martedì 29 novembre 2011

26 Novembre 2011 - Ancora Acqua Fitusa

Ebbene si, ancora alla grotta dell’Acqua Fitusa, per cercare di mettere un punto (ammesso che lo si possa fare) in alcuni dei rametti della grotta che per stanchezza ci avevano chiuso le loro porte nelle passate escursioni.
E allora dentro... ingresso, salone... neanche un pipistrello.. della colonia che ci ha fatto compagnia per diverse uscite, neanche un traccia... o meglio, solo qualche pigro esemplare che ci viene a salutare, e qualcun altro che giustamente continua a dormire e non si cura delle bestiacce che sono entrare a casa sua.
Subito nel salone c’è chi si diletta in una comoda arrampicata per esplorare la parte alta del salone... in realtà già vista e rilevata... ah se si leggessero le vecchie relazioni...
Qualcuno invece si trasforma in Povenztalpa da polvere e esibisce le sue doti nella fessura/strettoia, rischiando di seppellirsi da solo!
Riprendiamo la strada maestra trascinando membra e sacchi nel comodo cunicolo della grotta, fino alla zona più profonda, dove ci aspettano le strettoie da indagare.
La prima, abbastanza comoda, viene esplorata e rilevata subito. Anche qui ci accorgiamo delle ricchezze della grotta e delle sue particolarità mineralogiche e speleogenetiche. Piccolo tesoro!
Finito il rilievo, saliamo nel rametto più alto e ci coglie la brutta bestia della fame!
E allora giù a fare incetta di panini e ottime arachidi caramellate... che un paio di noi non riescono proprio a smettere di mangiare (e ruttare nelle strettoie future).
Dopo la pausa per il lauto pranzo, ancora strettoie.
La grotta ha deciso di ridarci forma, di plasmarci a lei e di selezionarci per bene.
La Topa, ragazza da strettoia, si infila dove prima Simone ha provato e così rileviamo un’altra ventina di metri di cunicolo ben carsificato secondo le caratteristiche di questa grotta, con croste sulle pareti e con dimensioni da brivido. Alcuni tratti di cunicolo risultano alti appena 30 cm...
Da qui inizia una conversazione fra strettoie. Simone infatti si è infilato in un altro buco, lasciando dietro di se Provenzangelo che ha deciso di perdere brandelli di tuta in ogni strettoia...e di bloccarsi e non lasciarsi andare nei punti stretti.. fisicaccio da big jim!!!
Simone e La Topa iniziano a chiamarsi a insultarsi e ridere, per cercare di capire se i due rami di grotta convergono e si congiungono. Forse si, forse no, ma sono troppo stretti.
Nina prova a forzare la strettoia, si lascia convincere che anche senza casco può provare e può vivere, ma niente da fare... anche lei deve desistere e tornare indietro, all’indietro, sentendo la grotta con gli stivali per raggiungermi.
Nello spazio più largo... meno di un metro, facciamo le misure di bussola e clino, lo schizzo e poi via, a rifare il cunicolo...
La sensazione di lotta. Il pavimento duro, non liscio, ma con piccoli rialzi e protuberanze che nello strisciare con la schiena a contatto col tetto, sembrano solo piccole mani che ti trattengono e ti bloccano a restare lì. Cunicolo basso, stretto... non c’è spazio per muovere le braccia per passarle avanti a tirarsi per uscire. Siamo li a strisciare, peggio dei vermi a lottare per l’assenza di uno spazio di movimento. E la cosa strana è che ci piace, ci logora, ammacca, scalfisce, ma è il nostro mondo il nostro da fare.
Ci sentiamo speleologi.
Torniamo nella stanza comoda e riprendiamo le operazioni di rilievo nel ramo in cui sono stati Simone e Provenzangelo, riflettendo sul fatto che questi ambienti piccoli forse dovevamo affrontarli a stomaco e vescica vuoti e specialmente evitando gli arachidi caramellati (burp!!).
Fatto, altro rametto messo su carta...
L’ora è quasi tarda e dovremmo fare strada per l’uscita... ma quale uscita?
L’arte del maleficio e del perfido conosce molte strade. Credo che sia per questo che all’unanimità si sceglie di uscire dal laminatoio. Già il laminatoio... circa cento metri di bassa galleria dove si deve strisciare, usare la punta dei piedi per sollevarsi da terra e gomiti e avambracci per muoversi e guadagnare metri, uno per uno tutti sudati, fra un pavimento duro dove in alcuni tratti sono presenti piccoli solchi e buchi, fatti a posta per macinare carni e ginocchia, gomiti e braccia.
Visto che ci siamo, ne approfittiamo e rileviamo e esploriamo un altro cunicoletto a metà del laminatoio...
All’uscita dalla grotta, ci godiamo il silenzio della campagna siciliana, e questa pace ci scrolla di dosso la fatica appena patita. Di fronte a noi colline argillose dove dei contadini si danno da fare per seminare i terreni, già è periodo di semina.
Dietro di noi un altro buco che ci chiama e ci invita. Stavolta è Angelo a fare un giro e a sentenziare che c’è altro lavoro da fare...
La prochaine fois!

Notizia di: Marco
Foto di: Provenzangelo
Partecipanti: La Topa, Simone, Provenzangelo e Marco


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