mercoledì 14 dicembre 2016

Campo a Montevago, dicembre 2016



Se ne parlava da troppo tempo e forse qualcuno non ci credeva più. 
Dicembre si sà, riserva sempre delle sorprese. 



È un ponte lungo e piovoso quello dell'Immacolata forse anche troppo, almeno era quello che dicevano le previsioni ma come ben si sa, in terra sicula il sole non si nega mai e per questo che non ci facciamo mancare mai nulla con ben 5 giorni baciati dal sole!!! 



Questo sarà un racconto di chi ha voglia di conoscere un territorio, un territorio martoriato e distrutto durante il terremoto del Belice , una storia di leggende, ricordi di vecchi cunicoli, chiacchiere con anziani e contadini ma anche di vecchie esplorazioni lasciati in attesa di giudizio, per cui ci siamo avventurati nella ricerca di alcuni cunicoli che tra pozzi artesiani e vicoli ciechi ci hanno dimostrato quanto sia bello è soprattutto emozionante scendere tra i ricordi del paese di Montevago.






Alcune volte bisogna avere tanto coraggio forse quello che manca a qualcuno ma di certo non ci preoccupiamo a entrare in posti stretti e piccoli, a portare gruppi elettrogeni anche solo per compagnia... questo solo perché il nostro amico Stefano dell'azienda La Chiusa, ci ha fornito luce, un tetto e acqua, ma anche del nostro amico Davide un ragazzo del posto che bastava chiamarlo anche in tarda serata per fargli aprire il suo market anche solo per un 1 kg di pasta... che dire... grazie a voi. 

Questa potrebbe essere il racconto del Boom o della Gazzosa Chardonnay che solo 4 calabresi potevano inventarsi (Carmine avete rovinato l’acqua). 

E poi ci sono sempre loro, gli amici di Ragusa e Belpasso sempre uniti e sempre presenti con noi de le Taddarite per non palare di lei, unica donna che prende un volo da Bologna per gustarsi il campo della madonna... questa si che si chiama VOGLIA DI GROTTA!!!




Il territorio di Montevago poggia su calcareniti pleistoceniche che giacciono su depositi argillosi- marnosi che ne rappresentano il substrato impermeabile. Queste condizioni idrogeologiche consentono la presenza di una falda che ha più punti di risorgenza. Per questo, alcuni di noi si sono avventurati nella ricerca di diversi cunicoli drenanti anche per comprendere meglio come circola l'acqua al di sotto del paese vecchio, quello abbandonato dopo il sisma del 1968. 

Nei diversi giorni del campo, i circa 30 partecipanti, si sono alternati tra cunicoli artificiali e grotte naturali, alcune delle quali da raggiungere con delle discese lungo pareti rocciose.







Per questo motivo, un bagno caldo alle terme, è stato doveroso.



Abbiamo ispezionato e rilevato molti cunicoli drenanti, alcuni necessitavano anche un salutare bagno armati di muta! In altri, oltre i nostri amici chirotteri, abbiamo trovato anche altri curiosi abitanti.
Nelle grotte già conosciute si è continuata l'attività di esplorazione e di scavo di alcuni passaggi ostici e particolarmente stretti, mentre altre nuove cavità naturali sono state trovate. 
Tutte le attività sono ancora in fase preliminare e, vista la bellezza dei posti, la cordialità delle persone incontrate e la gran quantità di ipogei segnalati, siamo già pronti a tornare!!!

Partecipanti
Le Taddarite: Angelo, Antonio, Pietro, Marco, Gaia, Flavia, Marili, Chiara, Paolo, Damiano, Dario, Roberto, Federica.
Intruso e guastatore: Gregorio
Speleo Club Ibleo: Angelo, Nello, Graziano, Angelo, Ciccio, Salvo, Massimo, Giovanni, Leandra, Giulia, Costanza, Irene, Damiano
GS Belpasso: Sara e Franco
GSG Le Grave (Verzino, KR): Francesco, Carmine e Franco
GS Mercurial: Daniele
 SC Forlì: Elisa

Un grande ringraziamento va a Stefano Ientile, che ha sia messo a disposizione la sua azienda agricola per accoglierci, ma anche spinto molto per l'avvio di queste attività a Montevago.

Notizia di Anotnio, foto di Marco e Pietro  

lunedì 5 dicembre 2016

Abisso del Vento, novembre 2016



Vento di Novembre

Ritornare al vento è sempre un piacere, soprattutto se arma qualcun altro, diceva qualcuno…partiamo al mattino carichi di speranze, presenti all’adunata: Cavalli, Ceresìa, Fulco, Inzerillo, Scrima e Vassallo. Neanche la nazionale dell’82 aveva tutti sti pezzi i novanta (O_o)’, purtroppo Simone ci deve lasciare per sopraggiunti impegni, così, carichiamo tutto sulla cavallo mobile e si parte alla volta di Isnello, percorrendo la solita tortuosa, zigzagante e lanzosa strada per raggiungere il bar e recuperare le chiavi (ora mi ricordo perché guidavo sempre io quando andavamo al Vento, dissi a Nina).
Dopo uno stuzzichino pre-grotta, un caffè e la prima di tante pause WC cominciamo a fare sul serio, oggi tocca a Roberto armare, vediamo dove si arriva, ad una certa ora si comincia a risalire e u Signuri n’aiuta. Dopo la solita ventata di benvenuto della grotta cominciamo con molta calma a fare strada verso il fondo. Canta Tonino, canta Nina e sporadicamente canta anche Barbara, cosa?
“Un elefante si dondolava sopra il fiiiiiilo di una ragnateeeeela…” inutile dire che è diventato il motivetto martellante che ci siamo portati dietro per tutta la grotta e anche per tutta la settimana seguente, cosa che può testimoniare Panella in tribunale.
In men che non si dica siamo alla base del 35, decidiamo che si è fatta nà certa ed è ora di pranzare, Nina mi passa uno dei suoi panini (che poi erano dei toast), ma la svolta arriva dalla ‘nguantiera di Barbara: calzoncini, rollini e perfino paninini con le panelline. In 10 anni di speleologia credevo di aver visto tutto dopo il contorno Bonduelle per pranzo, ma il pane e panelle mi mancava, questi speleo non finiscono mai di stupire.

- Chi ffà, u cafè un l’am’a fare?
- ‘NcapecciòRobbè, aspècapigghiu a cafittiera!!!

Quindi, sotto l’occhio attento di Barbara che sovraintendeva alle operazioni di riempimento e carico della caffettiera (non si chiama macchinetta. La macchinetta è quella dove metti le cialde. NdA) abbiamo pure il tempo per un caffè, che divideremo con i 3 figli del cavaliere bianco, che avevano altri 3 figli, che a loro volta avevano altri 3 figli,ecc. ecc.(https://www.youtube.com/watch?v=7Lb5ZErTMZU ).
Intanto il tempo scorre, vista l’ora decidiamo di arrivare ai traversi e poi risalire. Miiii ma siamo arrivati lontanissimi dice Barbara, dopo aver percorso i traversi sotto i martellanti suggerimenti di Tonino, non sa ancora che non siamo manco al cannorozzo dell’Abisso del Vento. Cominciamo a uscire, disarama Roberto, dopo poco siamo fuori, davanti a noi lo spettacolo del cielo stellato e di una fiammella d’acetilene che brucia nella notte.
Momento filosofico: vedi quanta bellezza c’è qui fuori Barbara? Ma chi ce lo fa fare di andarci a buttare in un posto così buio freddo e inospitale? Perché gli speleologi fanno questo? Forse perché la sotto c’è una bellezza ancora maggiore?
Momento nausea: prima di partire, Barbara e io ci abbuffiamo di arachidi come se non ci fosse un domani e questo mi costerà caro. Anni or sono, quando comprai i miei bellissimi occhiali da sole polaroid (essendo diventa fotosensibile con l’età), quel taccagno dell’ottico mi diede un porta occhiali che sembrava fatto di carta velina e per evitare che in tasca mi si sconocchiassero, ero aduso nel metterli in testa o sul capellino, cosa che feci anche quella volta. Poco dopo il mix di curve per tornare a casa comincia a shakerare la poltiglia di arachidi, acqua e grappino calabrese che mi si rigirava nello stomaco, causandomi una nausea non indifferente. Cerco di trattenermi, tanto tra poco siamo in autostrada e poi mi passa…ma in realtà non è stato così. Arrivati all’altezza di Altavilla Milicia in circa 5 secondi è stata questa la successione di eventi:

- Robbè fermati ca mi sento male…
- Ma come ora? Qui non mi posso fermare…
- Vabbè u capivu. Abbasso il finestrino. Mi sporgo la testa per rimettere. Mi volano gli occhiali dalla testa, vengono pestati dalla macchina che ci seguiva e volano giù per il cavalcavia. Porca B***** gli occhia…primo spruzzo. Gli occhiali por******************. Secondo spruzzo.
Il rendiconto della giornata ci è costato: un paio di occhiali persi, la fiancata della macchina di Roberto portata a lamiera dai miei succhi gastrici e qualcosa di bello da raccontare ai nostri nipoti. Il tutto in puro stile “Taddarite”.

Notizia di: Ceres
Partecipanti: Roberto, Ceres, Barbara, Nina e Tonino.