lunedì 7 gennaio 2013

3 Gennaio 2013 - Abisso del Vento, the Way to Ramo Bianchissimo

Tornata in Irlanda dopo una lunga settimana di lavoro ecco che finalmente riesco a trovare un pò di tempo per dormir…ah…..no….devo fare la relazione dell’uscita al vento ed eccomi qui. Tutto comincia quando io decido di rompere le palle a tutti perché voglio fare una bella uscita in grotta, con pozzoni, faticata, lividi, e quant’altro. Cosi per cominciare il nostro nuovo anno speleologico decidiamo, io e altri 3 impavidi giovani, ad andare all’abisso del vento, l’obiettivo è di fare quanta più strada possibile per scoprire altre, e per alcuni nuove, meraviglie che questa immensa grotta cela. Inutile stare a raccontare come e quando mi sono svegliata, partiamo invece dal momento più importante della giornata (non quando fai la cacca, ma prima quando finalmente riesci a posare i tuoi famelici artigli attorno ad una tazzina bollette piena di liquido scuro…..caffeeeee……). Siamo infatti al bar “segreto” di Collesano, a fare colazione io, Nina, Riccardino e Simone. C’è chi fa colazione con il cornetto, chi con la pizza, chi la pizza se la compra per pranzo, insomma ci rifocilliamo tutti allegri e felici della nostra prossima avventura. Lasciata la macchina di Nina giù a Campofelice, ci siamo stipati nella carretta di Simone, con zaini, materiale, topi morti, munnizza ecc...
La giornata è fresca, ma si sta tutto sommato bene, dopo una breve sosta pipi e chiavi della grotta a Isnello, saliamo su per la ripida stradella del vento, posteggiamo e via a cambiarci. Io ho il mio nuovo imbrago, con cui non ho ancora del tutto preso confidenza, la longe corta troppo lunga, la staffa troppo corta, insomma un po’ un disastro. Raggiungere l’entrata della grotta non è difficile, la vegetazione è cosi tutta bruciata che l’ingresso della grotta si vede da giù. Caricati i sacchi in spalla, raggiungiamo l’entrata, Simone apre la grata da dove spira una leggera brezza (a mò di tornado) e siamo dentro. Riccardino arma il primo pozzo, seguito da Simone che controlla, Nina e io per ultima. Arrivati all’attacco del secondo pozzo ci accorgiamo che la grotta è già tutta armata e che quindi abbiamo un sacco di materiale che non useremo. Dopo un cambio di ordine di discesa e una poca fiducia nelle mie capacità speleo, scendiamo senza sosta sino alla famosa base del pozzo 35. Fra i ricordi dei vari corsi passati, un po’ di acqua, Nina spontaneamente decide di fare strada verso il pozzo Tarzan e i fatidici traversi che ci aspettano muti e minacciosi.
A chi non ha mai fatto questo tratto di grotta devo dire che i traversi hanno il loro fascino, nonostante io abbia la velocità di un bradipo zoppo, non ho paura ad attraversali. Scelgo con metodica cura dove mettere i piedi, guardo persino giù, sono belli, alle volte antipatici e dispettosi, profondi, in qualche modo oscuri, ma come direbbe Mr V. danno soddisfazione. C’è solo un piccolo tratto che mi spaventa un po’, in cui devi fare un po’ di acrobazie per arrivare alla sala ribattezzata piselli e carote ma si un F…. In questo tratto ci si attacca con mani e piedi a concrezioni e si procede a fare un angolo di 90 gradi su…ammappete non si vede un cacchio….paauuuuraaaaa!
Cmq arrivati alla famosa sala già citata, ci fermiamo per un primo spuntino. Gli occhi di Simone luccicano commossi al ricordi di dove i protagonisti della famosa scena (per info chiedere al suddetto Simone) erano seduti, dove e cosa facevano….Cmq un morso di pizza, 4 noci, acqua, un saluto alla mortadella parlante che mi ero portata appresso io e ci alziamo per procedere. Da qui inizia il tratto nuovo un po’ per tutti. Non ho ricordi se siamo andati a destra, sinistra, in basso o in alto, so solo che procediamo e man mano che lo facciamo, scopriamo una zona del vento estremamente e delicatamente concrezionata, stalattiti, stalagmiti, cannule di un bianco puro ci circondano e dobbiamo muoverci con estrema prudenza per non rompere nulla. Sembra che qualcuno abbia di botto deciso di fermare il fango rosso sangue del vento per buttare giù una candida colata. Ai miei occhi tutto pare sbrilluccicare, sarà perche non vado in grotta spesso, sarà perché il buio mi sembra sempre familiare, sarà per l’odore, il sapore delle grotte, ma sono contenta. Arrivati alla fine di questo meraviglioso ramo ci sediamo un po’, qualche foto e risaliamo nella zona in cui siamo sicuri di non rompere niente. Li facciamo una nuova sosta, un po’ di cibo, 4 chiacchiere su tempi passati di quando ero una giovane speleo e via di nuovo a riattraversare il tratto che mi fa paura, pozzetti, traversi, Tarzan pozzo strettoia e siamo di nuovo al 35. Riccardino si fa un po’ male ad un ginocchio pare per colpa di domande mie un po’ macabre, e lentamente ci riavviamo verso la superficie. A me tocca disarmare il primo e unico pozzo che noi abbiamo armato e via fuori nel freddo tunnel del vento che porta all’uscita. Ancora è presto ma è già quasi buio, scendiamo alla macchina, ci cambiamo, un cioccolatino a pallina e poi via verso Campofelice prima dove lasciamo Nina, a Cefalù dove lasciamo Riccardo e infine Palermo per tornare a casa, allegri e soddisfatti della nostra prima grotta del 2013.

Notizia di: La Riccia
Foto di: Simone
Partecipanti: Simone, La Riccia, Nina e Riccardino

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