domenica 4 novembre 2012

2 Novembre 2012 - Pozzo Fiandra...Ne ho vedute tante da raccontar...

Ore 7 del 2 novembre. Suona la sveglia e da brava palermitana rivolgo il mio primo pensiero alla
MUFFOLETTA. Voglio la muffoletta!!!
Dopo vari giri siamo tutti e 4 insieme e dopo aver fatto presente il mio desiderio ci compriamo una muffoletta con l’olio con cui facciamo una bella colazione durante il viaggio per Belmonte. Oggi la meta è Pozzo Fiandra, una grotta nuova dopo tanto tempo. Non ho molte aspettative per la giornata però la fama della grotta non è molto bella anche se durante la strada non me ne preoccupo più di tanto. Appena siamo arrivati alla meta con (santa) Caterina la macchina di Nina facciamo la solita vestizione e ci dirigiamo verso l’ingresso della grotta che trova facilmente Simone in mezzo ad un uliveto.
Comincio ad armare io senza ascoltare troppi consigli, comincio a scendere e dopo aver cercato invano uno spit e un fix risalgo perdente scoprendo che i consigli sul mio tipo di armo non erano poi tanto malvagi. Una volta fuori si cambia armo e tocca a Nina che scende cercando il mio stesso spit e fix che neanche lei trova ma lei armata di martello e pianta spit decide (obbligata da Simone) di piantare una spit. Una volta scelto il punto comincia a martellare e dopo un po’ finalmente da il libera a Simone. Ovviamente, quest’ultimo critica il povero spit piantato da Nina, modifica per l’ennesima volta l’armo del primo pozzo e scopriamo che il famoso spit che tanto cercavamo era dieci metri più sotto perché il pozzo non finiva dove si pensava. Una volta sceso Simone segue Ceres che anche lui da il suo tocco all’armo (l’occhio del padrone…ingrassa il cavallo direbbe lombrellone) e finalmente seguo io a ruota.
Arriviamo in una vera e propria pietraia che scendiamo in libera ma a me sembra troppo verticale per farla senza corda ma così è deciso e così faccio (lamentandomi). E così dopo un fiume di pietre più o meno grosse che ci cadono ai piedi arriviamo sul primo punto “pericoloso”. C’è una discesina da fare in libera troppo larga per farla ben incastrata tra le pareti e così tra un “non ce la faccio” e “è troppo pericoloso” arrivo giù fino ad un punto in cui sono salva dalle pietre che cadono da sole.
Questo è stato solo il primo punto “pericoloso” perché dopo ne sono seguiti molti altri diversi come morfologia ma tutti con lo stesso problema si superano in libera. Andiamo avanti ma a quanto pare tutte l’esperienza di progressione su corda che avevo acquisito sino ad oggi non sono servite a nulla perché gli unici strumenti utilizzati per salire o scendere sono state le mie mani e i miei piedi (o ginocchia) che non mi fanno stare sicura quanto il croll e maniglia o discensore.
Anche quando usavamo le corde le tecniche non erano standard in quanto tutti i pozzi in verticale erano troppo stretti per assumere la posizione tipica da speleo. La paura in verità non è più quella di una volta è che lamentarmi mi consola e magicamente non mi fa cadere. Una volta scoperta l’opposizione si saliva e si scendeva abbastanza tranquillamente (poco sicuro ma tranquillamente) e devo dire sono passata anche da strettoie molto strette in posizioni abbastanza divertenti. Per molti sarà normale ma per me sono sempre cose nuove e come solo la speleo sa fare mi fa sentire bene una volta aver percorso più o meno elegantemente gli strani percorsi. Soddisfatta di queste arrampicate ci riposiamo un poco una volta arrivati al fondo ci dividiamo fraternamente i micro ritter sport
che aveva Simone e una volta finiti ripartiamo per l’uscita. E improvvisamente tutte le difficoltà presentate all’andata le rincontro al ritorno e non finiscono mai e stranamente sembrano più complesse rispetto all’andata. Non si capiva perché ma dopo aver superato i punti che ritenevo fossero i più difficili della grotta ne seguivano sempre di nuovi e tra una risata e il pensiero che ce la potevo fare senza cadere arriviamo alla base della pietraia che percorriamo uno ad uno per evitare di ammazzarci a vicenda. Parte Simone che dopo un lungo silenzio e grazie alle urla di Ceres riusciamo a sentire il suo libera. Seguo io che stavolta dovevo fare tutte quelle cose pericolose senza nessuno accanto che mi guardava, dopo aver trovato il punto giusto dove mettere un piede riesco a salire fino a simone e dare il libera a Ceres.
Improvvisamente si sente una voce, è più forte e diversa da quella di Ceres. Simone chiama Ceres che risponde e ci rendiamo conto che la voce veniva da un altro punto. “tutto ok?” si sente scandito e chiaro dall’ingresso della grotta “si” rispondiamo scantati io e Simone. A quel punto Simone decide di uscire per fare un po’ di pubblic relation. e dopo aver mostrato qualche foto a questo signore che si era spaventato perché ci aveva visti entrare alle 11 e non ci aveva più visti uscire si salutano in pace.
Nel frattempo raggiungiamo ad uno ad uno Simone e dopo la normale foto di gruppo torniamo da caterina la macchina di Nina ci cambiamo e appuntamento ad un noto bar per le immancabili birre e patatine.

Notizia di: Sausa e Totò
Partecipanti: Sausa, Nina, Simone e Ceres
Foto di: Simone

Nessun commento:

Posta un commento

Caro Utente,
i commenti non firmati verranno eliminati.

"Le Taddarite"