martedì 29 novembre 2011

26 Novembre 2011 - Ancora Acqua Fitusa

Ebbene si, ancora alla grotta dell’Acqua Fitusa, per cercare di mettere un punto (ammesso che lo si possa fare) in alcuni dei rametti della grotta che per stanchezza ci avevano chiuso le loro porte nelle passate escursioni.
E allora dentro... ingresso, salone... neanche un pipistrello.. della colonia che ci ha fatto compagnia per diverse uscite, neanche un traccia... o meglio, solo qualche pigro esemplare che ci viene a salutare, e qualcun altro che giustamente continua a dormire e non si cura delle bestiacce che sono entrare a casa sua.
Subito nel salone c’è chi si diletta in una comoda arrampicata per esplorare la parte alta del salone... in realtà già vista e rilevata... ah se si leggessero le vecchie relazioni...
Qualcuno invece si trasforma in Povenztalpa da polvere e esibisce le sue doti nella fessura/strettoia, rischiando di seppellirsi da solo!
Riprendiamo la strada maestra trascinando membra e sacchi nel comodo cunicolo della grotta, fino alla zona più profonda, dove ci aspettano le strettoie da indagare.
La prima, abbastanza comoda, viene esplorata e rilevata subito. Anche qui ci accorgiamo delle ricchezze della grotta e delle sue particolarità mineralogiche e speleogenetiche. Piccolo tesoro!
Finito il rilievo, saliamo nel rametto più alto e ci coglie la brutta bestia della fame!
E allora giù a fare incetta di panini e ottime arachidi caramellate... che un paio di noi non riescono proprio a smettere di mangiare (e ruttare nelle strettoie future).
Dopo la pausa per il lauto pranzo, ancora strettoie.
La grotta ha deciso di ridarci forma, di plasmarci a lei e di selezionarci per bene.
La Topa, ragazza da strettoia, si infila dove prima Simone ha provato e così rileviamo un’altra ventina di metri di cunicolo ben carsificato secondo le caratteristiche di questa grotta, con croste sulle pareti e con dimensioni da brivido. Alcuni tratti di cunicolo risultano alti appena 30 cm...
Da qui inizia una conversazione fra strettoie. Simone infatti si è infilato in un altro buco, lasciando dietro di se Provenzangelo che ha deciso di perdere brandelli di tuta in ogni strettoia...e di bloccarsi e non lasciarsi andare nei punti stretti.. fisicaccio da big jim!!!
Simone e La Topa iniziano a chiamarsi a insultarsi e ridere, per cercare di capire se i due rami di grotta convergono e si congiungono. Forse si, forse no, ma sono troppo stretti.
Nina prova a forzare la strettoia, si lascia convincere che anche senza casco può provare e può vivere, ma niente da fare... anche lei deve desistere e tornare indietro, all’indietro, sentendo la grotta con gli stivali per raggiungermi.
Nello spazio più largo... meno di un metro, facciamo le misure di bussola e clino, lo schizzo e poi via, a rifare il cunicolo...
La sensazione di lotta. Il pavimento duro, non liscio, ma con piccoli rialzi e protuberanze che nello strisciare con la schiena a contatto col tetto, sembrano solo piccole mani che ti trattengono e ti bloccano a restare lì. Cunicolo basso, stretto... non c’è spazio per muovere le braccia per passarle avanti a tirarsi per uscire. Siamo li a strisciare, peggio dei vermi a lottare per l’assenza di uno spazio di movimento. E la cosa strana è che ci piace, ci logora, ammacca, scalfisce, ma è il nostro mondo il nostro da fare.
Ci sentiamo speleologi.
Torniamo nella stanza comoda e riprendiamo le operazioni di rilievo nel ramo in cui sono stati Simone e Provenzangelo, riflettendo sul fatto che questi ambienti piccoli forse dovevamo affrontarli a stomaco e vescica vuoti e specialmente evitando gli arachidi caramellati (burp!!).
Fatto, altro rametto messo su carta...
L’ora è quasi tarda e dovremmo fare strada per l’uscita... ma quale uscita?
L’arte del maleficio e del perfido conosce molte strade. Credo che sia per questo che all’unanimità si sceglie di uscire dal laminatoio. Già il laminatoio... circa cento metri di bassa galleria dove si deve strisciare, usare la punta dei piedi per sollevarsi da terra e gomiti e avambracci per muoversi e guadagnare metri, uno per uno tutti sudati, fra un pavimento duro dove in alcuni tratti sono presenti piccoli solchi e buchi, fatti a posta per macinare carni e ginocchia, gomiti e braccia.
Visto che ci siamo, ne approfittiamo e rileviamo e esploriamo un altro cunicoletto a metà del laminatoio...
All’uscita dalla grotta, ci godiamo il silenzio della campagna siciliana, e questa pace ci scrolla di dosso la fatica appena patita. Di fronte a noi colline argillose dove dei contadini si danno da fare per seminare i terreni, già è periodo di semina.
Dietro di noi un altro buco che ci chiama e ci invita. Stavolta è Angelo a fare un giro e a sentenziare che c’è altro lavoro da fare...
La prochaine fois!

Notizia di: Marco
Foto di: Provenzangelo
Partecipanti: La Topa, Simone, Provenzangelo e Marco


sabato 12 novembre 2011

Speleolessinia 2011 - C'eravamo anche noi!!!

L’avventura comincia per me nel dopo pranzo di giorno 27 Ottobre. Con lo zaino in spalla lascio il mio luogo di lavoro a Praga per recarmi al mio primo raduno speleo!! Yeeeeeeeeee vacanza finalmente!!!
Il viaggio che mi attende è un po’ lungo è contorto: atterro a Milano e da li devo spostarmi a Verona dove Simone e Natasha mi aspettano. Mi ci vorranno circa 9 ore per arrivare e un ottimo puzzosissimo (di piscio e vomito) treno!

Ma lasciamo stare i dettagli, l’ottimismo è alto e io non vedo l’ora di arrivare.  Questo è solo l’inizio, di quella che mi aspetto sarà una grandiosa esperienza (forse).

Alle 22.30 circa riesco finalmente ad arrivare a Verona, i miei due compagni di svenutura sono li che mi attendono, siamo i primi dei nostri ad arrivare, si scopre che parecchi di noi hanno il senso dell'orientamento di un criceto ceco (e non parlo di me),  alla fine siamo in hotel, (3 stelle indovinate fra me, Simone e Natasha chi lo ha scelto!?).

La notte passa senza intoppi e già alle 6 siamo tutti in piedi, scendiamo a fare colazione e da tipici palermitani ci facciamo schifiare, qualcuno ruba lo zucchero, qualcuno la frutta secca e c'è chi si fa allegramente i panini per il pranzo con il buffet della colazione. Alle 8 siamo già a Negrar e qui comincia la nostra avventura/sventura.

Natasha ha prenotato per quella mattina la sua prima escurione, mentre io e Simone ci decidiamo a cercare il campeggio e a montare le tende, la lasciamo li ad attendere che arrivi qualcun altro. Nel frattempo noi abbiamo trovato il campeggio, Simone si diverte a montare il suo residence di tende con porticati, tendoni, e chi più ne ha più ne metta, e anche se io cerco di dargli una mano, dopo un pò capisco che i "grandi geni costruttori" vanno lasciati da soli. Natasha intanto ci comunica che si è trovata un autista personale per la sua escursione (era l'unica partecipante in tutto il raduno).

Il problema del giorno è solo uno, un piccolissimo dettaglio di cattiva organzzazione....mancano i cessi....si si mancano i cessi al campeggio, vero che ci sono le vigne e siamo speleo, ma un cessetto no?
Cosi comincia quella che sarà la tematica più ricorrente della giornata....appunto i cessi.

Nel pomeriggio si fa un pò di spesa, si rifornisce il campo di acqua e cibarie, comprate alla famila, dove indovinate un pò...hanno un cesso (di cui usufruiamo allegramente), si mangiucchia qualcosa e si fa un bel caffè. Io e Simone cominciamo anche a fare amicizia con i nostri vicini di tenda anche se poi molti li conosciamo già: si viene infatti a creare l'angolo della terronia, Ragusani, Belpassoti e Palermitani si sono tutti radunati li,  montando le rispettive tende vicino alle nostre (l'angoletto Terronia crescerà poi nei giorni succesivi e qualcuno isserà anche la bandiera della Trinacria .....e vaiii!).

Nel pomeriggio ci rechiamo anche in segreteria per avere qualche informazione sulla nostra escursione di domani, torniamo al campo un pò con le pive nel sacco, una sola cosa è chiara, non ci faranno entrare alla Spluga anche se ci speravamo tanto!

In tarda serata, Ponzio-San e Sam la vichinga raggiungono il raduno, in compagnia di Piero e altri ex speleopetrini. Lo speleo bar è ancora un pò in costruzione e in via di sistemazione, quindi decidiamo di cucinare qualche cosa al campeggio (che intanto comincia a popolarsi...ma ancora non di cessi), recuperata Natasha, ci ingozziamo di vellutata alle carote (credo) e risotti precotti, insomma alta cucina, dopo di che tutti allo speleo bar. I vari gruppi si stanno organizzando nel montare stand e sistemare e c'è già chi comincia a cucinare, ci aggiriamo un pò fra gli ambienti, dove c'è musica, vecchie e nuove facce, odori vari di cibarie e cosi senza fama nè gloria passa la prima serata.
La nottata in tenda però si rivela un incubo, fa freddo, ma soprattutto freddo umido che patirò per tutto il resto della nottata senza riuscire a scaldare.
L'indomani, fra una lavata di denti con l'acqua minerale e colazione a base di tea deteinato (e già cominciamo male) ci avviamo alla segreteria, pensando vanamente di fare la nostra escursione organizzata con mezzi proprio e noi appunto abbiamo una bella macchina carica di materiale anche da progressione che però non useremo affatto.
La mattinata infatti squaglia fra una lametela e l'altra, fra disorganizzazione e ricerca di questo fantomatico responsabile con cui poi nei giorni successivi mi capiterà di parlare a lungo.

Fatto sta che mentre noi ci aggiriamo frustrati da un posto all'altro, arrivano la Stokka e MrV., atterrati appunto poco prima a Verona. Separatici solo per un breve lasso di tempo ci ritroviamo tutti per pranzo allo speleo bar, ci sono parecchie scelte adesso, paste con diversi condimenti, e tante altre leccornie, io mi do da fare con una genovesissima pasta al pesto e per tenere vive le radici, con un bel cannolo dai Belpassoti (inutile dire che noi a Palermo li facciamo più buoni).
Il pomeriggio trascorre fra un proiezione e l'altra, dalla scuola materna a quella elementare, a guardare i libri, ad iscriversi al SSI e a votare.
Durante il raduno assisteremo a vari tipi di proiezioni, da racconti di spedizioni a foto tridimensionali, tutte molto belle e estremamente interessanti (un grandioso lavoro da parte di tanti speleo italiani!)

La sera poi si va allo spelo bar a mangiare e qui cominciano le missioni, il presidente ci manda a turno a procaciare cibo e cosi faremo per tutto il raduno, provando un pò di tutto, dalla pasta fresca dei Ragusani, alle arancine, agli arrosticini, carne e polenta, pizzoccheri e chi più ne ha più ne metta. Ogni sera poi lo spelo bar si va popolando sempre di più, e ci sono vari gruppi che suonano. La nottata poi trascorre più serena e più calda, Cristina con il suo sacco a pelo meno Everest, blocca il freddo e finalmente risco a dormire. e poi udite udite, hanno messo i cessiiii!!!

Il giorno successivo riproviamo ad andare in escursione, stavolta con i pullman che da manifesto doveva partire alle 9 e invece è andato via prima, semivuoto e soprattutto senza di noi. Fra un pò di rabbia e lamentele, finalmente il famoso responsabile ci porta in macchina lui stesso sino al primo stop del pullman, e mentre ci porta li mi spiega tutti i problemi che ci sono stati nell'organizzare questo raduno. L'escursione è guidata dal Prof. Ugo Sauro che ci porta a vedere bellissimi posto tra cui il Ponte di Veja, che è anche il più meritevole della giornata.

Alle 4, dopo il sito archeologico del Riparo Tagliente, torniamo a Negrar, e qui devo ammettere che anche i migliori di noi cedono, qualcuno si fa la doccia, e non un qualcuno a caso! siamo in tre a cedere, qualcuno in un comodo b&b altri nello spogliatoio dell'arbitro. Dopo questa bella ripulita torniamo alla scuola dove assistiamo alla presentazione del bellissimo libro sulla spedizione alla Spluga della Preta, i cuori più teneri si commuovono, mentre noi uomini duri resistiamo. Alla fine della cerimonia "spontaneamente" mi offro di andare a comprare il libro per il nostro gruppo e a farmelo firmare dai partecipanti storici della spedizione. Purtroppo la mia innocenza viene mal ripagata e qualche merda se ne approfitta immortalandomi con "il mio vero padre" (non ci credete non è vero).
Poco dopo ci rechiamo allo stand dei materiali e tutti, tranne me, riescono a comprare qualcosa (ma tanto mi rifaccio l'ultimo giorno)

Nuova cena e poi a vedere proiezioni, lo speleo bar si è davvero riempito, e una simpatica lambretta del soccorso passa tra i tavoli distribuendo vino!
Anche il campeggio si è incredibilmente riempito e le tende e le macchine hanno ormai invaso il campo. Dopo esserci appisolati davanti alle proiezioni torniamo in tenda e via di nuovo un'altra fredda nottata. La mattina seguente ci aspetta la nostra ultima escursione, Natasha intanto si prepare a partire per tornare a Palermo. Io mi alzo decisamente di cattivissimo umore e passo gran parte della giornata in un nero silenzio. I posti che vediamo però sono veramente meravigliosi, sopratuto la Valle Delle Sfingi, e quindi l'escursione è davvero piacevole nonostante la mia cupaggine.

Nel tardo pomeriggio poi ci ritroviamo tutti di nuovo allo stand dei materiali, e finalemnte anche io riesco a compare qualcosa tra cui una meravigliosa borsa della north face che MrV. cerca in tutti i modi di rubarmi, tutto ciò che compriamo viene poi stipato nella macchina di Simone, scarpe, felpe, cordini, libri in gran quantità, sottotuta e tanto altro. La sera allo speleo bar abbiamo compagnia, Baffo ci intrattiene spiegandoci le tecniche di seduzione, e di stuppatura di naso, poi Cristina e Simone si cimentano nella strettoia mentre MrV. li fotografa. C'è chi organizza una gara di tetta più pesante e anche di trasporto di barella, insomma il delirio più totale, gente in maschera, ubriachi vari, pazzi e esaltati, ma è tutto divertentissimo e il mio umore comincia a migliorare.

Questa è la nostra ultima sera perchè l'indomani si riparte, Simone torna in nave, mentre il resto di noi ritorna a Palermo in aereo.
La mattina si fa una magra colazione e poi si torna alla famila a comprare roba. Al campeggio si comincia a smontare e a chiudere le tende, a caricare ancora di più la macchina di Simone, comprese le scarpe che dopo l'escursione puzzano di merda. A pranzo siamo tutti pronti per andare via, però prima si pranza, a mani nude e sudice io e Sam quartiamo un' incandescente (uno si fa per dire sono tre ) pollo allo spiedo con contorno di cipollotti e crocchette, caffè e via a salutare Simone che si avvia verso Genova, anche Ponzio ci lascia perchè va a Bologna (?) e rimaniamo in 4, io, la Stokka, MrV e Sam. Grazie ad un passaggio arriviamo in aeroporto e non si sa perchè in coda per salire in aereo c'è un enorme spazio vuoto intorno a noi, effettivamente fra pollo, sporciza, sudore e il resto il nostro odore riesce a tenere tutti lontani.

Un ora di viaggio e l'avventura finisce
Dalla Lessinia è tutto
Passo e Chiudo

Notizia La Riccia
Partecipanti, Stokka, Mr V., Simone, Ponzio-San, Sam, Natasha e io.

mercoledì 9 novembre 2011

5 Novembre 2011 - Vento e Doline

Sabato mattina, appuntamento alle imprecisate 8- 8,30 (che diventano 8,45; il boss e la sua super macchinina da escursione si fanno attendere... ). C’è anche Rosi, a Palermo per l’ultimo giorno – come le ho ricordato circa ogni mezz’ora- per  una breve pausa dal lavoro. Trasferiti armi e bagagli nelle auto, arriviamo dopo circa un’ora a Caccamo, dove ci attendono Totò e la instancabile e “slinguazzante” Milù.
Dopo aver strappato il GPS dalle mani di Rosi, la quale ha qualche problema a capire la direzione da seguire, Mr V. ci porta in una valle cieca, primo punto per l’esplorazione. Ci spiega brevemente cosa sia (ai neofiti che leggono e che si chiedono “cosa sarà mai una valle cieca?” do una dritta: non domandate a Rosi, lei è una geofisica e non una geologa!) e inizia la perlustrazione di qualcosa che assomiglia ad un ingresso.
Mr V. scende tra la fitta vegetazione, seguito da Rosi; tornano dopo un bel po’ con una caffettiera arrugginita in mano e lasciano il posto a chi vuole andare a dare un’occhiata. Mentre gli altri scendono, Totò e Milù trovano una stretta frattura nella roccia, talmente stretta che al momento non è neppure accessibile per  la Topa. Abbiamo fame ma il vento gelido ci fa rinviare la pausa pranzo nella speranza che, spostandoci da lì, riusciamo a trovare un posto più riparato. Speranza vana, il vento non dà tregua da nessuna parte. Ci fermiamo allora a pranzare vicino una casa disabitata, illudendoci di essere così un po’ meno soggetti alle intemperie: bellissimo paesaggio a valle, nuvoloni neri e deturpanti pale eoliche sopra di noi.
Riprendiamo i giri di perlustrazione e troviamo, oltre ai resti di una capra morta, un possibile ingresso molto grande adibito a discarica: travi di legno, copertoni, ferro arrugginito, eternit... insomma, non è possibile verificare cosa nasconda quest’antro. La nota positiva è che almeno ci siamo riscaldati un po’ con la camminata! Ci rimettiamo in macchina e per l’ennesima volta ho la conferma che l’entropia vince sempre: inspiegabilmente, c’è sempre meno spazio per noi nei sedili posteriori della macchiana di Mr V., nonostante le attrezzature e i passeggeri siano sempre gli stessi: ogni volta sistemiamo meglio i sacchi e le persone, ma basta scendere dall’auto per accorgerci che lo spazio che ci eravamo faticosamente creato sui sedili è stato occupato da altro appena cerchiamo di riprendere posto!
La giornata prosegue con altre perlustrazioni, una anche in mezzo ai rovi, ma non si trova nulla di accessibile. Le aperture che Mr V. sperava di esplorare sono sommerse dai rifiuti, dalla vegetazione o addirittura da palate di terra... L’unica che sembra essere pienamente soddisfatta della giornata è la piccola Milù. Dopo aver ammirato una dolina “didatticamente perfetta”, facciamo strada verso casa; mettersi in macchina al riparo dalle folate di vento è un sollievo per tutti.
 
Notizia di: Il Marziemon
Foto di: Mr.V.
Partecipanti: Mr V., Rosi, la Topa, Pollo Sultano, la Triste Figura, il Marziemon, Francesca
Special guests: Totò e Milù

venerdì 4 novembre 2011

23 Ottobre 2011 - Vallone Ponte (S. Angelo Muxaro)

Ore 7:30 del mattino, cinque loschi individui, con zaino in spalla, si incontrano in Viale delle Scienze pronti per andare a visitare Vallone Ponte (S. Angelo Muxaro). Alla guida della vecchia jeep che li porterà a destinazione c’e Marco, accanto a lui sul sedile del passeggero Luisa e dietro un po’ scomodi, in mezzo agli zaini, Sabrina, Antonio e Riccardo.
Il viaggio procede senza intoppi, chiacchierando e ascoltando vecchie canzoncine di cartoni animati. Allo svincolo di Muxarello si incontrano con Angelo e la sua ragazza e continuano verso la loro meta. Arrivati nella piazza di S. Angelo Muxaro si incontrano con i responsabili della riserva naturale, e con altri ragazzi del luogo accorsi per la visita, che li informano di stare aspettando un gruppo di Mazara che voleva visitare il vallone.La visita al vallone fa parte di una manifestazione di Legambiente - Salvalarte – realizzata per sensibilizzare la gente sulla protezione delle bellezze che può offrire la natura, e in particolare gli ambienti carsici nei gessi.
Dopo aver aspettato invano per una buona mezzora, non vedendo arrivare nessuno, si incamminano verso la loro destinazione. Arrivati sul luogo si preparano per l’avventura che li aspetta, si infilano tuta, stivali e caschetto, e arrivano in fondo alla valle, dove scorre un fiumiciattolo. Marco comincia a spiegare la morfologia del luogo, una valle carsica molto antica in cui lo scorrimento dell’acqua avviene per continui ingrottamenti e riaffioramenti e che da luogo al complesso. Il nome deriva da un ponte naturale, presente nel luogo dell’alveo che inoltre è testimonianza di antichi ingrottamenti e quindi un diverso percorso del fiume e testimone di un abbassamento del livello di base dell’erosione.
Per prima cosa vanno a visitare una piccola grotta, scavata in un’antica frana che ostruì l’antico percorso del fiume. Dopo una facile discesa si arriva ad un sifone, dove si è formato un piccolo laghetto. Qui i responsabili della riserva spiegano che il tratto seguente non e stato ancora esplorato, ma che presto sarebbero andati con le bombole. Tornati indietro procedono ora controcorrente verso monte. Attraversano il primo traforo in cui fanno un delizioso incontro con un piccolo pipistrello e Marco trova un antico fossile di un corallo. All’uscita ecco l’antico ponte, un blocco di roccia più resistente di quelli adiacenti che è riuscito a resistere agli agenti esogeni più a lungo degli altri, ma destinato prima o poi a disfarsi. Continuando verso monte lungo l’alveo del fiume si imbattono in granchio di fiume,il quale stacca quasi un dito a qualcuno che voleva catturarlo, e riesce a fuggire. Prima di giungere al secondo traforo si imbattono in un fitto boschetti di Equisetum molto più grandi della norma cresciuti grazie al microclima che si viene a formare nella valle. All’entrata del secondo traforo Marco invita Riccardo a percorrerlo, un piccolo regalo per il giorno del suo ventesimo compleanno. Riccardo si incammina accompagnato da Angelo e Sabrina, ma quest’ultima appena vede che l’acqua è alta torna indietro. Mentre Riccardo e Angelo si allontanano gli altri si avviano verso il terzo traforo, divertiti da quello che attente i due poveri sfortunati. Attraversano il terzo traforo senza difficoltà e attendono i due malcapitati.
Riccardo e Angelo si trovano a camminare nell’acqua gelata che inizialmente arriva al ginocchio, proseguendo si accorgono che l’acqua si alza e il soffitto progressivamente si abbassa. In breve si trovano sommersi fino alle spalle e con lo spazio a mala pena sufficiente per tenere la testa fuori dall’acqua. Dopo una stretta galleria larga poco più del caschetto, sempre sommersi fino alle spalle finalmente scorgono la luce. Ad accoglierli i caldi raggi di sole che danno un po’ di sollievo dopo il gelo della grotta.
Raggiungono gli altri e dopo una bella strizzata agli abiti si incamminano verso la “Grotta del Morto”. Lungo il cammino Marco spiega alcune forme carsiche dei gessi: karren, formati dalla dissoluzione, ad opera delle acque meteoriche, della roccia gessosa, che a seconda della granulometria della roccia e del tempo di esposizione possono essere di diversa  grandezza. Scallops, incavi asimmetrici della roccia formati da un flusso continuo di acqua e dalla cui analisi si possono ricavare informazioni sulla direzione e sulla portata del flusso. Mostra anche l’azione protettiva che possono dare alcuni licheni alla roccia gessosa, che proteggendola dall’acqua che la dissolve resta più rilevata, mostrando evidentemente la continua azione erosiva che agisce sulle rocce.
Arrivati alla “Grotta del Morto” Marco invita Sabrina, Angelo e Riccardo ad entrare. Ormai diffidenti ma decisi a non lasciarsi intimorire entrano senza timore nell’oscuro antro. Quasi subito si ritrovano in uno spesso strato di fango, alto fino alle ginocchia, che rende ogni passo un impresa. Percorrono una ventina di metri in queste condizioni e arrivano a un laghetto, qui si fermano, osservano un po’ le bellezze di quell’ambiente, allo stesso tempo ostile ma meraviglioso, e tornano indietro. All’uscita sembrano tre straccioni, pieni di fango fino alla vita, ma soddisfatti della loro esperienza. Mentre tornano alle macchine Sabrina pensa bene di vendicarsi di Marco e lo infanga per bene. Arrivati alle macchine si cambiano salutano gli altri e si incamminano verso casa, stanchi ma allo stesso tempo contenti per l’esperienza che avevano fatto.

Notizia di: La Triste Figura
Foto di: Big Jim
Partecipanti: La Triste Figura, Pollo Sultano, Sabrina, Lombrellone, Big Jim, Mr.V.