


Dopo svariate ricerche nella coltre vegetazione, veniamo attirati da una parete assolata. Sembra che ci siamo.



Nulla da fare, nessun risultato, nessuna grotta!
In compenso a ripagarci dell'enorme fatica, la panoramica da vetta del mondo, da mozzare il fiato. Si scende, con la delusione derivata dagli appunti "recenti" di Ceres. La giornata prosegue, nonostante questa prima ricerca non ha fornito i risultati desiderati. Ma le Taddarite non si abbattono e dopo un breve spuntino, ritorniamo a sorridere e scherzare come se fosse stata una semplice passeggiata.
Con la voglia di non tornare alle nostre dimore a mani vuote, ci dirigiamo verso la seconda località Zalapì (la Mariannina). Qui, acquisiamo maggiori info prima della ricerca, "cosa cerchiamo qui, Ceres? ....Il berretto frigio dei Salgulotti e il gendarme di sei metri.... Rispose lui." Senza ascoltare la fine della risposta, tutti giù per la vallata e subito su per la rocciosa montagna.
In poco meno di mezz'ora, udiamo un grido.... Trovato!!!! Era la voce dell'avventuroso Filippo. ... È qui, è qui, ho trovato il buco!!!! All'impovviso, le energie un pò fiacche in tutti noi, ci diedero la grinta per raggiungerlo.
Si, era proprio quello che cercavamo, l'ingresso della grotta, nascosta dall'alta e rigogliosa steppa. Lì, proprio come Ceres ci aveva descritto. "il Pozzo Zalapì", qui notiamo subito i segni di precedenti esplorazioni (spit arruginiti).
Finalmente sui nostri visi, si intravede la soddisfazione di tante fatiche.

Carichi della scoperta, siamo sicuri che il terzo buco ci attende.
Solo un pò
d'acqua e si riparte. Direzione contrada Dingoli. Poche centinaia di
metri dalla nostra precedente posizione, ci immettiamo in una vallata
ormai affollata da case e proprietà recintate.



Ed eccoci alle prime ore pomeridiane, ore 15.30, nessuno dimentica il nettare della vita (il vinello di paese). Ricontattata l'amica di Marili, ove ci omaggia del suo vinello, in abbondanza da non sentir freddo nell'umida serata che stava per calare.
Dritti alla ricerca di un'area per il nostro meritato ristoro. Si, lo sfondo del famosissimo Lago di Piana è il posto giusto! Giunti alle rive del lago, ad ognuno il suo compito, non precedentemente concordato.
La fame era tale, che avremmo divorato la qualsiasi cosa, per fortuna siamo rimasti coscienti delle nostre umane origini.
Legna, carta, pagliuzza, foglie secche, elementi che danno calore alla conclusione della nostra giornata.
Brace pronta, gradicola piena di una parte di 4 chili di salsiccia, pane tagliato, limoni pronti.
Nell'attesa, trovati i bicchieri per il nostro vino (bottiglie tagliate, creando veri e propri calici da campeggio). Pochi minuti dopo, si dà inizio ad un continuo rifocillarsi, .....

Era già calato il buio, ma noi temerari e organizzati come sempre, con torce e posate da campo, continuiamo a dar fondo alle nostre provviste, finendole quasi del tutto. Si, adesso si che và meglio. Le pance piene e il tepore del fuoco ci portano ad una realtà tanto attesa per tutta la giornata, tra chiacchiere e risate per il buon vino la giornata volge al termine, lasciando il luogo pulito e rastrellando tutte le nostre vettovaglie.
Come consueta abitudine del gruppo, giunge il momento dei saluti
Notizia
e Foto di Marilì e Ceres
Partecipanti:
Ceres, Nicola, Panella, Marili, Calogero, Flavia, Fulippo e Valentina
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"Le Taddarite"