selezionarci per bene.
La Topa, ragazza da strettoia, si infila dove prima Simone ha provato e così rileviamo un’altra ventina di metri di cunicolo ben carsificato secondo le caratteristiche di questa grotta, con croste sulle pareti e con dimensioni da brivido. Alcuni tratti di cunicolo risultano alti appena 30 cm...
Da qui inizia una conversazione fra strettoie. Simone infatti si è infilato in un altro buco, lasciando dietro di se Provenzangelo che ha deciso di perdere brandelli di tuta in ogni strettoia...e di bloccarsi e non lasciarsi andare nei punti stretti.. fisicaccio da big jim!!!
Simone e La Topa iniziano a chiamarsi a insultarsi e ridere, per cercare di capire se i due rami di grotta convergono e si congiungono. Forse si, forse no, ma sono troppo stretti.
Nina prova a forzare la strettoia, si lascia convincere che anche senza casco può provare e può vivere, ma niente da fare... anche lei deve desistere e tornare indietro, all’indietro, sentendo la grotta con gli stivali per raggiungermi.
Nello spazio più largo... meno di un metro, facciamo le misure di bussola e clino, lo schizzo e poi via, a rifare il cunicolo...
La sensazione di lotta. Il pavimento duro, non liscio, ma con piccoli rialzi e protuberanze che nello strisciare con la schiena a contatto col tetto, sembrano solo piccole mani che ti trattengono e ti bloccano a restare lì. Cunicolo basso, stretto... non c’è spazio per muovere le braccia per passarle avanti a tirarsi per uscire. Siamo li a strisciare, peggio dei vermi a lottare per l’assenza di uno spazio di movimento. E la cosa strana è che ci piace, ci logora, ammacca, scalfisce, ma è il nostro mondo il nostro da fare.
Ci sentiamo speleologi.
Torniamo nella stanza comoda e riprendiamo le operazioni di rilievo nel ramo in cui sono stati Simone e Provenzangelo, riflettendo sul fatto che questi ambienti piccoli forse dovevamo affrontarli a stomaco e vescica vuoti e specialmente evitando gli arachidi caramellati (burp!!).
Fatto, altro rametto messo su carta...
L’ora è quasi tarda e dovremmo fare strada per l’uscita... ma quale uscita?
L’arte del maleficio e del perfido conosce molte strade. Credo che sia per questo che all’unanimità si sceglie di uscire dal laminatoio. Già il laminatoio... circa cento metri di bassa galleria dove si deve strisciare, usare la punta dei piedi per sollevarsi da terra e gomiti e avambracci per muoversi e guadagnare metri, uno per uno tutti sudati, fra un pavimento duro dove in alcuni tratti sono presenti piccoli solchi e buchi, fatti a posta per macinare carni e ginocchia, gomiti e braccia.
Visto che ci siamo, ne approfittiamo e rileviamo e esploriamo un altro cunicoletto a metà del laminatoio...
All’uscita dalla grotta, ci godiamo il silenzio della campagna siciliana, e questa pace ci scrolla di dosso la fatica appena patita. Di fronte a noi colline argillose dove dei contadini si danno da fare per seminare i terreni, già è periodo di semina.
Dietro di noi un altro buco che ci chiama e ci invita. Stavolta è Angelo a fare un giro e a sentenziare che c’è altro lavoro da fare...
La prochaine fois!

Notizia di: Marco
Foto di: Provenzangelo
Partecipanti: La Topa, Simone, Provenzangelo e Marco


sabato 12 novembre 2011

Speleolessinia 2011 - C'eravamo anche noi!!!

L’avventura comincia per me nel dopo pranzo di giorno 27 Ottobre. Con lo zaino in spalla lascio il mio luogo di lavoro a Praga per recarmi al mio primo raduno speleo!! Yeeeeeeeeee vacanza finalmente!!!
Il viaggio che mi attende è un po’ lungo è contorto: atterro a Milano e da li devo spostarmi a Verona dove Simone e Natasha mi aspettano. Mi ci vorranno circa 9 ore per arrivare e un ottimo puzzosissimo (di piscio e vomito) treno!

Ma lasciamo stare i dettagli, l’ottimismo è alto e io non vedo l’ora di arrivare.  Questo è solo l’inizio, di quella che mi aspetto sarà una grandiosa esperienza (forse).

Alle 22.30 circa riesco finalmente ad arrivare a Verona, i miei due compagni di svenutura sono li che mi attendono, siamo i primi dei nostri ad arrivare, si scopre che parecchi di noi hanno il senso dell'orientamento di un criceto ceco (e non parlo di me),  alla fine siamo in hotel, (3 stelle indovinate fra me, Simone e Natasha chi lo ha scelto!?).

La notte passa senza intoppi e già alle 6 siamo tutti in piedi, scendiamo a fare colazione e da tipici palermitani ci facciamo schifiare, qualcuno ruba lo zucchero, qualcuno la frutta secca e c'è chi si fa allegramente i panini per il pranzo con il buffet della colazione. Alle 8 siamo già a Negrar e qui comincia la nostra avventura/sventura.

Natasha ha prenotato per quella mattina la sua prima escurione, mentre io e Simone ci decidiamo a cercare il campeggio e a montare le tende, la lasciamo li ad attendere che arrivi qualcun altro. Nel frattempo noi abbiamo trovato il campeggio, Simone si diverte a montare il suo residence di tende con porticati, tendoni, e chi più ne ha più ne metta, e anche se io cerco di dargli una mano, dopo un pò capisco che i "grandi geni costruttori" vanno lasciati da soli. Natasha intanto ci comunica che si è trovata un autista personale per la sua escursione (era l'unica partecipante in tutto il raduno).

Il problema del giorno è solo uno, un piccolissimo dettaglio di cattiva organzzazione....mancano i cessi....si si mancano i cessi al campeggio, vero che ci sono le vigne e siamo speleo, ma un cessetto no?
Cosi comincia quella che sarà la tematica più ricorrente della giornata....appunto i cessi.

Nel pomeriggio si fa un pò di spesa, si rifornisce il campo di acqua e cibarie, comprate alla famila, dove indovinate un pò...hanno un cesso (di cui usufruiamo allegramente), si mangiucchia qualcosa e si fa un bel caffè. Io e Simone cominciamo anche a fare amicizia con i nostri vicini di tenda anche se poi molti li conosciamo già: si viene infatti a creare l'angolo della terronia, Ragusani, Belpassoti e Palermitani si sono tutti radunati li,  montando le rispettive tende vicino alle nostre (l'angoletto Terronia crescerà poi nei giorni succesivi e qualcuno isserà anche la bandiera della Trinacria .....e vaiii!).

Nel pomeriggio ci rechiamo anche in segreteria per avere qualche informazione sulla nostra escursione di domani, torniamo al campo un pò con le pive nel sacco, una sola cosa è chiara, non ci faranno entrare alla Spluga anche se ci speravamo tanto!

In tarda serata, Ponzio-San e Sam la vichinga raggiungono il raduno, in compagnia di Piero e altri ex speleopetrini. Lo speleo bar è ancora un pò in costruzione e in via di sistemazione, quindi decidiamo di cucinare qualche cosa al campeggio (che intanto comincia a popolarsi...ma ancora non di cessi), recuperata Natasha, ci ingozziamo di vellutata alle carote (credo) e risotti precotti, insomma alta cucina, dopo di che tutti allo speleo bar. I vari gruppi si stanno organizzando nel montare stand e sistemare e c'è già chi comincia a cucinare, ci aggiriamo un pò fra gli ambienti, dove c'è musica, vecchie e nuove facce, odori vari di cibarie e cosi senza fama nè gloria passa la prima serata.
La nottata in tenda però si rivela un incubo, fa freddo, ma soprattutto freddo umido che patirò per tutto il resto della nottata senza riuscire a scaldare.
L'indomani, fra una lavata di denti con l'acqua minerale e colazione a base di tea deteinato (e già cominciamo male) ci avviamo alla segreteria, pensando vanamente di fare la nostra escursione organizzata con mezzi proprio e noi appunto abbiamo una bella macchina carica di materiale anche da progressione che però non useremo affatto.
La mattinata infatti squaglia fra una lametela e l'altra, fra disorganizzazione e ricerca di questo fantomatico responsabile con cui poi nei giorni successivi mi capiterà di parlare a lungo.

Fatto sta che mentre noi ci aggiriamo frustrati da un posto all'altro, arrivano la Stokka e MrV., atterrati appunto poco prima a Verona. Separatici solo per un breve lasso di tempo ci ritroviamo tutti per pranzo allo speleo bar, ci sono parecchie scelte adesso, paste con diversi condimenti, e tante altre leccornie, io mi do da fare con una genovesissima pasta al pesto e per tenere vive le radici, con un bel cannolo dai Belpassoti (inutile dire che noi a Palermo li facciamo più buoni).
Il pomeriggio trascorre fra un proiezione e l'altra, dalla scuola materna a quella elementare, a guardare i libri, ad iscriversi al SSI e a votare.
Durante il raduno assisteremo a vari tipi di proiezioni, da racconti di spedizioni a foto tridimensionali, tutte molto belle e estremamente interessanti (un grandioso lavoro da parte di tanti speleo italiani!)

La sera poi si va allo spelo bar a mangiare e qui cominciano le missioni, il presidente ci manda a turno a procaciare cibo e cosi faremo per tutto il raduno, provando un pò di tutto, dalla pasta fresca dei Ragusani, alle arancine, agli arrosticini, carne e polenta, pizzoccheri e chi più ne ha più ne metta. Ogni sera poi lo spelo bar si va popolando sempre di più, e ci sono vari gruppi che suonano. La nottata poi trascorre più serena e più calda, Cristina con il suo sacco a pelo meno Everest, blocca il freddo e finalmente risco a dormire. e poi udite udite, hanno messo i cessiiii!!!

Il giorno successivo riproviamo ad andare in escursione, stavolta con i pullman che da manifesto doveva partire alle 9 e invece è andato via prima, semivuoto e soprattutto senza di noi. Fra un pò di rabbia e lamentele, finalmente il famoso responsabile ci porta in macchina lui stesso sino al primo stop del pullman, e mentre ci porta li mi spiega tutti i problemi che ci sono stati nell'organizzare questo raduno. L'escursione è guidata dal Prof. Ugo Sauro che ci porta a vedere bellissimi posto tra cui il Ponte di Veja, che è anche il più meritevole della giornata.

Alle 4, dopo il sito archeologico del Riparo Tagliente, torniamo a Negrar, e qui devo ammettere che anche i migliori di noi cedono, qualcuno si fa la doccia, e non un qualcuno a caso! siamo in tre a cedere, qualcuno in un comodo b&b altri nello spogliatoio dell'arbitro. Dopo questa bella ripulita torniamo alla scuola dove assistiamo alla presentazione del bellissimo libro sulla spedizione alla Spluga della Preta, i cuori più teneri si commuovono, mentre noi uomini duri resistiamo. Alla fine della cerimonia "spontaneamente" mi offro di andare a comprare il libro per il nostro gruppo e a farmelo firmare dai partecipanti storici della spedizione. Purtroppo la mia innocenza viene mal ripagata e qualche merda se ne approfitta immortalandomi con "il mio vero padre" (non ci credete non è vero).
Poco dopo ci rechiamo allo stand dei materiali e tutti, tranne me, riescono a comprare qualcosa (ma tanto mi rifaccio l'ultimo giorno)

Nuova cena e poi a vedere proiezioni, lo speleo bar si è davvero riempito, e una simpatica lambretta del soccorso passa tra i tavoli distribuendo vino!
Anche il campeggio si è incredibilmente riempito e le tende e le macchine hanno ormai invaso il campo. Dopo esserci appisolati davanti alle proiezioni torniamo in tenda e via di nuovo un'altra fredda nottata. La mattina seguente ci aspetta la nostra ultima escursione, Natasha intanto si prepare a partire per tornare a Palermo. Io mi alzo decisamente di cattivissimo umore e passo gran parte della giornata in un nero silenzio. I posti che vediamo però sono veramente meravigliosi, sopratuto la Valle Delle Sfingi, e quindi l'escursione è davvero piacevole nonostante la mia cupaggine.

Nel tardo pomeriggio poi ci ritroviamo tutti di nuovo allo stand dei materiali, e finalemnte anche io riesco a compare qualcosa tra cui una meravigliosa borsa della north face che MrV. cerca in tutti i modi di rubarmi, tutto ciò che compriamo viene poi stipato nella macchina di Simone, scarpe, felpe, cordini, libri in gran quantità, sottotuta e tanto altro. La sera allo speleo bar abbiamo compagnia, Baffo ci intrattiene spiegandoci le tecniche di seduzione, e di stuppatura di naso, poi Cristina e Simone si cimentano nella strettoia mentre MrV. li fotografa. C'è chi organizza una gara di tetta più pesante e anche di trasporto di barella, insomma il delirio più totale, gente in maschera, ubriachi vari, pazzi e esaltati, ma è tutto divertentissimo e il mio umore comincia a migliorare.

Questa è la nostra ultima sera perchè l'indomani si riparte, Simone torna in nave, mentre il resto di noi ritorna a Palermo in aereo.
La mattina si fa una magra colazione e poi si torna alla famila a comprare roba. Al campeggio si comincia a smontare e a chiudere le tende, a caricare ancora di più la macchina di Simone, comprese le scarpe che dopo l'escursione puzzano di merda. A pranzo siamo tutti pronti per andare via, però prima si pranza, a mani nude e sudice io e Sam quartiamo un' incandescente (uno si fa per dire sono tre ) pollo allo spiedo con contorno di cipollotti e crocchette, caffè e via a salutare Simone che si avvia verso Genova, anche Ponzio ci lascia perchè va a Bologna (?) e rimaniamo in 4, io, la Stokka, MrV e Sam. Grazie ad un passaggio arriviamo in aeroporto e non si sa perchè in coda per salire in aereo c'è un enorme spazio vuoto intorno a noi, effettivamente fra pollo, sporciza, sudore e il resto il nostro odore riesce a tenere tutti lontani.

Un ora di viaggio e l'avventura finisce
Dalla Lessinia è tutto
Passo e Chiudo

Notizia La Riccia
Partecipanti, Stokka, Mr V., Simone, Ponzio-San, Sam, Natasha e io.