martedì 14 gennaio 2014

11 Gennaio 2014 - Alla ricerca delle grotte del '58

Alla gelida alba di un sabato mattina, una costola de “Le Taddarite” si appronta ad una nuova avventura. 8 persone, 2 auto, tanto sonno.....(ndr.emmenomalechilappuntamentoeraenoveemienza) Tutti pronti, senza attrezzatura necessaria (poche scorte alimentari).
Ore 10.30 arrivo nel luogo della "Chiana" (Piana degli Albanesi), direzione immediata alla ricerca di vecchie conoscenze locali, Valentina detta L'albanese (amica di Marili) ci abbraccia tutti calorosamente in un luogo di perdizione per l'umano goloso. Presi i primi componenti del nostro presunto pranzo (non ancora realizzato), veniamo indirizzati verso altri luoghi per completare il nostro sostentamento giornaliero, con appuntamento alle prime ore del pomeriggio per il nettare della vita. Ecco, adesso si fà sul serio. Il primo "buco" ci attende.
Ci dirigiamo in contrada "Frassinello". Giunti al punto approssimativo suggerito da Ceres, ci si imbatte tra la folta vegetazione, su per la montagna. Gli 8, finalmente carichi, si sparpagliano ascendendo verticalmente questa cresta.. Ceres, ma che stiamo cercando? Qualcuno gridò. Piccole info acquisite, coordinate del '58. Ok, adesso è tutto chiaro! Manca solo la roccia a forma di scure (?).
Dopo svariate ricerche nella coltre vegetazione, veniamo attirati da una parete assolata. Sembra che ci siamo.
Gli ulivi, la scure! Unici elementi a disposizione per questa prima grotta. Aiuto! Aiuto! Liberatemi! Era Antonella trattenuta dai rovi che le si erano avvinghiati.
L'eroico Nicola, accorre in soccorso della fanciulla in serie difficoltà. Tratta in salvo, dalle forti braccia, tiriamo tutti un sospiro di sollievo, perché abbiamo trovato il buco.... si, quello nei pantaloni di Nicola.
Nulla da fare, nessun risultato, nessuna grotta!
In compenso a ripagarci dell'enorme fatica, la panoramica da vetta del mondo, da mozzare il fiato. Si scende, con la delusione derivata dagli appunti "recenti" di Ceres. La giornata prosegue, nonostante questa prima ricerca non ha fornito i risultati desiderati. Ma le Taddarite non si abbattono e dopo un breve spuntino, ritorniamo a sorridere e scherzare come se fosse stata una semplice passeggiata.
Con la voglia di non tornare alle nostre dimore a mani vuote, ci dirigiamo verso la seconda località Zalapì (la Mariannina). Qui, acquisiamo maggiori info prima della ricerca, "cosa cerchiamo qui, Ceres? ....Il berretto frigio dei Salgulotti e il gendarme di sei metri.... Rispose lui." Senza ascoltare la fine della risposta, tutti giù per la vallata e subito su per la rocciosa montagna.
In poco meno di mezz'ora, udiamo un grido.... Trovato!!!! Era la voce dell'avventuroso Filippo. ... È qui, è qui, ho trovato il buco!!!! All'impovviso, le energie un pò fiacche in tutti noi, ci diedero la grinta per raggiungerlo.
Si, era proprio quello che cercavamo, l'ingresso della grotta, nascosta dall'alta e rigogliosa steppa. Lì, proprio come Ceres ci aveva descritto. "il Pozzo Zalapì", qui notiamo subito i segni di precedenti esplorazioni (spit arruginiti).
Finalmente sui nostri visi, si intravede la soddisfazione di tante fatiche.
Tra rilievi acquisiti e "bucoliche" foto dell'ingresso alla grotta e non solo, riorganizziamo la discesa.
Carichi della scoperta, siamo sicuri che il terzo buco ci attende.
Solo un pò d'acqua e si riparte. Direzione contrada Dingoli. Poche centinaia di metri dalla nostra precedente posizione, ci immettiamo in una vallata ormai affollata da case e proprietà recintate.
Qui, le coordinate in possesso, descrivono il punto "X", in mezzo a qualche casa rurale. Inermi della nuova situazione che si è venuta a verificare, per non infrangere le regole, decidiamo che la giornata esplorativa doveva concludersi.
Ed eccoci alle prime ore pomeridiane, ore 15.30, nessuno dimentica il nettare della vita (il vinello di paese). Ricontattata l'amica di Marili, ove ci omaggia del suo vinello, in abbondanza da non sentir freddo nell'umida serata che stava per calare.
Dritti alla ricerca di un'area per il nostro meritato ristoro. Si, lo sfondo del famosissimo Lago di Piana è il posto giusto! Giunti alle rive del lago, ad ognuno il suo compito, non precedentemente concordato.
La fame era tale, che avremmo divorato la qualsiasi cosa, per fortuna siamo rimasti coscienti delle nostre umane origini.
Legna, carta, pagliuzza, foglie secche, elementi che danno calore alla conclusione della nostra giornata.
Brace pronta, gradicola piena di una parte di 4 chili di salsiccia, pane tagliato, limoni pronti.
Nell'attesa, trovati i bicchieri per il nostro vino (bottiglie tagliate, creando veri e propri calici da campeggio). Pochi minuti dopo, si dà inizio ad un continuo rifocillarsi, ..... 
Un callozzo a me.... Un'altro a me.... Io più cotto..... Per me la puoi scendere.... Prendi il pane.... Dov'è il limone..... Ad un tratto, il silenzio! Si udiva il solo scoppiettare della legna. Stavamo mangiando!!!
Era già calato il buio, ma noi temerari e organizzati come sempre, con torce e posate da campo, continuiamo a dar fondo alle nostre provviste, finendole quasi del tutto. Si, adesso si che và meglio. Le pance piene e il tepore del fuoco ci portano ad una realtà tanto attesa per tutta la giornata, tra chiacchiere e risate per il buon vino la giornata volge al termine, lasciando il luogo pulito e rastrellando tutte le nostre vettovaglie.
Come consueta abitudine del gruppo, giunge il momento dei saluti
 
Notizia e Foto di Marilì e Ceres
Partecipanti: Ceres, Nicola, Panella, Marili, Calogero, Flavia, Fulippo e Valentina



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"Le Taddarite"