martedì 31 gennaio 2012

29 gennaio 2012 - Abisso del Vento (Sala T[hé])

Fuori è ancora buio quando suona quell'odiosissima sveglia e appena esco la mia manina da sotto le coperte per spegnerla ho come la sensazione che qualcuno mi stesse buttando un cato di cubetti di ghiaccio di sopra. Normalmente l'avrei ignorata riaddormentandomi, ma oggi no, oggi si va al Ventoooooo!!!
Ceres, puntualissimo come sempre, passa a prendere prima me e poi Riccardo; la jeepina fa uno strano verso, come se si fosse ingoiata un uccellino (un rarissimo cincia-fringuello??) (n.d.r. il cigolio è dato dalla ventola del riscaldamento) ma per fortuna non c'è bisogno di portarla, siamo soltanto in 5 e possiamo “comodamente” ficcarci nella macchina di Simone che arriva anche lui puntuale e a stomaco pieno (dopo essere andato a prendere Maddalonza.........).
Partenza da Palermo alle 7:15, come da programma. Manco il tempo di arrivare in autostrada e Simone comincia a vessare quella povera ragazza con le sue richieste: oggi il tormentone è “Maddalonza, m'affare i pretzell” e come ogni tormentone che si rispetti lo ripeterà ogni 10 minuti circa da qui fino alla fine della giornata.
Maaaa che giornata ventosaaaaaaa” ma di vento effettivamente ce n'è poco. Ben presto però ci accorgiamo che, salendo di quota, la temperatura comincia a scendere in maniera allarmante e appena raggiunti i 4°C la macchina inizia a farci vedere le stelle, o meglio, la stella, quella della spia sul quadrante...per niente rassicurante, soprattutto quando da arancione diventa rossa (temperatura 0°C)!! Ma non ci facciamo intimorire (anche se Maddalonza, ammirando i prati letteralmente congelati, avanza “timidamente” qualche dubbio).
Recuperiamo le chiavi a Isnello e poi dritti verso la grotta. Una volta arrivati inizia il solito momento della vestizione, al freddo e al gelo. Maddalonza sfoggia degli stivaletti rossi decisamente fashion e una tuta pulitissima e profumatissima (lavata circa una decina di volte per cercare di rimuovere la muffa post-pietra selvaggia...) che, per oggi, ha deciso di barattare con quella di Simone, di una misura più grande ma sicuramente meno profumata, anzi (anche questo residuo di pietra selvaggia)...non l'avessero mai fatto!!!
Questa cosa costerà parecchi disagi sia all'una che all'altro. Sono ormai le 10:00 quando entriamo in grotta, insolitamente calda e asciutta...poco male! Simone comincia ad armare e, cantando “mio mini pony” dopo aver fatto il coniglio più piccolo della sua vita (ma che c'entra???), arriva alla base del 35 in tempo record. Ci ricompattiamo e proseguiamo verso il pozzo strettoia dove il sacco cibo che mi è stato affidato comincia a farsi nuocere e sarà così per tutto il giorno, incastrandosi anche nei posti più improbabili.
Dopo aver attraversato il pozzo tarzan (mai nome fu più azzeccato) e i traversi senza troppi traumi, facciamo una piccola pausa alla sala ormai ribattezzata “bonduelle” per il momento dello scarburo. Inizia così un religioso silenzio, osservando questo rito che per molti speleologi ha un non so che di poetico, tant'è che Simone decide di imprimerlo sul nastro della videocamera.
Proseguiamo verso il pozzo cascata. Stavolta sono io l'ultima a scendere e in attesa del “liberaaa” mi guardo bene attorno, osservo scrupolosamente ogni concrezione, ogni angolo che mi è possibile raggiungere con la luce del caschetto e così, girandomi come una folle, noto una bellissima colata di calcite che mi era sfuggita l'ultima volta. Continuiamo a scendere, giù, pozzo dopo pozzo...ma non finisce mai sta grotta?
Finalmente arriviamo al vecchio fondo e così, mentre ognuno agguanta il cibo che s'è portato da casa, Ceres allestisce l'angolo del thè sfoggiando il suo nuovissimo fornellino da campo. Ma non finisce qua, altra chicca da principe: il limone per il thè...non ci facciamo mancare proprio nulla! Sorseggiando il thè con il limone ( o meglio, il limone con il thè!).
Ceres prende appunti sul suo stupendo taccuino da grotta mentre noi chiacchieriamo del più e del meno,  tra i racconti di Maddalonza e le grasse risate di Simone, ridotto alle lacrime.
È arrivato il momento di risalire. Io e Riccardo cominciamo a fare strada. È incredibile come ogni volta, al ritorno, mi sembra di attraversare una grotta diversa; è una sensazione strana, sono un po' disorientata e allo stesso tempo stupita da come cambia la prospettiva, da tutto quello che mi perdo quando, andando avanti, non mi guardo indietro. Ho trascorso 5 minuti osservando il vuoto sotto i traversi, sentendomi infinitamente piccola; poi, raccogliendo un po' di coraggio, ho proseguito, parlando sottovoce un po' con la grotta, chiedendole di non farmi scherzi, un po' con le mie gambe per farmi forza. Impagabile la soddisfazione che si prova dopo averli attraversati! Arrivati alla base del 35 io e Riccardo, ci accasciamo comodamente per terra in attesa degli altri tre. Maddalonza arriva sentendosi come la tizia di “Wild” e approfitta della pausa per far svaporare l'olezzo della tuta di Simone...il suo deodorante è servito a ben poco. Nel frattempo arriva Simone, ferito nell'orgoglio per non puzzare per come si deve...ha scoperto un piccolo segreto: per non puzzare basta lavarsi, chi lo avrebbe mai detto!
Una volta riuniti, si continua l'ascesa. La disarmata dell'ultimo pozzo tocca a Riccardo mentre Maddalonza sfreccia fuori come un fulmine, (deja vu) per gli impellenti bisogni che tratteneva ormai da troppo tempo. Sono le 20 passate e ad accoglierci fuori c'è un meraviglioso cielo stellato e una temperatura dopotutto sopportabile.
Arriviamo in macchina, ci cambiamo senza troppe sofferenze e ci incamminiamo, prima verso Isnello per posare le chiavi, poi a Collesano dove, per reintegrare liquidi e sali, ci rifocilliamo con patatine e olive accompagnate dal nostro bel bicchiere di birra. Ci riammassiamo in macchina e, coccolati dal tepore del riscaldamento, facciamo strada verso Palermo.
E, nel silenzio della stanchezza, mi rigirano nella testa quelle 5 parole che qualcuno aveva pronunciato qualche istante prima: “il Vento non delude mai!”.

Notizia di: Nina
Video di: Ceres
Partecipanti: Simone, Ceres, Nina, Maddalonza e la Triste Figura

lunedì 16 gennaio 2012

15 Gennaio 2012 - La storia infinita dell’Acqua Fitusa

La storia infinita dell’acqua fitusa continua ancora. Stavolta questa uscita sembra essere un po’ maledetta. All’inizio una decina di persone si prenotano per l’uscita poi uno ad uno per motivi di vario genere (lavori e malattie) praticamente ci dimezziamo, tanto da rischiare di dover rinunciare all’uscita causa mancanza posto in macchina. Fortunatamente all’ultimo minuto si aggiunge Provenzangelo che ci permetterà di andare tutti in grotta.
L’appuntamento come al solito è alle 7.30 in viale delle scienze. A me passa a prendere Ceres che arriva con 8 minuti di anticipo, quindi lo faccio aspettare un po’. Appena arrivo in macchina scopro con piacere che c’è Ponzio la saluto e scherzo con lei fin quando, durante il tragitto verso il luogo d’appuntamento, me ne combina una veramente grossa e da quel momento comincia il mio “odio” verso di lei. Arrivati in viale delle scienze, io vado in macchina con Provenzangelo e Riccardo, mentre Ponzio e Giovannino vanno in macchina con Ceres. Il viaggio passa più o meno velocemente e tra una discussione e l’altra  presto arriviamo all’appuntamento, dove Mr. V non si fa attendere. Prendiamo il solito caffè e il pranzo (che io causa assenza di Nina non ho) e proseguiamo verso l’ingresso della grotta. Solita vestizione tra le macchine e siamo presto pronti per entrare. Ci dividiamo in due gruppetti: uno per fare rilievo e foto composto da me, la cattiva Ponzio, Mr. V, Ceres e Giovannino e l’altro più turistico composto solo da Provenzangelo e La triste Figura (Riccardino), che dovranno poi raggiungerci in un luogo ancora a me ignoto.
Entriamo con il programma di fare, all’inizio il rilievo dei rami che mancano e poi passare alle foto nel tempo rimanente. Infatti, appena dentro e accese le luci dei caschetti, la prima cosa che fa Mr. V è prendere la macchina fotografica per fotografare un pippi e da quel momento, se non per gli spostamenti, non la poserà più. Proprio come da programma!!!
Mentre percorrevamo il ramo che la scorsa volta non avevo potuto percorrere causa incursione di un istrice, mi diverto ogni tanto a prendere a parole Ponzio per continuare la mia lunga vendetta. Arrivati finalmente in un punto dove si può stare più o meno seduti continuiamo con le foto. Mi metto in posa e tra un flash e l’altro si chiacchiera e commenta un po’ di tutto. Ad un cero punto vedo scomparire Ceres, ma non capisco bene dove va dalla mia posizione. Finalmente Mr. V mi chiama per andare a fare le foto li dove era Ceres. Mi avvicino e scopro che Ceres era alla base di una frattura alta credo 3 – 4 m (almeno a me sembrava infinita) che dovevo scendere in libera. Ma siete pazzi!!! Rassegnata alla rottura di tutte le 206  ossa del mio corpo mi decido a scendere. Miracolosamente senza sapere neanche come, mi trovo con il piede a 70 cm da terra e appena lo poggio esulto per essere rimasta tutta intera. Facciamo qualche foto in questa stretta frattura, qualcuna in comode posizione e altre in posizioni molto scomode e proprio in quei momenti di assoluta scomodità Ponzio decideva di sparare il flash sempre male in modo tale che io potessi continuare ad insultarla. Comunque, se scendere da quella frattura era stato più o meno semplice adesso dovevo risalire e la cosa non mi sembrava per niente facile perché nei primi 50 cm i piedi scivolavano ovunque. Fortunatamente anche in risalita riesco a non rompermi manco un osso. Il nostro giro continua.
Ora che c’è più spazio per muoversi, Giovannino comincia la sua ricerca di qualcosa di interessante, Provenzangelo e Riccardino  ci raggiungono e io ogni tanto insulto Ponzio. Tra una foto e tre flash arriviamo al ramo che dovevamo rilevare. Prima di entrare in quel basso ramo facciamo un piccolo snack.
Finito quello, Ceres comincia ad infilarsi per cercare i punti adatti da puntare, con la compagnia di Ponzio che si lamenta poichè non entra in un pirtuso, Mr. V comincia a dare i numeri (del rilievo, ovviamente!), io li scrivo, e gli altri vanno a farsi un giro in un altro ramo. Appena ci inoltriamo un po’ in questo ramo, io, Ceres  e Mr. V continuiamo a fare il rilievo, Giovannino continua la sua ricerca e Riccardino e Provenzangelo cominciano a scavare il pirtuso dove Ponzio non entrava. Finito il rilievo facciamo qualche altra foto e torniamo al punto in cui avevamo fatto lo snack e pranziamo.
Qualche altra foto e visto l’orario cominciamo a andare verso l’uscita. La cosa è abbastanza faticosa perché tutta la grotta è molto bassa quindi bisogna camminare a gattoni e le ginocchia adesso cominciano a risentirne un po’.
Finalmente arriviamo al salone dove scattiamo qualche altra foto, ma stavolta sono io che ho il compito di sparare (il flash) su Ponzio e la cosa mi fa veramente piacere. Finiti gli ultimi scatti usciamo. Sembra che sia tutto finito tra me e Ponzio, invece mentre faceva pipì in una posa veramente sexy viene fotografata ripetutamente senza che potesse fare niente e io l’unica a poterla difendere ridevo, soddisfatta della vendetta. Dopo la divertente scena, torniamo alle macchine per cambiarci, salutiamo Mr V. che velocemente va via e ci infiliamo in macchina per tornare a casa.

Notizia di: Sausa (oggi Lulù)
Foto di: Mr.V.
Video di: Ceres
Partecipanti: Ceres, Giovannino, Ponzio, Provenzangelo, Lulù, Riccardino e Mr.V.

venerdì 13 gennaio 2012

7 Gennaio 2011 – Grotta dell’Eremita, Campo Speleo (l’evoluzione continua)

Buon giorno buon giorno, direbbe un noto commentatore televisivo, ma se il buon giorno si vede dal mattino le avverse condizioni climatiche di questi giorni non lo fanno sembrare affatto un buon giorno. Sono le 6.30 del mattino quando la cara sveglia del cellulare inizia a suonare i Pink Floyd con Confortably Numb, mi alzo e alle 7.00 sono già pronto per partire ma siccome è ancora presto sto un po’ ancora sul letto a guardare il Tg. Ore 7.30, prendo la macchina e mi dirigo verso una meta a me sconosciuta: casa di Ponziosan plus M.Y 2012, che dopo la mia telefonata alle 7.42 diventerà la Brontolosa Ponzio;
voi vi chiederete perché ancora un ulteriore evoluzione del suo nome, ve lo spiego subito: quando Ponzio riceve la mia telefonata era lì, pronta ad espletare i suoi bisogni fisiologici del mattino, si blocca e non riesce a soddisfarli, così quando esce di casa con soli, e dico soli 10 minuti di ritardo, comincia a brontolare fino all’arrivo al campo speleo.
Si parte!! Passiamo da piazzale Giotto a caricare altri due speleo del mattino e finalmente siamo in autostrada, in breve tempo siamo a Castellammare. La prima sosta la facciamo al mitico supermercato all’entrata del paese e dopo un breve shopping alimentare, panini e cioccolata, ci dirigiamo verso il bar dove i ragazzi di Ragusa ci avrebbero dovuto aspettare per portarci al campo e poi all’ingresso della grotta.
Arriviamo e dopo caffè, cornetto, pezzi di rosticceria vari e sigaretta, Ponzio si ricorda che doveva telefonare ai ragazzi per dire loro del nostro arrivo e anziché loro aspettare noi che arrivassimo siamo stati noi ad aspettare loro, comunque il tempo è passato in fretta perché una simpatica quanto invadente e poco sana di mente signora ci tiene un po’ di compagnia raccontandoci tutte le sue tragedie familiari e tra imbarazzi e disagi riusciamo a congedarci dalla “simpatica” signora e ci mettiamo in marcia verso il campo.
Appena arrivati, salutiamo tutti i ragazzi che erano già svegli e quelli che lo erano ancora dalla lunga notte alle terme. Adesso vi chiederete che fine ha fatto la Brontolosa Ponzio? È ancora qui fra di noi a lamentarsi della sua non deposizione del mattino e riflettere se farla o non farla fra le “frische frasche”, ecco è arrivato il momento: Ponzio sparisce e dopo un po’ la vediamo ritornare sorridente, è fatta!! L’ovetto è stato depositato. Dopo una “breve” sosta al campo speleo e fatte le due squadre che entreranno in grotta, una per fare rilievo e una per visitarla composta da me Ponzio, Giancarlo e Francesco, finalmente a mezzogiorno arriviamo al sentiero che ci porterà all’ingresso della grotta.
Dopo la speleo vestizione ci incamminiamo tra capre e pecore verso la grotta, il panorama è mozzafiato, il mare e le montagne innevate in lontananza sono uno spettacolo. Ecco la grotta, già armata dai nostri amici catanesi, ragusani e siracusani; entriamo da una piccola apertura e adesso comincia l’avventura: discensore e si va giù verso il primo frazionamento dove si fa il cambio attrezzi lasciando la corda molto lentamente per evitare l’effetto pendolo e si va su con non pochi problemi come sarà così per tutto il giorno, perché la corda non scivola bene né sul discensore né sui bloccanti. Il caldo si fa sentire, si suda parecchio e si beve tanta acqua. La grotta è immensa, davanti ai nostri occhi si aprono gallerie e saloni che non hanno eguali, le cupolette che formano le volte sono straordinarie. Io, P., Gian. e Ciccio scendiamo giù per i vari pozzi ammirando la magnificenza di questa grotta fino ad arrivare al salone, denominato dai noi “Er Cupolone”, prima del penultimo pozzo con il pavimento in pendenza molto scivoloso che tenterà di farci fare qualche capitombolo più di una volta e dove decidiamo di rifocillarci col solito paninazzo. Dopo aver avidamente mangiato e bevuto scendiamo il penultimo pozzo fino all’attacco dell’ultimo, un 70 che io e P. decideremo di non fare vista l’ora tarda, la fatica che iniziava a farsi sentire in quanto era da un pezzo che non facevo grotte verticali e la Brontolosa Ponzio che si portava la pipì dall’ingresso in grotta, mentre Gian e Ciccio decidono di continuare fino al fondo. Iniziamo la risalita e di tanto in tanto io e la B.P. ci fermiamo a fare foto (o almeno ci proviamo vista la scarsa quantità di luci al nostro seguito) illumina qui, girati di là, riusciamo a scattare delle foto in qualche punto  dei saloni e delle gallerie che alla prossima riunione in sede il caro Mr V. giudicherà.
Adesso un’ultima discesa e risalita ci aspetta prima dell’uscita e già si avverte il cambiamento di temperatura, più bassa rispetto alle zone più interne, e la molta umidità dovuta allo stillicidio dell’acqua. Adesso siamo fuori, è buio pesto ma c’è la luna piena che illumina il sentiero che porta alle macchine, il freddo si fa sentire parecchio, ci sono circa 6 gradi, velocissimo cambio dei vestiti umidi con calde maglie di pile e su in macchina a ripararci dal freddo; appena siamo tutti pronti iniziamo a fare strada verso il campo speleo dove i nostri amici ci faranno trovare un po’ di carne arrostita e dopo un breve “arrusti e mancia” e qualche bicchierozzo di vino io la B.P. e Gian. Salutiamo gli amici del campo e iniziamo a far strada per casa. Come avevo detto all’inizio la prima volta non si scorda mai: bellissima grotta, bellissima giornata e bellissima la compagnia del campo speleo. Ciao alla prossima.

Notizie di: Angelo e la Brontolosa Ponzio.
Foto di: Ponzio

mercoledì 11 gennaio 2012

6 gennaio 2012 - La Befana a Ciminna

Era un notte buia e tempestosa...
E' il giorno della Befana ma di befane non se ne vedranno... anzi!!!
Effettivamente la giornata del 5 gennaio non faceva presagire niente di buono e le previsioni sta volta risultano azzeccate.
Però... interrompiamo nottate in bianco, disfacimenti di alberi di natale e via in auto verso Ciminna e l’inghiottitoio omonimo. Siamo in tre, numero perfetto, numero giusto.
Siamo Luisa, Nina e io.
Il tragitto da Palermo è accompagnato dalla pioggia e poi a Baucina e Ciminna... grandine e nevischio. Poco male, in grotta ci sarà più caldo!
Percorriamo le strade di Ciminna, la attraversiamo, e iniziamo a percorrere le strade di periferie e poi di campagna, dove fiumiciattoli torbidi ci fanno sentire un pò dei salmoni in risalita.
l’ultimo pezzo di strada è una trazzera in salita e non asfaltata, e con uno strappo e la potenza del Defender, saliamo e siamo su, sullo spartiacque delle doline vicino la grotta.
Problema!!! come facciamo a uscire mentre fuori grandina di brutto? Ogni 3 minuti una sferzata di chicchi di grandine viene giù e l’effetto e il tamburellamento è anche simpatico dentro l’auto! Decidiamo allora di cambiarci a turno in auto, e di aspettare il momento buono per scappare verso l’ingresso. Indomiti!
L’attesa viene deliziata dalle supposizioni di Luisa e Nina che si sforzano di vedere attraverso i vetri appannati, dove può essere l’ingresso della grotta e da quale dolina si deve passare, visto che chiedendo informazioni hanno saputo che la grotta è a circa shfchtant... metri!
Finalmente dopo una mezz’oretta, il cielo si apre e un pò di calma ci permette di andare verso l’ingresso dell’Inghiottitoio di Ciminna.

Lì si proceder a sistemare l’armo infiggendo un fix nuovo, si discute un pò di corde, nodi, chiodi e armi, sempre inseguiti dalla ritornata grandine.
L’ingresso in grotta attraverso la frattura è sempre d’effetto. Le ragazze, mai state qui, scalpitano e vorrebbero correre da tutti i lati. Ci soffermiamo a vedere la zona dell’ingresso, che andrà rivista meglio, i karren ipogei, poi il salone, il canale di volta, la galleria, la sala, i cristalli di gesso, gli strati che sembrano scollarsi fra loro e dal tetto, e poi l’albero di natale, i cristalli, le altre concrezioni di gesso e via, flash e flash e tante foto.
Purtroppo manca qualcosa, un ingrediente speciale e le foto sono quelle che sono... capita ed è colpa mia!
Finite le foto continuiamo a documentare, fino a che le teste non si fermano e sappiamo che è il caso di mettere un punto e tornare a casa.
Luisa si offre per disarmare e allora via, Nina come un tappo di gazzosa vola, vorrebbe volare verso l’auto! Tristemente si accorge che il terreno nei pressi dell’ingresso è gelato e scivola continuamente... impiega più tempo a uscire che non a fare il pozzo su corda!
Aspetto Luisa e giustamente l’ultima corda, quella in esterno viene salutata dalla grandine che simpaticamente sembra averci aspettato. Denchiù veri macch!
Il percorso verso l’auto è breve, e si fa veloce a testa bassa, passando al lato dei compi seminati e con gli stivali rialzati dalle ben note zeppe di fango.
In auto c’è Nina che finisce di cambiarsi, Luisa sale dietro e io preferisco cambiarmi all’esterno, illudendomi che gli aghi sulla schiena siano una seduta terapica di agopuntura e non la gradine!
Resta l’ultimo passo... la discesa. Le ruote dell’auto infatti, sono piene di fango e la trazzera non è da meno. Al minimo tocco di freni l’auto va dove la porta il cuore, ovvero testa a vadduni!
marce ridotte, sterzo leggero e attento e le curve malefiche per scendere sono dietro di noi. Bravo Defender, ti sei comportato per quello che devi essere.
Il ritorno a casa è un dolce sbrinarsi all’aria calda dell’auto! almeno per chi è seduto davanti!

Partecipanti: Luisa, Nina e Marco
Notizia e foto di Marco

2011 - Un anno di Taddarite

Fare bilancio di un anno di attività non è cosa che alletta tanto, ma qualcosa si deve pur dire.
L’anno è stato difficile, abbiamo dovuto affrontare diverse difficoltà, e anche una serie di attività da associazione seria e grande che vuole camminare sulle proprie gambe.
Personalmente credo che ci siamo riusciti in pieno.
Abbiamo finalmente una sede. Piccola, ma funzionale. Ci accoglie, è bastevole per i corsi, può ospitare amici per qualche notte (scarafaggi inclusi), e specialmente ci permette di vederci riunirci e stare insieme.
Abbiamo fatto importanti esplorazioni: i rami Aracuan a Monte Conca sono forse la ciliegina sulla torta per bellezza, per importanza e per cosa per tanti di noi quella grotta significa. Ma si è stati a Cattolica, (un nuovo traforo idrogeologico), all’Acqua Fitusa, la grotta ora ha 4 rami in più e circa 750 m di sviluppo... e tante altre cose, piccole e/o grandi.
Diversi fra i nostri soci hanno partecipato positivamente alle verifiche per l’ingresso nella CNSS-SSI, e grazie a questo e alla presenza di due IT si è potuta creare la Scuola di Speleologia di Palermo, la prima in ambito SSI in Sicilia Occidentale.
Abbiamo realizzato il corso di primo livello, il primo con la CNSS-SSI, e questo grazie all’amichevole collaborazione dello Speleo Club Ibleo e del Centro Speleologico Etneo a cui vanno mille e mille grazie.
Abbiamo finalmente stilato e approvato un regolamento interno e grazie alla bravura e pazienza di Flavia, abbiamo anche un logo. Grazie mille Flavia!!!
Abbiamo partecipato a diverse manifestazioni tra le quali, Salvalarte Gypsum, Puliamo il buio (sempre collaborando con lo SCI), la 9^ Festa dell’ambiente e ad una giornata dedicata alla legalità e ai beni confiscati alla mafia, con gli scout dell’AGESCI.
Abbiamo partecipato al raduno nazionale di speleologia, o meglio all’incontro internazionale di speleologia Speleolessinia 2011,partecipando a escursioni, incontri, forum, discussioni...
Abbiamo collaborato all’attività di ricercatori e docenti universitari su importanti progetti di ricerca internazionali.
Alla fine... in un anno abbiamo organizzato 62 uscite fra ricerche in esterno, trekking, forre, grotte, manifestazioni e corsi.
Poco importa il mio singolo parere, ma credo che il 2011 sia stato ricco e fruttuoso e che abbiamo fatto la nostra parte.
Il 2012 è iniziato e ci ha già visti impegnati in grotta, come promessa di un nuovo anno ricco di uscite, esplorazioni, sorprese, soddisfazioni e divertimento... per un anno... boombastic!!!

Notizia di Marco e di tutte le Taddarite!

domenica 8 gennaio 2012

28 dicembre 2011 - Piano dei Cervi, passeggiata di fine anno de Le Taddarite

Oggi è il 28 dicembre e che si fa di solito il 28 dicembre? Qualcuno dorme, qualcuno va a raccogliere pecore morte, io e pochi altri invece ci avventuriamo sulle Madonie per  la nostra uscita sociale di gruppo di fine anno….ma dove siete finiti tutti quanti siamo pochiiii!!!!.
La giornata comincia presto, ci vediamo tutti ai cancelli dell’Università, ma qui qualcuno si fa attendere parecchio. Finalmente intorno alle 9 riusciamo a metterci in moto, il viaggio nella Signora macchina di Mr V. passa fra una chiacchera e l’altra, boffe in testa (maledetto Ceres), inviti a cena e fesserie varie. Le montagne ormai si stagliano davanti a noi, sono tutte imbiancate e bellissime, non c’è in giro molta gente e dopo qualche consultazione decidiamo di fare il sentiero che porta al pagliaio di Monte dei Cervi. La giornata è splendida, con un bel sole che ci accompagna anche se abbiamo un poco di nebbia alle calcagna.
Sarebbe tutto perfetto se non fosse per quelle ditinasmunciuniose dell’essere più malefico del mondo, il Marziemon (detto anche cozzamon o molestemon). Ognuno di noi indossa un bel paio di ghette, c’è chi le abbina con il giubbotto, chi con lo zaino, chi con il cappello da puffo rosa e qualcuno invece che le ha attaccate ai pantaloni (ma non ti stanno mica bene piccolo Marziemon questi pantaloni).
Tutti muniti, tranne me ovviamente, di super fotocamere, ci si dedica al deforma foto project,  nessuno può scappare, a turno tocca un po’ a tutti diventare dei nani deformi! Uffa non è giusto!
Il sentiero è pieno di neve, anche parecchio alta, in alcuni punti si affonda sino al ginocchio e anche di più, qualche piccolo pezzo è anche ghiacciato, qualcuno cade e qualcuno scivola, mentre Mr V. ci insegna come camminare in situazioni del genere. Nonostante la neve non c’è freddo forse per via del bel sole, ogni tanto mangiamo un mandarino raccolto dalle sempre belle mani di Sausa, e via a sputacchiare ossa e pellicine.
Ormai siamo quasi vicino alla meta, io mi stacco dal gruppo e procedo su una distesa di neve immacolata, da sola, un esperienza bellissima, libertà, mista a paura di sprofondare, il bianco accecante della neve che dopo un pò ti fa vedere viola, il silenzio, la solitudine e soprattutto la distanza dal malefico Marziemon!!!
Raggiungiamo il pagliaio il cui ingresso è ostruito da tanta neve, ma grazie alle sapienti mani, anzi piedi, di Mr V. riusciamo ad entrare e a consumare il pranzo dentro. Il presidente fornisce caciotta e olive, Sausa ha provveduto alla frutta e io ho portato il caffè (?!) anche se non tutti se lo meritano, qualcuno lo ottiene con l’inganno (la pagherai!).
Adesso la domanda è : “è più importante la meta o il percorso?” fra una divagazione e l’altra ripercorriamo il sentiero. Visto che è ancora presto io propongo qualche lotta o scivolata sulla neve, di cui ne farà le spese il malefico (uccidi Marco, uccidi!), e poi lentamente ci avviamo verso le macchine, a questo punto Mr V. ci pone un quesito sul nostro stomaco, chi lo ha forte, chi delicato, chi capiente, chi resistente, ma a cosa servirà? Lo scopriamo all’arrivo in macchina, Mr V. ci ha preceduto e ha preparato dei bicchieri di vodka che variano di dimensioni a seconda del nostro stomaco, giù tutto d’un fiato e via verso Polizzi per una sosta al bar passando ad ammirare le proprietà di coscia lunga... ci siamo giocati Sausa che ridacchia proclamandosi ubriaca!
Al bar cioccolata calda, e un dolce di cui scusate non ricordo il nome (super dolce, (lo Sfoglio n.d.r.)) e poi con un tramonto bellissimo e le tenui note di Bach che ci accompagnano via verso casa.
Conclusioni della giornata: la maggioranza dice che è più importante il percorso!
Tenersi lontano dalle dita del Marziemon e mai prestarle qualcosa, è una ladra!
Quando si accettano gli inviti a cena bisogna sempre rispettare gli impegni!
Anche posti pieni di munnizza possono dare emozioni!

Alla prossima!

Notizia di: Rosi
Partecipanti: Sandro, Riccardo, Nina, Sausa, il Malefico, Mr V., Ceres e io!
Foto di: Marco e Ceres