sabato 26 luglio 2014

Delirio estivo 25 luglio 2014

 Dopo un pò di mesi si torna al Delirio.
Avevamo bisogno di pausa, sia noi che la grotta. L'ultima volta, un pò arrabbiata, ce lo aveva fatto capire.
Eccoci di nuovi qui a cercare di capirne i segreti, di valutarne le bellezze e di continuare il rilievo che sempre più appare una visione mistica.

Ci dirigiamo velocemente verso "lo stigghiolo", il pozzo nelle zone più profonde. Prima di arrivare ci separiamo in due gruppetti. Tonino e Xò restano ad osservare in una stanzetta, Nina e io verso il pozzo.
L' scendiamo... Nina titubande dopo la pietrata di qualche mese addietro, viene convinta a scendere in tutta sicurezza con un imbrago di quelli... con i fiocchi e fettucce!
pulito unpò il pozzo, campionato qui e lì, proseguiamo il rilievo per finire nella zona più bassa, nel solito anfratto con cupoletta... la classica terimazione di tanti rami di questa grotta. Ci sarebbe da scavare tra terra e massi...ma va bene così.
Nina non convinta, prova anche a infilarsi in un passaggio dove solo La Topa può.

Vederla uscire da lì mi ha fatto pensare a...



Finite le attività nello Stigghiolo, torniamo su e ritroviamo Tonino e Xò che si mettono all'opera per una strettoia. Visto che impiegano tempo, Nina e io, dopo una veloce pausa pranzo, ci rimettiamo al rilievo di uno dei mille rami laterali della grotta.
Anche per tronare indietro, an uno dei bivi incontrati, troviamo ancora passaggi e bivi e passaggi...
Continuiamo a rilevare per un pò un settore dove Xò aveva visto un altro pozzetto... perso percheè non riusciva a ritrovarlo più (già si invocavano gli effetti della salvia che quello utilizza!)
 Rilevato, ma non tutto (c'è un altro passaggio qui; da qui sale e c'è galleria...etc.), decidiamo di staccare e dirigerci verso l'uscita.
A presto, grotta.
a presto buio, ciao luce.

Partecipanti:
Nina, Tonino, Marco e Xò
Foto di Nina e Marco
notizia di Marco



venerdì 11 luglio 2014

Cianciana_ Campo Speleo 4-5-6 luglio 2014



Anche se della durata di pochi giorni, un campo speleo ha sempre significati particolari, sapori unici e sa regalare forti emozioni.
Anche questo, organizzato da Le Taddarite e dallo Speleo Club Ibleo, con la solita cortese collaborazione del DRAFD di Agrigento, e a cui si sono felicemente uniti speleologi del GS Belpasso, felicemente si muove nella solita scia di grotte, vino, risate e serenità.
 



E’ venerdi 4 luglio.
In due ci muoviamo da Palermo con il compito di fare un po’ di spesa, di incontrare il personale del DRAFD per le ultime indicazioni sulla fruizione dell’area demaniale, e di fare un salto nelle piccole ma splendide grotte dell’area, già conosciute da tempo.
In due soltanto ma comunque riusciamo a riempire un’auto...
Un po’ di formaggio di qua, delle olive di là, le punte del trapano su, due casse di birra giù... e la lunga strada... si arriva a Cianciana verso ora di pranzo. Giusto il tempo di mettere le birre in “frigo” per dichiarare aperte le attività!
Pranzo veloce e via in grotta. Il caldo è feroce, da altre parti della Sicilia sferza scirocco e quindi di corsa al fresco, non prima di aver vinto le ritrosia di una discesa acrobatica...
Si fanno foto, si rileva la grotta, si salutano le piccole ranocchie che vorrebbero imparare ad usare la corda e anche la famiglia di ratti... che invece la corda la sgranocchierebbe volentieri.



 


Senza neanche cambiarci, subito in un’altra grotta, la Grotta del Sindaco che sta proprio a due passi da dove abbiamo intenzione di istallare il campo.
Messa la corda, si scende velocemente guardando bellissimi esempi di speleotemi gessosi, fino a raggiungere il laghetto che per oggi decidiamo di non sfidare.










Scesi giù ci sorprendiamo di quanta luce ci sia ancora anche se le ore passano... e con birra e patatine, esclusivamente per reintegrare liquidi e sali minerali, aspettiamo gli altri che pian piano iniziano ad arrivare. Quindi le tende, la griglia, le barzellette (mi piace come ragioni...), la cena alle 23 una volta che sono arrivati tutti, il vino... e i tanti morsi di insetti che scelgono tra di noi gli individui più saporiti e dalla carne più tenera.
Una sera Luna e senza stelle, ma alla fine come tante dovrebbero essercene.
Un campo speleo è anche un felice mescolarsi di persone emozioni e impressioni e quindi la parola ad altri che con altri occhi hanno visto e con altra penna racconteranno.


La Zubbia degli Asparagi (Antonio) 


La giornata inizia senza un sveglia.
Uno dopo l'altro iniziamo a sbucare dalle nostre tende al naturale richiamo della luce. Caffè, marmellate, miele, pane e nutella! Uno sguardo alle planimetrie, un gruppo di qui, un gruppo di là! Pronti! Missione del giorno: unire Zubbia del Cavallo e la Zubbia degli Asparagi!
Le squadre sono formate! Io, Marco, Luisa, Sara e Ciccio agli Asparagi; il resto della truppa al Cavallo. Come al solito l'avvicinamento alla grotta non è dei migliori...caldo, rovi e vegetazione ad altezza d'uomo, nessun sentiero.
All'arrivo l'ingresso è accogliente, ampio...
Un saltino di qui, uno di là ed ecco il vero ingresso... non si entra in piedi, nè in ginocchio, ne accovacciato ma disteso!
Parte Sara, a seguire Ciccio quindi è il mio turno! Infilo la testa... ops qualche secondo di insicurezza, non si vede il fondo, la luce è inghiottita, sembra stringersi ancor di più... sto ancora fermo qualche secondo, non mi aspettavo qualcosa del genere! Marco avverte il mio tentennamento e spezza il silenzio con una battuta: "l'anno prossimo pensavo di farla fare ai corsisti..." e io nella mia testa "si, certo...".
Sorrido e il sorriso mi fa da respiro, ok, dentro! Segue Luisa, chiude Marco.
Da questo momento in poi farò la conoscenza con un cosiddetto LAMINATOIO! Nella fattispecie il Laminatoio del LAMENTO!
Si, perchè una volta infilataci la testa, e per le prossime 2.30 ore circa, l'unica "musica" che sentiranno le mie orecchie sono i lamenti, gli spasmi, lo strisciare e le fatiche l'uno dell'altro che riverberano in quella che per me era per me più simile ad una cassa da morto. Qualche centinaio di metri che a passo di verme diventano come chilometri in cui solo 3-4 volte siamo riusciti a prendere una posizione almeno seduta per sgranchire le ossa, muscoli e respirare.
Per il resto si è andati dallo stretto allo strettissimo, fino a non poter nemmeno tenero lo sguardo in avanti e scegliere dunque verso quale parete volgere lo sguardo per un bel pò finchè ci sia lo spazio e per girar la testa dall'altro lato. Tendenzialmente scegli il lato in cui al momento hai meno crampi al collo. Il tutto condito da fango e acqua!
TANTO FANGO!
Per fortuna c'è pure la nostra Sara a far da battistrada. Più di una volta infatti l'acqua quasi ostruiva il passaggio, abbiamo dunque avuto bisogno di drenarla scavando a mano nel fango. A circa metà percorso, in uno dei rari spazi in cui poter cambiare posizione, troviamo una scultura di fango decisamente ambigua. Al grido di "minchia!", che ben descrive le sue fattezze, facciamo tutti un pit-stop. Strategico, fondamentale, la risata ricarica l'umore e le energie. Il laminatoio è finito!
Non sembra vero! Ancora qualche saltino a destra e sinistra, ormai è tutto così ampio a confronto... eccoci alla FRANA!
Li' dietro, ad una manciata di metri di distanza deve esserci la Zubbia del Cavallo! Ci fermiamo tutti, è il momento di rifocillarci. Si apre il sacco cibo ed ecco servito il menù del giorno: pane in brodo di fango, scamorzone di Cammarata affumicato al fango e ancora salsiccia della sera prima a bagno maria...  sempre nel fango!
Uno speleologo affamato non bada certo ai particolari... si strizza il pane, si da una spolveratina allo scamorzone, una soffiatina alla salsiccia e VIA! 
Inizia un meraviglioso banchetto fatto di passaggi di cibo; l'uno che imbocca l'altro!
E' il momento di dividersi i compiti! Marco, Luisa e Ciccio ai rilievi; io e Sara in cerca di qualche passaggio per il Cavallo. Non Abbiamo alcuna intenzione di rifare il laminatoio al contrario! Tuttavia (l’assenza di Angelo, n.d.r.) e un guanto lasciato appoggiato sulla roccia da Sara indica inesorabilmente la direzione del ritorno verso il laminatoio! Sarà un cattivo presagio? Nel bel mezzo dei lavori ecco arrivare l'uno dopo l'altro il grido di Marco, Luisa  e Ciccio! Si, hanno sentito gli altri alla Zubbia del Cavallo! Momento di grande euforia! Usciremo tutti dal Cavallo e lasciamo la sorpresina degli Asparagi agli altri!
La felicità dura ben poco,infatti i nostri compagni non ci sentono e vanno via ... momento di sconforto, ci si ferma... inizia a fare anche freddo e il freddo ci fa realizzare che è il momento di rientrare... e la strada è la stessa dell'andata! Forza e coraggio! Si riparte!
Cosa dire del ritorno? Un viaggio infinito! La stanchezza fisica ma soprattutto mentale lo fa sembrare lungo il doppo-triplo! Il piccolo sacco affidatomi da lanciare in avanti è insopportabile! Il fango rende tutto appiccicoso, siamo più pesanti! L'imbrago di Marco è un aratro! I "lamenti" si moltiplicano! Le luci di chi ci precede ci ingannano più volte facendoci pensare all'uscita.
Ma finalmente un filo di corrente d'aria soffia sul viso infangato, forse siamo vicini all'uscita... "Marco sei fuori??"... e lui: "No, manca ancora un bel pò"..........................................................gelo. In breve arriva la voce rassicurante di Sara che ben conosce Marco: "E' già fuori!" ... giriamo l'ultimo tornante (ogni tornante sembrava maledettamente l'ultimo ma non lo era) e questa volta si...LUCE!!! SIAMO FUORI!
La seraficità di Ciccio, le risate continue di Sara, Luisa che mi ha fatto fare i miei primi passi da speleologo e la sicurezza di Marco hanno reso questa esperienza meravigliosa!
Si entra da più o meno conoscenti e si esce con un gran senso di empatia. Questo è il miracolo che avviene in grotta. L'uno sulle spalle dell'altro. Con uno sguardo, una parola, un sorriso, un semplice chiamare l'altro per nome! Fotofinish e si rientra al campo! Pane e nutella ad aspettarci! Domani si riproverà! dopo essersi "sfiorati" con il Cavallo bisogna assolutamente unire le due grotte. 
Dopo oggi tutto ha dimensioni diverse, il concetto di stretto assume un altro significato. Cresciuto mentalmente, tecnicamente, speleologicamente e umanamente.
La Zubbia degli Asparagi lascia il segno, non si dimentica. Nelle varie follie che ho fatto, questa è una di quelle che mi ha fatto chiedere "perchè?'"...come al solito non  ho avuto risposta... dunque... si CONTINUA!!!


La Zubbia del Cavallo (Pusy)
Essendo stato per me il primo campo speleo e non sapendo come funzionava, la sera mentre di entravamo in tenda chiedo a Filippo a che ora ci si alza di solito al mattino, e di certo non posso dire di essere stato contento sentendomi rispondere "ma più o meno verso le 6 e mezza". Nonostante il dispiacere programmo il mio cervello per svegliarsi a quell'ora e mi metto a dormire. La mattina mi sveglio verso le 7 e mezza e nella tenda ancora tutti dormono, dopo mezz'ora esco dalla tenda e mi ritrovo davanti un campo deserto: erano ancora tutti in tenda! Ed io che la sera prima mi ero preoccupato di non riuscire a dormire abbastanza! Comunque il tempo di arrivare alla fontana e Angelo esce dalla sua tenda e mette su il caffè, così mentre la caffettiera gorgoglia, attirati dall'odore a poco a poco tutti gli speleo escono dalle loro tende. Dopo una lauta colazione si decide il da farsi per la giornata.
Ci sono tre opzioni tra cui poter scegliere poter scegliere: andare con Marco alla Zubbia degli Asparagi per continuare il rilievo, andare alla Zubbia del Cavallo per disostruire un passaggio bloccato da una frana che dovrebbe collegare il cavallo e gli asparagi, che a guardare i due rilievi sembrano essere un'unica grotta, oppure andare alla Camilleri con Angelo per accompagnare dei biologi che devono fare uno studio. Quindi si formano le squadre, io avendo intuito - da discorsi captati qui e li - che l'asparagi è una grotta stretta dove c'è molto da strisciare preferisco andare con Franco e Giovanni al cavallo a disostruire. Non c'è bisogno di imbrago, la grotta è tutta orizzontale. Quindi ci vestiamo, prepariamo gli attrezzi e siamo pronti per partire. Non c’è molto da camminare: dopo 10 minuti siamo già all'ingresso della grotta. Aurora, Rossella, Filippo ed io ovviamente ci affidiamo all’esperienza di Franco e Giovanni, visto che oltre ad essere speleologi da molto più tempo che noi 4 messi insieme ci dicono entrambi di essere già stati in questa grotta. Dopo un selfie di gruppo pre-grotta entriamo. I primi metri tutto bene, un po' si striscia, un po' si cammina ma la strada è una sola quindi non si può sbagliare. I "problemi" iniziano a esserci quando incontriamo le prime biforcazioni, perché Giovanni dice che di non ricordare proprio bene la strada per arrivare al punto da disostruire, che si trova alla "fine" del ramo inattivo, essendo passati 4 anni da quando è venuto in questa grotta, Franco dice di esserci stato 5 anni fa ma di non ricordare tanto bene   neanche lui com’è combinata la grotta. Un paio di volte prendiamo la strada sbagliata ma fortunatamente per un motivo o per un'altro ce ne accorgiamo quasi subito e torniamo indietro sulla giusta via, ma comunque ho la sensazione che nessuno sia proprio sicuro che stiamo andando nella giusta direzione. Ma la conferma non tarda ad arrivare quando raggiungiamo le piramidi di fango di cui ci aveva parlato Giovanni. La grotta prosegue con un'alternanza di passaggi stretti e ampie stanze con bellissimi cristalli di gesso, una delle quali ospita anche una piccola colonia di pipistrelli.
Gli ultimi sforzi per passare un breve laminato in cui ci riempiamo di fango e siamo praticamente arrivati al passaggio da disostruire. Franco si mette subito a lavoro, noi lo assistiamo e dopo qualche ora, di fatica di Franco e di stare quasi fermi nel in mezzo al fango a prendere freddo per gli altri, il passaggio è libero! Aurora viene mandata in avanscoperta ma si ferma dopo due metri, altri grossi massi non permettono il passaggio, si cerca una via che potrebbe fare attraversare la frana ma ci sarebbero altri massi da rimuovere e le batterie del trapano sono scariche quindi non ci resta altro da fare che tornare indietro, senza aver avuto la soddisfazione di unire le due grotte. Il ritorno è peggio dell'andata, continuiamo a sbagliare strada e dover tornare indietro.
Siamo felici nel vedere un pene, fatto con il fango da Rossella all'andata, che ci indica che siamo sulla strada giusta. Però sbagliamo strada nuovamente pochi metri dopo quando, arrivati in una stanza da cui partono due laminatoi quasi paralleli non sappiamo da quale siamo passati all'andata: Filippo è sicuro che sia quello di sinistra, Giovanni propende per quello di destra e va a dare un occhiata, dice che continua, noi lo seguiamo. Peccato però che non era quello giusto perché alla fine si restringeva troppo e non si riusciva a passare, quindi torniamo indietro: aveva ragione Filippo!
La stanchezza inizia a farsi sentire, a peggiorare le cose c'è l'odioso trapano da portarsi dietro. Fortunatamente non sbagliamo più strada e dopo un po' siamo finalmente fuori.
Torniamo al campo e dopo un selfie post-grotta andiamo a toglierci il fango di dosso.

La Grotta del Sindaco (Pusy)


Ultimo giorno a Cianciana, dopo la solita abbondante colazione si decide il da farsi. Non c'è tanta voglia di tornare alla Zubbia degli Asparagi quindi una squadra si reca alla Zubbia del Cavallo per continuare a disostruire e cercare di portare a termine l'unione delle due grotte e un'altra va nella vicina Grotta del Sindaco per fare qualche foto e vedere se attraversando un laghetto la grotta continua.
La prima squadra, senza taddarite, parte quasi subito per la Zubbia del Cavallo, noi ce la prendiamo un po' più comoda perché la grotta è proprio sopra il campo ed è molto breve, si arriva al laghetto in pochi minuti. Mentre Marco e Luisa lavano l'attrezzatura rimasta infangata dal giorno prima, Franco cerca un albero adatto per montare una corda e far ripassare un po' di soccorso uomo a uomo ad Aurora e Rossella. Io non mi sentivo coinvolto nella cosa finché non torna Marco e mi ordina di mettere l'imbrago ed andare da Franco che aveva appena finito di annodare la corda ad un ramo. Arrivato sotto l'albero mi fanno capire che io sarò l'infortunato da salvare e a portarmi giù sarà Rossella. Salvataggio riuscito! Ora tocca ad Aurora portare in salvo Franco, e ci riesce senza troppi problemi e alla fine con mia sorpresa dovrò essere io a salvare Aurora.
E' la prima volta che provo questa manovra, ma grazie a Marco che passo passo mi ricorda i passaggi (che io ho già dimenticato nonostante me li avesse spiegati 3 minuti prima) riesco a riportarla a terra senza farle troppo male.
Si sta facendo tardi, quindi lasciamo in pace l'albero di eucalipto che ci ha gentilmente ospitati e andiamo a cambiarci per andare in grotta. I primi a raggiungere l'ingresso siamo io e Marco, che mi comunica che sarò io ad armare (armare? Ma come si fa? Io non so fare neanche i nodi!). Comunque guidato da lui mi metto a lavoro, intanto arrivano gli altri e qualcuno si lamenta chiedendo se era necessario spiegarmi come si fanno i nodi proprio sotto il sole.
Fissata la corda inizio a scendere e continuo con l'armo sempre strettamente seguito da Marco, la grotta è breve e subito arriviamo all'acqua. Già mentre scendevamo si era deciso che avrei dovuto essere io a nuotare nel laghetto profondo più o meno cinque metri per vedere se la grotta continuava, perché in fondo si intravedeva una sorta di cunicolo. L’acqua è limpida, si vede il fondo, in un punto ci sono delle ossa. Quasi quasi verrebbe voglia di farsi un bel bagnetto, se non fosse per la temperatura gelida dell’acqua, infatti non mi va di bagnarmi e inizio a cercare scuse per non farlo, con il risultato di essermi così guadagnato il soprannome di “il pusillanime” (Pusy per gli amici, n.d.r.). .

Appena arrivano le ragazze di Belpasso non ci pensano due volte e subito iniziano a togliersi imbrago e stivali così da potersi fare una bella nuotata senza impedimenti, ma il primo a buttarsi è Franco, subito dopo aver detto che lui soffre molto il freddo e quindi poteva capire le mie lamentele. Subito lo seguono Rossella e Aurora, e io vedendo che sembrano divertirsi mi decido a seguirle, aiutato comunque da una spinta di Marco che sta filmando la scena. Oltre il laghetto la grotta non sembra proseguire, quindi dopo aver disturbato una ranocchia e fatto qualche foto ci rimettiamo gli stivali e iniziamo la breve risalita per uscire fuori.
Salendo si sente un po’ di freddo perché c’è una lieve corrente di aria fresca, ma fuori ad aspettarci c’è un bel sole che ci riscalda mentre torniamo al campo. 

Domenica, pian piano, si inizia a smontare tutto.
Si cercano di evitare loschi individui che ancora girano tra le tende, ma più che altro, per quando possa dispiacere lasciare questo campo, lo si fa con la soddisfazione di aver fatto bene, di essere stati bene e con la certezza che si tornerà presto. 

Partecipanti
Le Taddarite: Luisa, Antonio, il Pusillanime, Filippo e Marco
GS Belpasso: Sara, Aurora, Rossella e Franco
Speleo Club Ibleo: Giovanni, Ciccio e Angelo

Notizia di Antonio, Pusy e Marco
Foto di Rossella e Marco


giovedì 3 luglio 2014

Vallone Ponte 29 giugno 2014



In grotta a Sant’Angelo Muxaro: e poi dicono che in Sicilia manca l’acqua!

“Palmi, che imbrago hai?”
È con l’sms di Simone che mi arriva la conferma: domenica tutti in grotta nell’agrigenDino!! 
La nostra destinazione è il Vallone Ponte. I Marsalesi e i Palermitani arrivano puntuali alle 9:30. 

Io, giurgintana, no. Eccaallà, mi si ferma la macchina. 
Ok, mezz’ora di ritardo sulla tabella di marcia, ma siamo lo stesso carichi di voglia speleo e... sudore. “Metti la macchina lì! Sposta il caravan là!”: lasciamo i mezzi e, sistemato il Sacco Cibo, si parte a cercare il primo ingresso.
Stavolta zecche non ne incontriamo, ma le braccia prudono e bruciano comunque data la vegetazione (non fosse stato per il casco, sarei stata un’ombra) che lascia anche ricordi appizzati sulle natiche. Sali, scendi e poi il momento “Ma Nina dov’è?” e finalmente ci accoglie il piccolo torrente. Nemmeno il tempo di godere della frescura che subito Damiano (ah, il solito spavaldo) esclama “Calma ragazzi: passeremo attraverso uno sciame di vespe, il nido sopra le nostre teste. Passate fischiettando e non accadrà nulla.” Tutti ostentano autocontrollo. Ovviamente anch’io corro a gambe levate con autocontrollo quando do una craniata al tronco dov’era il nido. Sempre detto, io, che nella vita serve self control.
Finalmente inizia la discesa nella Grotta dei Sifoni, verso un pirtuso di tre metri e, dopo aver fatto scendere Calogero per primo –che ha ovviamente tanto insistito-, decidiamo di canonizzare Santo Legnetto al grido di Simone “Piumeggiate ragazzi, piumeggiate!”
La grotta ci accoglie con una cascatella, vecchi alberi ormai morti invasi da ragnatele splendidamente zuppe d’acqua e ifee fungine come fossero decori preziosi. “Toh, zompa di là un discoglosso! Guarda, sbuca da lì una rana verde!”. E tu a volte ti senti quasi un intruso. 
La poèsia dura giusto il tempo di accorgersi che ci aspetta la prima traversata in mezzo al Fango (sempre sia lodato). Chi perderà gli stivali? Chi la dignità? “Ma quant’è fredda?!” ,“La gente normale la domenica va al mare!”. Tra schiamazzi e “Filiiiiiiippo!” che risuonano tutti ci divertiamo come matti a fare il percorso fino al sifone che, quasi del tutto sommerso, non ci permette di andare oltre. E allora via, altro giro, altra corsa! Signora Corda Nostra Salvezza ci sostiene nuovamente nella resistenza verso l’Intrappolator-fango e siamo tutti fuori. Risalendo il torrente, salutiamo le vespe e ci dirigiamo verso la Grotta del Morto. Con  l’augurio di Simone “Non facciamola diventare la Grotta dei Morti” ci aggrappiamo al maniglione naturale che mammà Natura ha lasciato per noi speleo: la Radimaniglia. Scivola lì, batti il coolo là e finalmente ancora tutti giù. Lo scenario è lo stesso: risate, fango, acqua tale che “è meglio che ti togli il casco e infili mezza faccia sott’acqua!”. È fredda, i denti battono, ma il cuore batte ancora più forte (anche la spalla ca pigghiò u sbattuni). Filiiiiippo si fa fare la photoprophilo, Marili in foto viene spalpebrata, ma Simone riesce a soddisfare tutte le esigenze di shooting. Ritorniamo indietro dopo aver visto giganteschi rospi (talìa, a buffa c’è!!) e malcapitati serpenti. Scendiamo alla Grotta dell’Allocco (chiedete a Damiano di fare il verso) fino al Ponte di roccia.
Una volta usciti è un altro spettacolo mozzafiato: equiseti dovunque (e poi dicono che in Sicilia manca l’acqua), insetti acquatici di ogni sorta, farfalle e libellule. 
Ci godiamo panorama e frescura, poi la fame inizia a far montare istinti cannibali e ci tastiamo a vicenda per capire chi scannare prima del paninazzo.
Schiviamo rovi (loro, io mi ci sono infilata più&più&più volte), pietre instabili e rami caduti. 
Aspetta, aspetta: posa GQ per Roberto su uno Sdrai-albero.
“Picciò, ora mangiamu sinnò vi pigghiu a muzzicuna”. Banchettiamo, volano paninicioccolataarachidi mentre stivali (grazie a Ufisciai che me li ha tirati via) e tute si asciugano. I nostri piedi da vecchie mondine si riempiono di ogni sorta di spina ed è dura quando, alle 17, dobbiamo rivestirci di nuovo.
Ci dirigiamo alle macchine, ci cambiamo, continuiamo a rifocillarci. Poca progressione in corda stavolta, un po’ stanchi, tanto felici.
Simone si avvicina: “Complimenti Palmi! Hai vinto la relazione per il blog, contenta?!” (na manichedda, l’avia). 
Qualche ora dopo scopro di aver vinto anche la febbre: la mia vita speleo è appena cominciata.




Partecipanti:
Simone, Nina, Filippo, Marili, Calogero, Roberto, Antonio, Giorgio, Damiano, Francesco
Notizia di Il Palmipedone
Foto di Simone