martedì 15 gennaio 2013

13 Gennaio 2013 - Inferno (Hell Ain't A Bad Place To Be)

Appuntamento alle 7:15 alla solita uscita dell’università, ma prima Marco mi recupera al politeama;  e come da mia abitudine riesco a farlo aspettare, anche se solamente 10 minuti  =P.
Recuperiamo Riccardo ed in fine Gabriella e Lombrellone, e via… direzione Raffadali. Tra una chiacchierata e l’altra, tra un argomento e l’altro, passano circa 2 ore e siamo già a Cattolica Eraclea una veloce sosta al bar e in 5 minuti siamo all’appuntamento con i ragusani Angelo, Ciccio e Dario. In men che non si dica siamo arrivati a destinazione e, una volta tanto, l’entrata della grotta è letteralmente davanti al nostro naso. Ci cambiamo al riparo di una delle entrate della grotta che però  non è quella da cui entreremo.
 “All’Inferno” sarebbe stato troppo comodo entrare camminando…Si comincia subito strisciando e così si prosegue per quasi tutta la mattinata tra foto, raccolta di campioni, risate, chiacchiere e qualche mia inconsueta……. capriola sconclusionata!!!!Quando  finalmente mi dicono che siamo vicini all’uscita è già ora di pranzo, ma il tempo (come si dice dalle mie parti) è un poco “all’acqua”, così ci mettiamo comodamente seduti in uno dei tanti ingressi di questa grotta stupendamente “gessosa” a consumare dei buonissimi calzoni portati dai ragusani, tornati alle macchine ci cambiamo quasi tutti, perché lungo la strada ci sono degli inghiottitoi che bisogna controllare e qualcuno si deve pur immolare.
Così, Ciccio, il fortunato volontario, anche detto da Marco “quello con la tuta”,  verrà sfruttato per tutto il resto del pomeriggio; ci ritroviamo davanti una bellissima valle cieca e Ciccio inizia a controllare da una all’altra ,fino a quando un urlo.. CONTINUAAAA !!! Ecco che entra in gioco anche Lombrellone, si cambia in maniera rapidissima  ma aimè non porta belle notizie, il passaggio è ostruito da roba varia ,PECCATO!!!.. la gente non ha rispetto neanche del proprio terreno…All’ultimo inghiottitoio da visitare fa troppo freddo e piove, io e Gabriella ci arrendiamo e rimaniamo in macchina a schiacciare un pisolino mentre gli altri sgobbano ancora un po’ …
Alle 17:00 siamo di ritorno per Palermo con la colonna sonora di Roy Paci stranamente presente nella macchina di Marco V.

Notizia di: Maddalonza e Lombrellone
Foto di: Mr. V. e Lombrellone
Partecipanti: Mr. V., Maddalonza, Lombrellone, Gabriella,  Riccardo ed i ragusani


12 Gennaio 2013 - Trekking a Monte Cuccio



Eccomi qui a scrivere la mia prima relazione per Le Taddarite, essendo stata "sorteggiata" e diciamo anche un po minacciata da Simone con la sua solita delicatezza!
Per oggi la direzione è Monte Cuccio per una rilassante passeggiata in mezzo alla natura per potere godere di un fantastico panorama dall'alto, ben 900 metri di altezza! mica si cugghiunia!!!
L'appuntamento è alle ore 8:00 a casa di Ponzio per una calorosa colazione, ma Antonella, Nicola ed io non conoscendo casa di Ponzio prefieramo dare appuntamento prima a Simone, Riccardo e Antonio alla Cubana per un caffè e poi dirigersi insieme da Ponzio dove ci raggiungerà anche la bella Nina. Una volta riunitisi facciamo colazione con della sana torta alle carote fatta in casa da Nina e rinominata “Torta ai pesci rossi” dal Signor Inzerillo. 
C'è chi è un po scoraggiato e titubante a causa del malo tempo mattutino e chi fiducioso consulta il meteo e spera nella ricomparsa del sole. Cosi il gruppo si mette in macchina diretto verso Monte Cuccio accompagnati dallo schizzato (e cacarone) cane di Ponzio, Spit.

Non appena arrivati al posteggio la speranza comincia a diventare realtà e il sole comincia a farsi spazio tra le nuvole!
Comincia cosi la camminata di 12km lungo il sentiero in un fitto sottobosco spinoso, sin da subito abbiamo dinanzi uno scorcio di città, Monte Petroso e altri monti vicini e già il panorama è molto suggestivo ma ancora ci aspetta il bello! Dopo una dura ma piacevole camminata senza sosta si comincia a far sentire la fame e cominciamo a smarrire il giusto sentiero a causa dei vari bivi che ci si presentano, ma Simone con il suo GPS fa strada verso la vetta del monte.
Intorno alle 13 arriviamo quasi al punto più alto e ci fermiamo per la sosta. Panini, ottime olive imbustate scadute e salame a te ccà pigghiatillu, il gruppo si ricarica e pianifichiamo un alternativa per scendere e decidiamo di intraprendere un altro sentiero per circumnavigare la montagna e godere di un magnifico panorama.
Poco dopo avere imboccato tale sentiero ci rendiamo conto che si interrompe dopo un pò, perciò dobbiamo continuare la discesa in mezzo alla vegetazione pura, tra sbalanchi, burroni e vacche che pascolavano sperdute, con Spit che continua ad avere i suoi attacchi di diarrea forse per la paura o troppa eccitazione e tutti noi ci teniamo lontani, specialmente Nicola che ha rischiato standogli troppo vicino. Si rischiano anche numerose scivolate mentre anzichè guardare per terra si osserva il panorama sotto di noi, e la sottoscritta con la sua ormai conosciuta disattenzione ha rischiato di cadere ripetutamente e se non fosse stato per Riccardo e Simone probabilmente sarei ancora lì a cercare di scendere!
Tuttavia questa ardua discesa ci fa arrivare alle macchine prima dell’orario previsto perciò anche se un pò stanchi e infreddoliti pensiamo di meritarci insieme una bella birretta e chiaccherata per lo sforzo, dopo però avere lasciato Nina, Ponzio e Spit troppo debilitati dal freddo.

Notizia di: Annalisa
Foto di: Simone e Nicola
Partecipanti: Simone, Nicola, Antonella, Nina, Riccardo, Lombrellone, Annalisa, Ponzio e Spit

lunedì 7 gennaio 2013

3 Gennaio 2013 - Abisso del Vento, the Way to Ramo Bianchissimo

Tornata in Irlanda dopo una lunga settimana di lavoro ecco che finalmente riesco a trovare un pò di tempo per dormir…ah…..no….devo fare la relazione dell’uscita al vento ed eccomi qui. Tutto comincia quando io decido di rompere le palle a tutti perché voglio fare una bella uscita in grotta, con pozzoni, faticata, lividi, e quant’altro. Cosi per cominciare il nostro nuovo anno speleologico decidiamo, io e altri 3 impavidi giovani, ad andare all’abisso del vento, l’obiettivo è di fare quanta più strada possibile per scoprire altre, e per alcuni nuove, meraviglie che questa immensa grotta cela. Inutile stare a raccontare come e quando mi sono svegliata, partiamo invece dal momento più importante della giornata (non quando fai la cacca, ma prima quando finalmente riesci a posare i tuoi famelici artigli attorno ad una tazzina bollette piena di liquido scuro…..caffeeeee……). Siamo infatti al bar “segreto” di Collesano, a fare colazione io, Nina, Riccardino e Simone. C’è chi fa colazione con il cornetto, chi con la pizza, chi la pizza se la compra per pranzo, insomma ci rifocilliamo tutti allegri e felici della nostra prossima avventura. Lasciata la macchina di Nina giù a Campofelice, ci siamo stipati nella carretta di Simone, con zaini, materiale, topi morti, munnizza ecc...
La giornata è fresca, ma si sta tutto sommato bene, dopo una breve sosta pipi e chiavi della grotta a Isnello, saliamo su per la ripida stradella del vento, posteggiamo e via a cambiarci. Io ho il mio nuovo imbrago, con cui non ho ancora del tutto preso confidenza, la longe corta troppo lunga, la staffa troppo corta, insomma un po’ un disastro. Raggiungere l’entrata della grotta non è difficile, la vegetazione è cosi tutta bruciata che l’ingresso della grotta si vede da giù. Caricati i sacchi in spalla, raggiungiamo l’entrata, Simone apre la grata da dove spira una leggera brezza (a mò di tornado) e siamo dentro. Riccardino arma il primo pozzo, seguito da Simone che controlla, Nina e io per ultima. Arrivati all’attacco del secondo pozzo ci accorgiamo che la grotta è già tutta armata e che quindi abbiamo un sacco di materiale che non useremo. Dopo un cambio di ordine di discesa e una poca fiducia nelle mie capacità speleo, scendiamo senza sosta sino alla famosa base del pozzo 35. Fra i ricordi dei vari corsi passati, un po’ di acqua, Nina spontaneamente decide di fare strada verso il pozzo Tarzan e i fatidici traversi che ci aspettano muti e minacciosi.
A chi non ha mai fatto questo tratto di grotta devo dire che i traversi hanno il loro fascino, nonostante io abbia la velocità di un bradipo zoppo, non ho paura ad attraversali. Scelgo con metodica cura dove mettere i piedi, guardo persino giù, sono belli, alle volte antipatici e dispettosi, profondi, in qualche modo oscuri, ma come direbbe Mr V. danno soddisfazione. C’è solo un piccolo tratto che mi spaventa un po’, in cui devi fare un po’ di acrobazie per arrivare alla sala ribattezzata piselli e carote ma si un F…. In questo tratto ci si attacca con mani e piedi a concrezioni e si procede a fare un angolo di 90 gradi su…ammappete non si vede un cacchio….paauuuuraaaaa!
Cmq arrivati alla famosa sala già citata, ci fermiamo per un primo spuntino. Gli occhi di Simone luccicano commossi al ricordi di dove i protagonisti della famosa scena (per info chiedere al suddetto Simone) erano seduti, dove e cosa facevano….Cmq un morso di pizza, 4 noci, acqua, un saluto alla mortadella parlante che mi ero portata appresso io e ci alziamo per procedere. Da qui inizia il tratto nuovo un po’ per tutti. Non ho ricordi se siamo andati a destra, sinistra, in basso o in alto, so solo che procediamo e man mano che lo facciamo, scopriamo una zona del vento estremamente e delicatamente concrezionata, stalattiti, stalagmiti, cannule di un bianco puro ci circondano e dobbiamo muoverci con estrema prudenza per non rompere nulla. Sembra che qualcuno abbia di botto deciso di fermare il fango rosso sangue del vento per buttare giù una candida colata. Ai miei occhi tutto pare sbrilluccicare, sarà perche non vado in grotta spesso, sarà perché il buio mi sembra sempre familiare, sarà per l’odore, il sapore delle grotte, ma sono contenta. Arrivati alla fine di questo meraviglioso ramo ci sediamo un po’, qualche foto e risaliamo nella zona in cui siamo sicuri di non rompere niente. Li facciamo una nuova sosta, un po’ di cibo, 4 chiacchiere su tempi passati di quando ero una giovane speleo e via di nuovo a riattraversare il tratto che mi fa paura, pozzetti, traversi, Tarzan pozzo strettoia e siamo di nuovo al 35. Riccardino si fa un po’ male ad un ginocchio pare per colpa di domande mie un po’ macabre, e lentamente ci riavviamo verso la superficie. A me tocca disarmare il primo e unico pozzo che noi abbiamo armato e via fuori nel freddo tunnel del vento che porta all’uscita. Ancora è presto ma è già quasi buio, scendiamo alla macchina, ci cambiamo, un cioccolatino a pallina e poi via verso Campofelice prima dove lasciamo Nina, a Cefalù dove lasciamo Riccardo e infine Palermo per tornare a casa, allegri e soddisfatti della nostra prima grotta del 2013.

Notizia di: La Riccia
Foto di: Simone
Partecipanti: Simone, La Riccia, Nina e Riccardino

giovedì 3 gennaio 2013

29 Dicembre 2012 – Esplorazioni a Monte Petroso



Ore 8:00. Oggi l'adunata è sotto casa di Sausa, luogo d'appuntamento insolito per una destinazione insolita.
Obbiettivo della giornata: trovare e armare due grotticine su Monte Petroso, vicino San Martino delle Scale. Indizi a disposizione: si trovano nell'emisfero boreale...Vabbè, ci infiliamo nella jeep di Mr V. (anzi, vista l'assenza del pedalino mi "arrampico" nella jeep!) e cominciamo a fare strada. Il monte, ricoperto da un fitto querceto, è alto circa 600 m ma con la jeep riusciamo ad arrivare a 500 m più o meno e, indovinate un pò, le grotte dovrebbero essere poco sotto la cima...
Posteggiamo, apriamo lo sportello della jeep e a timpulata arriva l'aria fredda che spinge i rari esemplari di "Homo sapiens a sangue freddo" come me a cercare qualche spruzzo di sole.
GPS acceso, sacchi e zaini in spalla e si parte. Cominciamo a seguire un sentiero che, all'inizio della giornata, pensavo ci volesse coraggio a chiamarlo così: arrampica qui, salta lì, fai una giravolta, falla un'altra volta! ma poco più tardi ne avrei sentito la mancanza e l'avrei rimpianto amaramente...e nel frattempo saliamo, saliamo e saliamo.
Arrivati quasi in quota abbandoniamo sacchi e zaini che ci rallentano e, mentre Sausa e Simone aspettano, Ceres, Mr. V. ed io continuiamo a salire, fino a quando non arriva il momento di abbandonare il famoso sentiero: dobbiamo spostarci verso l'altro versante.
E qui cominciano i dolori, nel vero senso della parola, perché il fitto querceto è accompagnato da un altrettanto  fitto e simpatico sottobosco spinoso, affettuoso, di quello che se ti abbraccia non ti vuole mollare più. E iniziano gli <<aahhiii>>, <<b.....a>>, <<vekhbktuhbkuj>> ecc...Ci dividiamo, tenendoci sempre in contatto voce, e passiamo a setaccio  ogni angolino recondito.
Dopo un paio d'ore di ricerca, di graffi e di testate, mentre Mr V. ed io ci fermiamo un attimo su una rupe ad ammirare  il golfo di Palermo, Ceres butta una voce: << TROVATAAAA>> e qualche istante dopo <<TROVATEEEEEEEEEEE>>!!! Che meraviglia! Dopo aver individuato il puntino rosso del suo pile-antismarrimento, lo raggiungiamo, prendiamo i punti GPS e torniamo indietro a recuperare Sausa e Simone.
E ancora spine, graffi, scivolate ed esibizioni di "snowboard su lettiera".  I ragazzi sono già intutati e imbragati; un attimo per riprendere fiato e toglierci qualche strato di troppo (ebbene si, anche Ceres si è tolto il lupetto!) e ripartiamo verso le grotte.
Diverse centinaia di ciunni dopo, eccoci davanti ai due zubbietti, distanti l'uno dall'altro pochi metri...e si comincia ad armare: uno tocca a me e l'altro a Sausa. Scegliendo una posizione COMODISSIMA, pianto il primo spit e finalmente scendo. Mentre col casco illumino tutto intorno, mano a mano che vado scendendo e che lentamente scopro le forme, mi lascio prendere da una strana sensazione, forse dovuta al fatto che questa piccola grotta non vede luce e non sente uomo da parecchi anni. 15 m più giù arrivo nel salone, grande e concrezionato, direi quasi "ricamato"!
Mi raggiungono Ceres e Vattano, mentre Sausa e Simone esplorano l'altro zubbietto. Manco il tempo di riposare il braccio durante l'intervallo fotografico che mi tocca piantare un altro spit per il secondo pozzetto, mentre scopriamo che gli ultimi esploratori avevano gusti musicali leggermente discutibili (rinvenuti un walkman  e  cassetta di F-i-o-r-e-l-l-o!!!).
Io e Ceres scendiamo giù ma stavolta ci dobbiamo fermare, non c'è possibilità di andare avanti, tutto chiuso...e si risale. Ora, logica vuole che se sono riuscita ad entrare dovrei anche riuscire ad uscire... ma la logica, con la stanchezza, ogni tanto fa scherzi e va a farsi benedire! Per mia fortuna, grazie al volenteroso Ceres che si cala perfettamente nel ruolo di stuppabottiglie,  riesco ad uscire.
Disarmate entrambe le grotte ci tocca ancora una volta affrontare il bosco per tornare alla jeep  ma stavolta, a circa metà strada, intercettiamo un quasi-sentiero e, seguendolo, arriviamo dritti dritti al posteggio, cosa per nulla scontata visto che l'orientamento era sul punto di abbandonarci dopo tutto quel girare nel bosco.
Ci cambiamo, assaltiamo un pacco di cioccolatini e facciamo strada per casa..."Chissi su soddisfazioni!!!"

Notizia di: Nina
Foto di: Mr. V.
Partecipanti: Sausa, Mr. V., Ceres, Nina, Simone