martedì 2 luglio 2013

Battaglietta 30.6.13



Dopo aver trascorso la notte sotto un tetto, sopra un letto e con la testa poggiata su un cuscino, comincia la nostra seconda giornata. Saliamo sopra per fare colazione e cominciamo mangiando tutto ciò che troviamo nel mitico contenitore delle leccornie. Facciamo il caffè, rifacciamo il caffè e facciamo nuovamente il caffè. Da come siamo messi sembra che non ci sia nessuna intenzione di uscire. Invece improvvisamente i caffè cominciano a fare effetto e cominciamo a preparare tutto per andare alla battaglietta. Quello che non serve lo lasciamo a casa e portiamo con noi solo il minimo indispensabile. Arriviamo verso le 10 e tutti con lo zaino in spalla e caldarelle in mano ci indirizziamo verso l’ingresso (ben chiuso e con tanto di lucchetto!!!). Nonostante il sole, l’aria è un po’ frizzante e ci costringe a tenere messi pile e giacche anti vento. 

 

Arrivati davanti l’ingresso ci dividiamo in due squadre. Marco, Nina e Carmelo si occuperanno del rilievo mentre io, Angelo, Paolo e Riccardino ci occuperemo dello scavo. Ci vestiamo e cominciamo ad entrare noi per primi.
Io non ero mai stata in questa grotta, ne avevo sempre sentito parlare e tutto ciò che sapevo era che è molto piccola, molto stretta, molto bagnata, molto fredda… In poche parole un loculo dove io ero sicura di non passare e alla prima strettoia sarei tornata indietro. Viste le mie aspettative catastrofiche e già preparata alla sconfitta comincio a percorrere la grotta. Ero l’ultima e questo mi ha permesso di godermi la grotta un po’ in solitudine. Cominciamo a strisciare con delle splendide pietre acuminate sotto di noi. Cominciano le strettoie veramente strette, dove si passa solo con la testa girata da un lato ma fortunatamente oltre che strette e basse erano anche corte quindi una volta passata la testa la volta si alzava e permetteva di muoversi meglio. Improvvisamente mi trovo all’uscita da una strettoia davanti un meandro dove riuscivo a stare in piedi. Alla faccia della grotta piccola si cammina anche e chi se lo aspettava! E’ proprio in questo momento che mi trovo totalmente sola, davanti a me non c’è più nessuno. Sento strisciare ma a mala pena capisco da dove viene. Visto che non c’è fretta cammino lentamente e mi guardo un po’ in torno, dopotutto la grotta oltre che scavata va anche guardata. Proseguo e improvvisamente davanti a me, alla fine del meandro, non vedo nessun passaggio per andare oltre. Avvicinandomi meglio e noto un buchino in basso dove mi infilo. Striscio, striscio e continuo a strisciare e più vado avanti più mi rilasso. Tutte le strettoie che avevo incontrato le avevo superate senza troppe difficoltà e stavo andando avanti. Allora la grotta non è poi così tanto stretta… tanto meglio sono ancora più serena! Finalmente vedo delle luci: ci sono Riccardino e Paolo seduti, Angelo è andato avanti. Poco dopo i maschietti raggiungono Angelo, ma c’è posto solo per tre quindi io rimango dove ero, ferma. Non so che ore siano, non so quanto tempo rimarrò in quella posizione quindi spengo la mia luce. Il buio. In silenzio, al buio sto ferma immobile sento loro alla mia destra strisciare, martellare, spostare, scavare e mi immagino la situazione. Dall’altro lato invece ancora non si sente nulla. Non so per quanto tempo sono stata li ferma, ma non importa ero serena e nella pace dei sensi mi godevo il buio e i rumori, ascoltandoli bene riuscivo a percepirne le differenza. Ad un certo punto comincio a sentire rumori anche dall’altro lato e anche li comincio ad immaginare che sta facendo in gruppo del rilievo. Sento quando strisciano e quando si fermano e in quei momenti immagino come si possa disegnare questa grotta e come prendono i punti nelle strettoie più anguste. Si avvicinano, ma ancora non sento le voci. Adesso è da un po’ che sono ferma, il freddo comincia a farsi sentire soprattutto ai piedi che sono diventati congelati. Però proprio in questo momento sento il gruppo del rilievo sempre più vicino, adesso sento anche le voci e capisco pure che dicono. Accendo la luce, la grotta ha una forma che non ricordavo. All’idea che loro siano più vicini comincio a sentire meno freddo. Eccoli, finalmente un po’ di compagnia. Guardo il rilievo appena fatto, chiedo come è andata, quando dall’ultimo sifone Riccardo chiama Nina chiedendole di andare avanti al posto suo. Anche lui era morto di freddo. Ormai saranno almeno due ore che siamo dentro. A questo punto visto che non si può andare avanti Io, Marco, Riccardino e Carmelo cominciamo ad uscire. 


Al solito la grotta vista nell’altro verso sembra un’altra grotta ma ha sempre il suo fascino. Presto siamo fuori dove l’aria frizzantina della mattina si è riscaldata, adesso per fortuna si sta bene. Poco dopo ci raggiungono anche gli altri. Mentre ci cambiamo e posiamo tutto negli zaini si commenta un po’ quello che si è fatto. Ora tutti alle macchine che c’è una pentola da mettere sul fuoco. Cerchiamo l’angolino più riparato che c’è e mettiamo la pentola. Nel frattempo facciamo un bell’antipasto con un po’ di formaggi e salsiccia asciutta che avevano portato i ragusani. 


Dopo non so quanto tempo che la pentola era sul fuoco, comincia a far finta di bollire, caliamo la pasta e finalmente alle 16 il pranzo è servito. Finito di mangiare smontiamo tutto, sistemiamo tutto in macchina, salutiamo i ragusani e andiamo verso Polizzi dove abbiamo lasciato un po’ di roba a casa. Facciamo il caffè, sistemiamo un po’ la cucina prepariamo tutti i bagagli e ci dirigiamo tutti verso la macchina dove noto con piacere che i ragazzi si divertono a giocare a tetris. Metti uno zaino qui, metti l’altro li e finalmente fuddati come all’andata siamo pronti per partire verso casa. Durante il viaggio verso l’autostrada c’era silenzio in macchina, io mi sono messa a cantare sottovoce, non ho mai sopportato quelle curve sin da quando ero bambina, ho cantato tutto il mio repertorio, passando da una canzone all’altra senza nessun criterio e finalmente arriviamo allo svincolo. Mai momento è stato così atteso. In autostrada torna il silenzio, ma improvvisamente da dietro chiedono aria, apriamo l’apribile e scopriamo con nostra grande sorpresa che Riccardino respira con le unghia delle mani, che tiene faticosamente fuori dal finestrino di Marco. Il viaggio continua, il traffico all’ingresso di Palermo oltre a rallentare stanca moltissimo, ma fortunatamente è breve il tratto. Presto siamo in città e poco alla volta cominciamo a svuotare e smontare la muraglia dietro, simbolo della fine di questo weekend.


Notizia di Luisa.
Partecipanti: Carmelo, Angelo, Nina, Luisa, Riccardo, Paolo e Marco
Foto di Marco

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