mercoledì 20 febbraio 2013

16 Febbraio 2013 – Mission K. “Le Taddarite” a Monte Kronio



Dopo una settimana di raccomandazioni, avvertimenti e preparazione psicologica, siamo pronti. Delle grotte di Monte Kronio abbiamo visto foto, letto commenti, ascoltato l'esperienza di Mr. V...ma sono ben lontana dall'immaginare anche solo lontanamente cosa ci aspetta. E quindi non ci resta che andare e scoprire sulla nostra pelle come ci si sente mentre si è cotti al vapore.
Accompagnati dalla pioggia ci mettiamo in viaggio verso Sciacca, carichi di mandarini e acqua ghiacciata. Una volta arrivati ci cambiamo velocissimevolmente, con un freddo pungente che non ha pietà di noi neanche al sole. Preparati i sacchi con tutto il necessario per sopravvivere, ci avviamo verso la grotta; prima però facciamo una capatina in una cavità lì vicino, di facile accesso...giusto per assaporare le anticipazioni della giornata.
E Sausa e Ceres sembrano già godere per il tepore, che effettivamente qui sembra piacevole! Una breve camminata ed eccoci davanti l'ingresso. Aspettiamo ancora qualche minuto per riprendere fiato e raccogliere le forze e cominciamo ad addentrarci. Mr. V ci espone il rilievo e per un attimo sembra un assistente di volo: "le uscite di sicurezza sono qui, qui e qui!". Durante il primo tratto arrampichiamo, strisciamo e attraversiamo strettoie, chi con estrema naturalezza e chi con un tocco di eleganza bradipesca...tutto normale!
La corrente ci spinge verso dentro, quasi come se ci stesse invitando, quando finalmente arriviamo alla famosa sala "quattro stagioni". Ecco, ora l'aria comincia ad essere più calda ma tutto sommato ancora piacevole. Da qui possiamo raggiungere il Pozzo Trieste, un bestione alto 100 m, ma dobbiamo dividerci in due gruppi per evitare di accalcarci e sostarvi troppo a lungo perché è proprio lì che le condizioni diventano quasi proibitive.
Mentre percorro la galleria comincio ad avvertire il caldo e l'umidità crescenti, quasi soffocanti e, man mano che ci avviciniamo al pozzo, ogni passo diventa sempre più pesante, ogni respiro più profondo. Dobbiamo economizzare i movimenti, evitare di stancarci, non parlare se non strettamente necessario.
Giro l'angolo ed eccolo li...sembra che il Nulla abbia divorato una parte della grotta; è un buio talmente enorme che anche con i faretti non riesco a vedere la parete opposta e siamo così in alto che il fondo possiamo solo provare ad immaginarlo.
Però in quel buio succede qualcosa: si sente lo stillicidio, il rumore intenso delle gocce che cadono, sembra quasi pioggia. Mentre mi sforzo di dargli una forma tra le nuvole di vapore, Mr. V cerca di fare le foto, ma anche questa operazione diventa una vera e propria sfida, con l'obbiettivo che si appanna senza sosta per il continuo condensarsi dell'umidità.
E anche noi ci ritroviamo quasi immediatamente zuppi come se stessimo annegando nell'umidità.  Prima di poterci rimanere secchi, anzi lessati, torniamo alla sala dove ci attendono gli altri e dove possiamo trovare un pò di refrigerio.
Nonostante stia dettando le sue leggi severe, la grotta si mostra fragile, ricoperta di croste che si sbriciolano al solo tocco e dobbiamo essere delicati.
Adesso tocca al gruppo addetto alle riprese cimentarsi nell'impresa mentre noi ci riprendiamo e spilucchiamo mandarini. Tornati anche loro, provati e inzuppati, proseguiamo verso un'altra galleria che porta ad un livello inferiore e che si affaccia sul Pozzo. Ancora una volta avvicinarsi e raggiungerlo richiede impegno fisico, stavolta però riesco ad intravederne i contorni.
Ciò che mi fa più impressione, non so bene perché, è un palanchino arrugginito, fissato lì, sul bordo, che si butta nel buio e tanto mi intimorisce che mi ci avvicino con cautela. Anche stavolta, passata la mezz'ora di sicurezza, torniamo indietro, riposandoci e riacquistando una temperatura corporea ragionevole in una sala più fresca. Ma ancora non siamo sazi e proseguiamo verso l'ultima tappa che ci porterà ad affacciarci sul Pozzo ancora più in basso.
A separarci dalla "finestra" però c'è un piccolo pozzo, roba da poco a guardarlo. A guardarlo! Anche se qui le condizioni sono più sopportabili ci sono comunque temperature e umidità elevate e 10m per me diventano magicamente faticosi come se fossero stati 40m. Arriviamo giù e finalmente, sporgendomi leggermente e muovendo i faretti, riesco a vedere bene il fondo, cosa che mi dà una strana soddisfazione.
Adesso sono sazia, siamo sazi, e, dopo qualche altra foto, possiamo tornare indietro. Recuperata tutta la roba che avevamo lasciato al fresco, facciamo strada verso l'uscita e piano piano abbandoniamo il caldo e l'umidità soffocanti per buttarci nella frescanza della sera.
Tutti sopravvissuti all'impresa, torniamo alla jeep, ci cambiamo e facciamo strada per Palermo, non prima però di concederci una sosta al bar, giusto per ricaricare le energie quel tanto che basta per arrivare a casa su entrambe le gambe.

Notizia di: Nina
Foto di: Mr. V.
Video di: Ceres
Partecipanti: Mr. V., Sausa, Ceres, Nina, Maddalonza, Lombrellone









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"Le Taddarite"