lunedì 11 marzo 2013

10 Marzo 2013 - Un Cocktail esplosivo!!!



Non voglio scrivere la solita relazione che comincia più o meno sempre allo stesso modo e continua poi sulla stessa linea e non voglio farlo perché questa non è stata la solita uscita. Preparatevi quindi a leggere pensieri, sensazioni e emozioni che ho provato durante questa giornata. Siamo stati fuori da casa circa 12 ore eppure a me sembra siano passati almeno due giorni, a causa di tutto quello che ho provato. Per questo ho deciso di focalizzarmi sulle sensazioni piuttosto che le descrizioni.
Come in tutte le uscite con Mr.V. è impossibile sapere a cosa andiamo incontro, stavolta anzi siamo stati  fortunati, sappiamo dove si trovano le grotte e come si chiamano. Tutto il resto è ignoto. Eh si, perché una delle cose particolari della giornata è che visiteremo due grotte. Siamo nella zona di Belmonte e dopo una piuttosto breve camminata arriviamo in una delle due grotte, ma decidiamo di far visita prima a quella che si trova un po’ più a monte. Saliamo un altro po’. Voci di corridoio dicono che il pozzo di questa grotta dove stiamo andando (lo zubbio) è molto bello. Oggi c’è un’aria calda e piacevole con un cielo di un azzurro che riempie gli occhi. 
Tutti i mandorli sono in fiore e per terra cominciano a spuntare le prime piante verdi. Fortunatamente il pozzo è praticamente all’aperto perchè è una dolina di crollo e quindi durante l’armo di Antonio e la potatura necessaria della roverella che domina l’ingresso io e Nina riusciamo a goderci un po’ di quello splendido sole.
Una volta armato tutto si comincia a lavorare e via con le foto. Mettiti così, girati di li, guarda qua, guarda la, insomma si cercava di fare cose serie, ma con Antonio, Mr.V, Nina e me il cocktail diventa leggermente esplosivo e di serio non si riesce a far nulla. In qualsiasi momento della giornata poteva mancare il cibo, l’acqua, la pazienza, ma mai le risate. Penso che oggi ho riso come non facevo da tempo ed è impossibile renderlo su carta perché le improvvisazioni di Antonio sono irripetibili. Una volta dentro la grotta (che era piccolina, si estendeva per circa una trentina di metri) continuiamo a lavorare e, una volta finite le foto, si parte con il rilievo. 
Io non vedevo l’ora perché era da un po’ che sentivo parlare di questo nuovo aggeggio palmare ma non l’avevo mai visto e ancora non capivo bene come funzionasse. L’ultima volta che avevo fatto il rilievo io avevo rigorosamente usato carta e matita e scritto tutti i numerini che mi venivano dettati con diligenza. Mi sono quindi messa subito all’opera misurando distanza, clino e bussola con un solo “bip”. Sembra facile ma mi rendo subito conto che ci vuole un certo criterio (che io ancora non ho) e soprattutto una mano  ferma. Però nonostante il mio grande impaccio e la paura di sbagliare riesco a finire il mio lavoro di sparatrice. Durante la mia performance il mio “bip” era sempre accompagnato da un “pip”, era Nina stava giocando con la compattina di Mr. V e praticamente tra un “pip” e un altro l’ha quasi trasformata da macchina fotografica automatica a manuale. 
Senza accorgercene si sono fatte le tre. Siamo fuori dal pozzo, ma purtroppo ci siamo dimenticati il pranzo in macchina. Decidiamo comunque di fare un salto nell’altra grotta (lo zubietto) e di posticipare il pranzo ancora di qualche ora. Pensando che si trattasse di una grotticina come  l’altra ci avviamo e arriviamo subito. L’ingresso è piccolino e non si capisce bene come è fatta la grotta. Una volta dentro lasciamo le cose “in più” e cominciamo ad addentrarci. Pensavo sempre che da un momento all’altro la grotta dovesse chiudere e invece sotto a un masso crollato c’era sempre un piccolo passaggio che portava in un’altra stanza e poi un’altra ancora e poi ancora avanti, insomma associazione parola zubbietto e ampiezza della grotta non fu mai così sbagliata. La grotta si estendeva da tutti i lati, e in profondità, siamo scesi di parecchio ma non saprei dire quanto perché tutte le stanze erano piccole e crollate e quindi così a primo acchito non si riusciva a capire l’andazzo della grotta.
Fatto sta che proprio per questa sua prerogativa era molto affascinante: non facevamo altro che superare massi da sopra o da sotto e ritrovarci davanti delle splendide colonne bianche o delle eccentriche davvero eccentriche. Insomma dei veri tesori. L’unico aspetto negativo era che la grotta era bagnata, quindi scivolosa e piena di fango che legandosi alle nostre tute non faceva altro che appesantirle. Anche qui facciamo qualche foto e l’atmosfera è sempre la stessa una battuta qua una risposta la e la risata non tardava ad arrivare. L’atmosfera non si è interrotta mai un attimo. Ma è l’ora di tornare indietro e giusto per confonderci ancora un pò Mr. V, decide di prendere un’altra strada. Da questo lato incontriamo delle splendide cannule: bianche, perfette che sembravano rompersi solo a guardarle. Fortuna volle che il passaggio per l’uscita fosse accanto a quelle cannule. Passa Antonio, poi segue Nina, intanto Mr V prova un’altra strada. Io sono in mezzo che guardo Mr. V a sinistra salire magicamente su una parete a dir poco scivolosa e Nina a destra dover superare le fragili cannule e poi attraversare una frattura da dove ha difficoltà a passare. Io non vorrei prendere nessuna delle due strade da un lato “non ci passo” e dall’altro “è pericoloso”. Alla fine vado verso Nina. Superare quelle cannule è stata un’impressa più psicologica che fisica. L’ansia di poterle colpire e distruggerle in un sol colpo era continuamente presente, ma superate quelle mi rendo conto che la fessura è davvero piccola. Provo a passare lo stesso, non voglio arrendermi. Ma sembra impossibile è come se con grandi sforzi cercassi di far entrare un cubo in uno spazio triangolare. E quindi dopo grandi, ma tanto grandi, sforzi decido di tornare indietro e prendere la via dal quale eravamo scesi. Tutti sono in silenzio e io non vedo nessuno. Chi sa che stanno pensando. Io mi fermo cerco di riprendere fiato, ma sono presa da una fortissima voglia di arrendermi. Mi fermo qualche secondo faccio due grandi respiri e continuo ad andare avanti, se mi fermo non riparto più. C’è ancora silenzio e io continuo a salire, sono sempre più affaticata e nonostante tutto cerco di restare calma e superare i tratti più complessi cercando di sforzarmi il meno possibile industriandomi, sono senza forze. Continuo a fare profondi respiri e finalmente poco alla volta raggiungo gli altri e ancora in silenzio continuiamo a salire. Io non guardo altro che dove mettere mani e piedi sono veramente esausta. Le risate si sono affievolite, ma in questo momento neanche quelle mi avrebbero potuto aiutare, avevo bisogno solo di profondi respiri. Non riconoscevo più la grotta, salivo come se fossi un mulo. All’improvviso riconosco l’ultimo tratto, quello vicino l’uscita. Avevo respirato profondamente durante tutto il percorso, non dicendo neanche una parola o quasi. Ma quando sono uscita quasi mi ero calmata e durante la passeggiata verso la macchina mi scappa anche qualche risata. Ho lasciato la tristezza, la delusione e lo sconforto dentro quella intricata grotta e il pensiero che mi accompagna ora è il suono di quelle nostre grosse risate.

Notizia di Luisa.
Foto di Nina, Lombrellone e Marco
Partecipanti: Nina, Luisa, Lombrellone e Marco 

Nessun commento:

Posta un commento

Caro Utente,
i commenti non firmati verranno eliminati.

"Le Taddarite"