mercoledì 22 ottobre 2014

Delirio di venerdi 17



DELIRIO 17 ottobre
Ed eccoci qua, altro giro altra corsa. Ancora una volta Delirio, ancora una volta delirio!
Venerdì 17: sembrava una giornata come le altre ....e infatti...la mattinata comincia in macchina con la disperazione di Sausa che non trova più la sua cinta speleo. Tra me e me penso che potrebbe essere stata risucchiata dal buco nero dove vanno a finire tutte le sue cose disperse.  A volte il buco nero risputa queste cose in qualche anfratto nascosto di casa sua o in qualche cassetto recondito. Stavolta ha deciso che il luogo perfetto per la restituzione dovesse essere fantasioso. E così arriviamo al posteggio e...toh guarda, la cinta! Abbandonata là, povera e disperata in mezzo al pruvulazzo della strada, dopo aver vagato nello squarcio spazio-temporale per una settimana. 
Muniti di faretti, macchina fotografica, kit di rilievo e cinture, inizia un'altra giornata dedicata a lei, la grotta che ci ha rapito per così tanto tempo e che continua a chiedere attenzioni, scoprendosi a poco a poco. Ma ormai lo sappiamo, fa la preziosa...e figurati se si smentisce!
La prima parte della giornata è dedicata alle foto e con l'occasione facciamo un bel ripasso di quei rami esplorati e rilevati mesi addietro. Tutto è lì, al suo posto, cupoloso e calorifero come ricordavo. Fotografo e soggetti cercano ispirazione tra ombre e luci, quando ci rendiamo conto che, ops! Proprio in uno di quei rametti, vecchi conoscenti, qualche pezzo di grotta è andato perso in fondo alla distrazione o alla stanchezza di una giornata di nonsisabenequanti mesi fa. E quindi fuori le armi! kit di rilievo e una discreta dose di opposizione per risalire quella frattura dimenticata.
Posati faretti, macchina fotografica e ansia da "che faccia devo mettermi???" ci dirigiamo verso i rami più bassi, dove sappiamo cosa andare a rilevare. Ma - non so se l'ho già detto - visto che questa grotta si è ostinata nel tempo a prenderci per i fondelli, perché mai stavolta dovrebbe graziarci?!?!? e infatti non lo fa!
Sulla strada per i rami bassi ci accorgiamo di un altro infido, ghignante passaggio lasciato lì, desideroso di prendere parte anche lui al rilievo. E via! cominciamo a strisciare tra stalagmiti, cannule, gours e tutto ciò che può scartavetrare pancia e  gomiti. Strisciamo e rileviamo, rileviamo e strisciamo, scoprendo a poco a poco tutto quello che ci era sfuggito. Non sappiamo quando, dove e come finirà ma continuiamo. Rido ad ogni bivio ad Y perché mi sento un cricetino che fa come un pazzo, avanti e indietro, con la differenza che il cricetino cerca la luce, cerca l'uscita, io cerco più buio, cerco qualcosa che mi porti sempre più giù. Ma niente, anche qui, dopo non so quanti milioni di metri arrivo ad un vicolo ceco. O meglio, più che ceco direi con le cataratte, perché continua sì, ma non ci passa neanche il piede da lì...na na, non si può fare!
La pietra sopra le nostre teste si fa sempre più pesante, la cinta stringe in vita e anche il palmare sembra essersi stancato. Anche su di lui dovrei dirne un paio, lui che si stanca sempre quando rimangono pochi metri per completare il rilievo di un ramo...ma ormai conosciamo i nostri polli e...pazienza!
E così, dopo aver guadagnato qualche metro in più al costo di tanto sudore e qualche connessione sinaptica lasciata tra colonne avvinghianti e strettoie comprimenti, ci dirigiamo verso l'uscita, lasciando in stand-by i rami che avremmo dovuto rilevare...e questa giornata si aggiunge ad un mosaico contorto di cui non sappiamo ancora quanti mille pezzi manchino.



Partecipanti: Nina, Luisa e Marco
Notizia di Nina
foto di Marco

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