martedì 7 giugno 2011

2 giugno 2011 – Monte Conca – Exploration Day

Il mattino si sa ha l’oro in bocca e infatti di buon ora siamo pronti a partire verso Milena, carichiamo la mia macchina in versione camioncino con tutti i sacchi e le attrezzature e si fa rotta verso il solito punto di ritrovo, dove ad aspettarci c’è già Mr.V.
Dopo il caffè, ci muoviamo verso l’inghiottitoio, con la speranza che questa giornata sia propizia per nuove scoperte. Ma quel “Birbante” de Lombrellone purtroppo dimentica gli stivali a casa, perché? Perché li aveva lavati!!! (Ecco perché non si lava mai l’attrezzatura).
Cosa fare allora? Farsi tutta la grotta con le scarpe da tennis? Fortunatamente la morbidosa Ponzio viene in suo aiuto prestandogli gli scarponi (meggh’i nienti). Dopo questa breve pausa Simone e Lombrellone partono per armare, li seguiamo poco dopo. La quantità d’acqua è molto poca, tanto che non si monta neanche il famoso deviatore al secondo pozzo.
Scendiamo tutti abbastanza velocemente e in un batter d’occhio siamo alla base del terzo pozzo.
Adesso comincia il bello.

Sssh... ascoltami... mi ha trascurato per anni, mi hai dimenticato forse? Ti chiamo e ti parlo, sai ancora ascoltare e sentire?
Guarda, ascolta  l’acqua, i tuoi amici scendono e non sentono; tu ascoltala. Ti dice che fuori piove, e tu sai bene che se piove io devo bere, devo dissetarmi...

Si fa strada verso i rami nuovi, risalitina di 3 metri (prima però si mette un Fix nuovo dato che questa grotta è avida di ferro), si striscia per un po’ e si arriva al pozzo strettoia (Estiquatzi!!!) che mi tocca armare a mò di contorsionista. Mr.V. e la Riccia, scesi prima, vanno più avanti ad armare un altro pezzettino, che ci porta al Pozzo delle Conuliti. Pozzo stretto.. ci si sente uno stronzo prima e un rigurgito poi...
Arrivati alla base, davanti a noi si apre un salone spettacolare, che per forme e dimensioni ricorda le atmosfere gotiche delle cattedrali dei romanzi di John Milton, le luci di Simone e V. che sporadicamente ne illuminano il tetto fanno il resto. La quantità di erba, sacchetti di plastica e gambe di bambole fanno ben sperare in nuove vie ancora sconosciute, che però sono oltre una risalita di una ventina di metri, che non permette di vedere se la galleria continua da qualche parte.

Cerchiamo più strade, traversi, risalite, finestre... si cercano vie diverse per raggiungere quella finestra... le pareti, in alto, sono piene di fango, tanto che sembra di aver raggiunto la roccia e invece si buca ancora fango indurito.
L’unica strada da fare, sembra la risalita... va bene, abbiamo capito e se tu vuoi che saliamo di lì, da lì viaggeremo... sei sempre la solita, ogni scoperta non deve essere facile, devi farci penare e sudare... ma sei meravigliosa anche per questo, specialmente per questo.


Si comincia a fare la risalita, si alternano V. e Simone ma proprio a metà il trapano finisce la batteria, rendendo necessaria una nuova incursione. Eccitati per la possibile nuova scoperta cominciamo a uscire, ma arrivati alla base del terzo pozzo ci accorgiamo dal fragore che la quantità d’acqua è alquanto aumentata, questo rende necessaria una risalita ultrarapida per non fare aspettare troppo gli altri sotto l’acqua. Ci accorgiamo fuori che la trasformazione dell’inghiottitoio in WaterWorld era causata dalla famosa “rampata r’acqua” all’esterno.

Ti avevo detto dell’acqua, ti avevo avvisato, mi hai chiesto di restare buona e di accarezzare i tuoi amici... per questa volta l’ho fatto, ti ho accontentato, ma quello che mi hai detto non basta per portare luce dove nessuno è stato.
Torna, parlami ancora, riempi delle tue canzoni, dei tuoi fischi i miei vuoti, fammi sentire il rumore dei tuoi passi, del tuo respiro.
Un’altra volta ancora e avrai nuove orme dentro me.


A turno iniziamo a muoverci nei pozzi fragorosi d’acqua. Saliamo scaglionati cercando di evitare i grossi flussi e sembra che ci riusciamo con comodità. Pian piano, terzo, secondo e primo pozzo sono di nuovo sotto di noi... e quindi fuori, in una tiepida sera di giugno.
Adesso siamo tutti fuori e il “Birbante” lo faccio io, infatti, dimenticandomi i fari della macchina accesi dalla mattina noto che la batteria è totalmente scarica. Meno male che tengo sempre i cavetti per la batteria pronti per questa evenienza. Mr.V. mi dà la scossa necessaria e dopo un po’ siamo pronti per partire alla volta delle nostre case, assonnati, stanchi, a piedi scalzi ma eccitati per l’esplorazione appena conclusa.


Notizia di: Ceres e V
Foto di: Simone
Partecipanti: Simone, La Riccia, Ponzio, Lombrellone, Ceres, Mr. V.

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